(di Giulio Perrotta) Senza mezze misure l’On. Alessio Mattia Villarosa, siciliano di sangue e virtù, apostrofa il Ministro Padoan, come un “servo” di quell’Europa che sta affondando i singoli Stati Membri.
Villarosa, in un recente intervento, ricorda che il Ministro: era al Fondo Monetario Internazionale e conosce le logiche politiche ed economiche di quella creatura comunitaria, che tiene sotto scacco la Grecia e introduce il Bail-In (il prelievo forzoso sui conti correnti per salvare le Banche dal fallimento); era il Consigliere di Amato al tempo del prelievo forzoso dai conti correnti di quel Venerdì notte, ultimo giorno di apertura delle Banche, prima della pausa lavorativa settimanale; è un componente del Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica ed è l’unico che non si è mai presentato al COPASIR.
Rincara la dose, ricordando un comunicato del 2013, della Lagarde, proprio del FMI, dove si consigliava all’Italia (con un debito pubblico del 135% del PIL), Spagna, Portogallo e Grecia di sperimentare le misure di esproprio del risparmio (es. prelievi forzosi dai conti o tassazione alta per chi è azionista e obbligazionista)! Eppure, Padoan continua a dire da un biennio che la crisi è finita ed è tutto alle spalle, nonostante la morsa letale che sta vivendo l’Italia dal 2009 ad oggi.
Nel 2014 e nel 2015, a più riprese, sono state smentite le voci di una ricrescita e il percorso politico ed economico è identico a quello della Grecia, con un debito pubblico (però) ben superiore.
Rincara pesantemente l’Onorevole puntando l’accento sul fatto che il Ministro e tutti quelli del suo partito volano sopra le persone e non stanno tra loro, che la crisi non la conoscono e, insieme all’Europa, minaccia il popolo ellenico con proposte blasfeme e contrarie ai principi costitutivi della Comunità Europea. Un ultimatum che ha un sapore amaro, visto che altre strade potevano essere valutate: per es., ricorda Villarosa, il rinvio dei pagamenti secondo la clausola prevista dallo Statuto del FMI con la dilazione quinquennale, se non oltre con il 75% dei voti favorevoli. Insomma, le soluzioni ci stanno ma non vogliono essere proposte!
La Grecia poco prima del default era classificata BBB+ con un debito Pil al 129%: l’Italia, due punti in più di oggi, che è BBB-, con un debito Pil al 135%.
<<Ditelo che i prossimi siamo noi?>>, affonda l’Onorevole.
Quell’Europa che soffoca gli Stati Membri secondo logiche bancarie, economiche e finanziarie, che fa accordi con la Francia per importare in Italia le arance marocchine, in danno alla produzione nazionale.
Questa è la democrazia comunitaria che nell’ombra gioca con le vite dei cittadini, obbliga un paese a fallire e costruisce un progetto di desolazione. Costamagna, Prodi, Monti, Letta e Draghi: tutti lavorarono per Goldman Sachs (banca d’affari di investimenti azionari), comprandoci poi i loro prodotti derivati. E la Germania? Da fonte attendibile (http://www.zerohedge.com/news/2014-04-28/elephant-room-deutsche-banks-75-trillion-derivatives-20-times-greater-german-gdp), la Deutsche Bank ha un’esposizione con i derivati per 55 trilioni di euro (quindi una passività pari a 55 x 1018 e comunque 20 volte il Pil tedesco stesso), quando il debito greco è 500 miliardi (quindi una passività pari a 5 x 1011 ). Perché loro non falliscono?
E’ proprio vero: ditelo che, dopo la Grecia, i prossimi siamo noi! Ditelo.
Torna nelle librerie “Piove sul diluvio”, un capolavoro di Tonino Guerra
La felicità secondo Aristotele: il sommo bene tra ragione, virtù e contemplazione
Il calcio italiano piange Aldo Agroppi
La vera gioia secondo Seneca: un augurio per un Natale e un anno nuovo all’insegna della serenità