Si riapre il dibattito sulle unioni civili e i matrimoni gay all’interno del PD. Sul palco della festa democratica del PD, a Reggio Emilia, ci sono infatti Rosy Bindi e Nichi Vendola, quest’ultimo leader di Sel ma candidato alle primarie di coalizione del PD in cui si sceglierà il prossimo candidato premier.

Il botta e risposta tra il governatore della Puglia e Rosy Bindi, sul tema dei diritti civili, é inevitabile.

Rosy Bindi ribadisce la sua posizione: “Riconosceremo i diritti alle coppie omosessuali ma non possiamo istituire il matrimonio per esse in quanto ce lo vieta la Costituzione e una recente sentenza della Corte Costituzionale”.

Le motivazioni addotte dalla Bindi sull’impossibilità di istituire i matrimoni gay sono, per la verità, poco convincenti e frutto di una personale interpretazione delle norme (la Corte aveva riconosciuto nel marzo 2012 giuridicamente esistente la condizione dell’unione omosessuale e stabilito che una coppia gay, non potendo sposarsi, ha gli stessi diritti fondamentali delle coppie coniugate. Tali diritti possono essere fatti valere davanti a un giudice)

Il dato comunque importante da rilevare oggi é che nel PD, anche da parte di Rosy Bindi, non ci sono più dubbi sul legiferare in materia di unioni civili, anche fra persone dello stesso sesso.

Vendola, però, non si accontenta e vuole di più: “Voglio potermi sposare con il mio compagno. Come cittadino, come persona e come cristiano voglio poter vivere una discussione vera e chiedere al mio Stato e alla mia Chiesa per quale motivo progetti d’amori non possono essere liberati da un tappo di Medioevo che tante volte ha ferito la nostra vita”.

Il governatore della Puglia incalza e dice che la politica dell’accontentarsi ha causato in Italia il persistere di uno standard di diritti civili da repubblica islamica perché l’Italia ha rinunciato a una battaglia di principio. Invece, conclude Vendola “voglio poter dire anche in Italia che abbiamo diritti interi e non dimezzati”.

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