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digipack_baustelle_roma live.inddE’ uscito venerdì 13 novembre ROMA LIVE!, il primo album dal vivo dei Baustelle in quindici anni di carriera arricchito da uno speciale artwork ad opera di Malleus, studio artistico e grafico di grande fama nel mondo dell’art-rock.

Registrato nel corso del loro tour più recente, intrapreso tra il 2013 e il 2014 per presentare le canzoni dell’album “Fantasma”, l’album è un disco live e al tempo stesso una raccolta di grandi successi: contiene molte delle canzoni più importanti che hanno fatto la storia del gruppo, da “Charlie fa surf” a “La guerra è finita”, passando attraverso “L’aeroplano”, “Il corvo Joe”, “Le rane”, “La moda del lento”, “La canzone di Alain Delon”, “Nessuno” e “Radioattività”a cui siaggiungono due cover inedite “Signora ricca di una certa età”, versione in italiano di “Lady of a certain age” dei Divine Comedy e “Col tempo” di Leo Ferrè.

 Registrato a Roma nel corso di tre concerti in tre diverse location – la Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, l’ex-Mattatoio di Testaccio e l’Auditorium della Conciliazione – con tre diverse formazioni (con orchestra sinfonica, con sezione fiati e con quartetto d’archi), l’album offre una scaletta di grande varietà dal punto di vista sonoro, con tutti i classici del gruppo completamente riarrangiati.

Ecco come la band ha descritto i 14 pezzi del nuovo disco dal vivo:

1 – LA GUERRA È FINITA
E’ il brano che per i Baustelle ha coinciso con un cambio di passo: andavamo in radio e a breve con “Un romantico a Milano” ci saremmo passati ancora di più. Ho bei ricordi anche del video, girato tra i vicoli di Genova con Lorenzo Vignolo.
È il primo brano che ci ha davvero cambiato la vita e ancora oggi uno dei più amati. Per questo abbiamo deciso di metterlo all’inizio del nostro primo disco live. Suonare il riff iniziale da solo, sopra il palco con un’orchestra al completo è un’emozione unica e una soddisfazione incredibile.
(Claudio)

2 – LA MODA DEL LENTO
Molte delle canzoni de “La moda del lento” sono scritte sotto l’influenza della lettura di “Le sens du combat” di Michel Houellebecq e in seguito a una disastrosa esperienza sentimentale (o almeno così mi parve al tempo). Cominciai a soffrire di attacchi di panico e a curarli con farmaci. Scrivevo decine di canzoni di astio e rancore nei confronti dell’amore e del mondo. Parecchie molto brutte, cariche di un senso stupido di “oddio come sto male, misero me”. “La moda del lento” è una delle migliori di queste, non la buttai nel cesso e la canto ancora volentieri, soprattutto col vestito jingle jangle che gli abbiamo dato nell’ultima tournée.
(Francesco)

3 – SIGNORA RICCA DI UNA CERTA ETA’
Meravigliosa canzone di Neil Hannon dei Divine Comedy, di cui abbiamo fatto l’adattamento in italiano. Del testo non c’è niente da spiegare, parla da solo. È un incredibile piccolo film sul passare del tempo. Abbiamo mantenuto abbastanza intatto anche l’arrangiamento da camera originario, perché anche lui ci è parso perfetto e bellissimo. Il pezzo è un esempio di fusione completa fra complessità armonica, linearità della melodia e profondità delle parole. Roba da Francia, roba da Chico Buarque. Chi scrive più in Italia canzoni del genere? I cantautori vecchia scuola? Forse. Ma quasi mai con la stessa attenzione nei confronti del suono e dell’arrangiamento. I cantautori nuovi? Sì, dai, alcuni.
(Francesco)

