(di Sara Passante) Il vitrolage è una forma di violenza premeditata che consiste nell’aggredire una persona gettandoli dell’acido corrosivo sul corpo, tutto ciò con la precisa intenzione di sfigurarla, torturarla o ucciderla.
L’acido solitamente viene gettato direttamente sul viso, bruciando e danneggiano i tessuti della pelle. Spesso viene utilizzato dell’acido solforico, nitrico o cloridico. Per quanto riguarda le conseguenze fisiche, quest’atto può provocare cecità, grandi cicatrici e anche la morte a volte. Ma non comporta solo conseguenze fisiche poiché sono peggiori le conseguenze psicologiche e sociali che ne derivano.
Le vittime più colpite sono giovani donne provenienti dal Bangladesh, India, Iran, Pakistan, Cambogia, ma anche le zone asiatiche del Vietnam, Repubblica popolare cinese, Hong Kong, e le regioni africane del Kenya, Uganda ed Etiopia.
Molte delle donne colpite sono sopravvissute a tale violenza, come Shirin Mohammadi, donna iraniana che aveva 14 anni quando l’uomo che la corteggiava non accettò il suo rifiuto. Per vendicarsi decise di gettarle dell’acido. Oggi sono passati 4 anni e la ragazza vive a Teheran. Ogni giorno, quando si guarda allo specchio, deve fare i conti con le ferite del suo viso e del suo corpo, rovinati per sempre.
Oppure come non annoverare Zivar Parvin che oggi ha 37 anni. Nel 2011, dopo la morte del marito, rifiutò il cognato. Per vendicarsi, lui e sua moglie, le gettarono addosso 4 litri di acido, mentre dormiva con accanto la figlia diciottenne Yasra. Yasra morì 20 giorni dopo per le ferite riportate. Zivar ancora oggi si sottopone a numero interventi chirurgici.
Shirin Juwaley, donna bengalese sopravvissuta alle ustioni causatele dal marito, ha istituito la ‘Palash Foundation’, un associazione che aiuta altri sopravvissuti con la riabilitazione psicosociale e con iniziative, anche ad alto livello, promuovendo conferenze a favore di tutte le vittime di sfregio e discriminazione. Nel 2011 il preside di un college indiano ha rifiutato di invitarla nella scuola da lui diretta per paura che la storia da lei raccontata avrebbe potuto influenzare negativamente gli studenti nei confronti del matrimonio.
Oggi molte ‘ONG’, ‘Organizzazioni non governative’, sono state create nelle zone con più alta incidenza di violenza con sostanze corrosive, che hanno l’intento di combattere questo tipo di aggressioni, offrendo assistenza, riabilitazione e sostegno a favore di una riforma sociale con la speranza di sensibilizzare sempre più persone verso la risoluzione di questo problema.
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