Cari Amici, oggi la mia fidata “penna” – e perdonatemi la metafora poco tecnologica- è impazzita: mi sta persuadendo a descrivere Venezia! Credetemi, sono una brava Veneziana. Semplicemente, credo che in alcuni casi le parole non riescano a restituire la bellezza del reale.
Se per alcuni la perfezione esiste solo sulla carta, per me l’unicità delle cose risiede in un’inspiegabile commistione di pregi, valori e vizi difficilmente traducibili a parole. Ma il mio compito è quello di “accendere un lumino” nelle vostre coscienze e di ricordarvi le bellezze della terra: e chissà che prima o poi non vi venga l’idea di vivere realmente uno dei miei racconti!
“Venessia se Venessia, ostregheta” e tra “cichèti e bàcari” ci sarebbe davvero molto da scrivere; ma Venezia è anche una città nostalgica che cela in sé un fascino misterioso: difficile non lasciar correre la mente tra i suoi canali, specialmente nelle giornate uggiose. Quando questo gioiello ti entra nel cuore non riesci più a dimenticarlo: Venezia è infatti la seconda città italiana per afflusso turistico ed è anche patrimonio dell’Unesco. Un merito particolare va’ poi dato all’ingegneria veneziana che è nota a livello internazionale: ad esempio Miami è stata costruita su un suolo artificiale grazie proprio al suo contributo.
Venezia è intrinsecamente una città particolare. Che si arrivi alla stazione dei treni, a piazzale Roma o all’aeroporto, anche da una città vicina, la prima sensazione che si prova è quella di sprofondare nelle viscere della storia: l’umidità, l’odore dell’acqua, l’assenza delle auto; questa strana percezione non è destinata a sparire, anzi, ben presto si trasforma in un modo di essere: mano a mano che ci si inoltra nelle calli affiancando i canali- i rii– si viene quasi inghiottiti da una dimensione parallela: la dimensione “venessiana”.
Talvolta si pensa che i Veneziani si spostino in gondola: in realtà, al di là del trasporto pubblico costituito principalmente dai vaporetti (batei) dell’Actv, al posto dello scooter i Veneziani usano il barchin: un natante da diporto lungo circa cinque metri, con motore furibondo, leggero e con la prerogativa essenziale dell’alta velocità. Ed è così che camminando per le calli si viene improvvisamente richiamati da motori roboanti accompagnati da musica ipnotizzante: sono i giovani marinai di tali barchini che avanzano temerari seguendo il ritmo delle onde. In ogni caso, l’emblema veneziano resta la gondola che con i colori sgargianti della sua tappezzeria riesce a rompere il grigiore che talvolta trasmette l’umidità dei canali. Un giro in gondola costa parecchio, ma è sicuramente un’indimenticabile esperienza romantica…
Come tutti saprete, numerosissimi ponti collegano la città divisa dai canali. Dopo il Ponte di Rialto, forse il più famoso, quello dell’Accademia e quello degli Scalzi, il Ponte della Costituzione è il quarto ponte sul Canal Grande. Inaugurato nel 2008, è un moderno ponte in vetro, in perfetta antitesi con la classicità veneziana e proprio per questo è stato fonte di numerosi dibattiti.
Ed ecco che, dopo una lunga passeggiata tra vicoli, botteghe di cartapesta, negozi di vetri di Murano e maschere, si giunge finalmente in Piazza San Marco, con il suo stile architettonico assolutamente inconfondibile: tra le altre cose spiccano la Basilica, il Campanile di San Marco e la Torre dell’Orologio, il Palazzo Ducale, la Libreria Marciana e il Museo Correr, tutte strutture che meriterebbero una trattazione (e visita) a parte. Del resto Venezia offre talmente tante piazze, edifici storici e tesori artistici che è impossibile visitarli tutti durante un solo viaggio. A chi non intenda (giustamente) accontentarsi della sola visita a San Marco, consiglio comunque di acquistare una tessera giornaliera per i traghetti.
Infine, nel caso malaugurato in cui non l’aveste già fatto, fermatevi assolutamente per uno spriss col tramesin (spritz con tramezzino) in uno dei numerosi bacari (osterie semplici veneziane). Secondo un Veneziano doc il segreto, al giorno d’oggi, per gustare lo spritz sarebbe quello di ingurgitarne molti cominciando verso le 10 del mattino con la scusa che manca poco al pranzo e che un singolo aperitivo gli farebbe venir solo voglia di mangiare. La seconda fase è verso le 5 di pomeriggio per finire alle 8, ma anche a tarda notte.
Al cameriere potete dire: “Fame un spritz, fame un spritz, famelo bon co’ na fetta de limon” (Sir Oliver Skardy & Fahrenheit 451).
Monica Frasson
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