C02874 – EN
Una delle mie preferite, scritta più di 10 anni fa, non mi annoierò mai di ascoltarla né di suonarla, ed è stato ottimo riprenderla per inserirla in questi concerti. E’ una di quelle canzoni 100% Baustelle, lontane dai nostri riferimenti più tipicamente anglosassoni e più vicine ad un genere exotica pieno di citazioni retrò, eppure ugualmente contemporanee. Armonicamente è una canzone molto ricca, il testo di Francesco è perfetto, penso sempre a Jackie Kennedy, Brigitte Bardot e Marilyn infilate nella stessa canzone. In questa versione orchestrale poi è ancora più magica e sensuale.
(Claudio)

5 – LA CANZONE DI ALAIN DELON
Se non ricordo male, scrissi abbastanza di getto questa canzone, e si sente. Armonicamente banale, il pezzo snocciola in libertà parole di astio contro la donna che mi aveva appena lasciato. Non c’è nulla di male, per carità; in fondo anche “Like a Rolling Stone” è così. Ma questa è assai più brutta è stupida. Eppure, funziona. E per me rimane un classico senza tempo dei Baustelle. Ringrazio il nostro fido bassista Alessandro Maiorino per aver scritto l’ottimo e bacharachiano arrangiamento della sezione fiati della versione che potete ascoltare in questo disco.
(Francesco)

6 – LA CANZONE DEL PARCO
“La canzone del Parco” mi porta lontano e molto vicino.
Ero giovanissima e probabilmente non sapevo nemmeno cosa stessi cantando, ma sembrava veramente scritta per me. “Se mi ami ora domani è lontano”. Ricordo le registrazioni di Prato, il nostro primo demo professionale, il foglietto tenero di Fabrizio Massara in cui mi ringraziava per l’emozione che gli avevo fatto vivere cantandola in studio. Ricordo il luccichio agli occhi, la mia cara timidezza, l’energia, la nostra contentezza di fare quello che stavamo facendo. “Ho di nuovo i brividi e mi lascio prendere da domande inutili”. La canzone del parco è uno di quei brani che ti si attaccano addosso e non ti lasciano più. Non vedo l’ora di cantarla durante i concerti anche in questa versione più movimentata e velocizzata, arricchita di fiati, synth, marimba, ritmo e delay.
(Rachele)

7 – LE RANE
E’ una delle canzoni più popolari, nel senso bello del termine, dei Baustelle. E’ una canzone che parla di noi, dei nostri luoghi, di rituali che chiunque sia cresciuto vicino alla campagna può riconoscere e sentire propri. Mi ricorderò per sempre quando appena ultimata la registrazione in studio, nel momento del riascolto con Francesco e Rachele, ci siamo commossi all’inizio dello strumentale finale; grandi ricordi, gran momento di unione. Un finale che peraltro viene esaltato da un bellissimo arrangiamento di fiati nella versione che troverete su Roma Live!.
(Claudio)

8 – NESSUNO
E’ una canzone di cui sono molto orgogliosa. Respira l’aria delle campagne toscane, da dove è partita prima di approdare in città. In quel periodo ero in fissa con il disco “Rome” di Danger Mouse e Daniele Luppi, in cui cantavano Jack White, Norah Jones e la mia tanto amata Edda dell’Orso. Anche io ho voluto omaggiare il genio di Morricone, le emozioni che mi provoca ogni volta, i viaggi mentali che faccio e che ho potuto fare lasciandomi trasportare dalla bellezza della sua musica. La collaborazione con gli altri è stata speciale e l‘intesa artistica profonda che ci lega, ha dato vita ad un meraviglioso fiore emotivo. “Non ho amato mai nessuno come te”. Il testo è un pugno nello stomaco, bellissimo.
(Rachele)

