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Viaggio in Giappone (in originale Sinodi eau Japon) è un film delicato con delle scelte registiche e fotografiche molto particolari, un tempo che ci permette il giusto tempo di ascolto e di pausa, cosa rara di questi tempi.

Sinodie (interpretata da Isabelle Huppert) è una scrittrice francese che ha perso fiducia nelle sue capacità e nei confronti dell’altro, un tour in Giappone in occasione della ripubblicazione del suo primo romanzo diverrà un pretesto per ripartire.

Un pretesto per ripartire con la sua vita chiudendo i nodi aperti con il passato, primo tra tutti la scomparsa prematura del marito che è morto in un incidente. Sarà l’incontro con il suo editore giapponese che riuscirà a farle provare nuove emozioni da tempo assopite.

Una storia d’amore con dei pizzichi di ironia, il tutto condito da quel sapore di oriente di sottofondo, la lentezza e il tempo di riflessione che noi in occidente spesso e volentieri sembriamo aver dimenticato un po’ per convenienza un po’ perché presi da una frenesia che ancora non si sa per bene dove finisca per portarci.

L’aspetto visivo è molto interessante specie in alcune scelte registiche (qui c’è un piccolo spoiler) soprattutto nella scena d’amore che non viene rappresentata come video ma come un insieme di fotografie dove le voci ovattate e dolci dei protagonisti si scambiano descrizioni colme d’amore e di sentimento.

Lo consiglio a tutti gli appassionati del Giappone e dell’Asia perché come le ambientazioni e le location sono curate in modo maniacale, ma è un film che ben si adatta per il suo tenore sostenuto e la sua dimensione a tratti surreale e onirica (un esempio è il personaggio del fantasma, ma non vi dico di più).

Messua Mazzetto

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