9 – ALFREDO
Avevo un giro armonico che non trovava sbocco, ero bloccata e senza soluzioni, ero arrabbiata e avvilita. Capita. Parlando un giorno con Francesco viene fuori che anche lui aveva scritto una musica adatta per le strofe di una canzone, ma non riusciva a trovare il ritornello giusto. Magicamente scoprimmo che le due parti si incastravano alla perfezione, erano nate per stare insieme. E poi il testo. Un tuffo nel passato. Mi sono rivista piccolissima in casa di mia nonna, almeno questo credo di ricordare, con la televisione in sottofondo che trasmetteva l’orrore mentre io spensierata correvo qua e là, probabilmente all’oscuro di tutto o comunque persa nella mia incosciente innocenza. C’è poco da dire, quel pianoforte e quelle parole scandiscono ogni singola lacrima. Alfredo mi commuove ad ogni ascolto.
(Rachele)

10 – L’AEROPLANO
Nasce in una notte inquieta, a Milano, quando ancora non era la città in cui vivevo. Ero ospite di Francesco, sicuramente ero salita al Nord per qualche affare di lavoro. Dividevo la camera con Ettore (Bianconi), lui stava dormendo in santa pace, io invece ero sveglissima, immersa nel buio e nei pensieri. Mi sono alzata, ho acceso il computer di Francesco e ho iniziato a suonare il piano e qualche arco su Garageband. Ho visto l’alba e ovviamente non ho chiuso occhio, ma da quello che ho lasciato sul mac, è nata una canzone che porto nel cuore e che non mi stancherò mai di cantare. Questa versione live poi, più minimale rispetto a quella del disco, con la chitarra di Claudio in stile “Bang bang” di Nancy Sinatra, con l’arrangiamento bellissimo di archi (grazie a quel geniaccio di Gabrielli), i silenzi e una specie di vento in sottofondo, diventa ancora più struggente. Vola l’aeroplano ed è emozione pura.
(Rachele)

11 – COL TEMPO
Pietra miliare della storia della canzone. Di fronte a mostri così sacri, bisogna svicolare e nascondersi, oppure inchinarsi con devozione. Con Enrico Gabrielli abbiamo trascritto l’arrangiamento originario, che è così bello da divenire importante quanto accordi e note della melodia della voce (vedi la tromba che entra in scena dopo la prima strofa e pur restando in sottofondo, dietro parole pesanti come macigni, ti trascina nel più grande paradiso di tristezza mai immaginato). L’adattamento del testo, magnifico, è di Enrico Medail. Ringrazio tanto il mio amico Piero Baricci per avermi portato a casa, tanti anni fa, una copia di “Ferre in italiano” e avermi detto: “senti un po’ questo”.
(Francesco)

12 – IL CORVO JOE
Una delle canzoni dei Baustelle che ancora mi piace molto suonare dal vivo. In questa versione è arricchita dal suono magniloquente dell’orchestra, e questo vestito la avvicina molto a certe canzoni sinfoniche scritte, più di recente, per “Fantasma”. Continuo dopo dieci anni a pensare che sia stata una buona idea far giudicare gli uomini da un corvo, e a commuovermi un po’ cantando il verso “vivete un morire”.
(Francesco)

13 – ANDARSENE COSÌ
Uno dei miei pezzi preferiti dei Baustelle. È una canzone semplice, quattro accordi alla Neil Young, ma con un arrangiamento molto ricco e stratificato. Il testo è breve, denso, senza ironia. Funziona alla grande come chiusura di concerto. Cantarla mi manda spesso in una specie di stato di trance, e sempre, puntualmente e magicamente, arriva Natale anche in estate.
(Francesco)

14 – CHARLIE FA SURF
Come Smell Like Ten Spirits dei Nirvana, con le debite proporzioni, ci divertiamo a cambiarla in continuazione, a stravolgerla, forse perché quello con questo brano è un rapporto “difficile”. Nonostante tutto è e rimane il pezzo più conosciuto dei Baustelle. Nel testo c’è questa cosa geniale di dare vita ad un personaggio protagonista di un’opera d’arte. Musicalmente, nella sua versione originale, ci sono alcuni momenti esaltanti da suonare. In questa versione l’abbiamo adattata per il concerto orchestrale e devo dire che il risultato ci ha piacevolmente stupito.
(Claudio)

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