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C_2_articolo_3027048_upiImagepp(di Sara Passante) Uno studio italiano ha scoperto una molecola appartenente alla classe dei ‘microRNA’ e chiamata ‘miR-579-3p’, che avanzerebbe il ruolo di sopprimere la crescita del melanoma.

Lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica ‘PNAS’, è stato effettuato dall’Istituto ‘Pascale’ di Napoli. I ricercatori sono stati guidati dal direttore scientifico Gennaro Ciliberto, e dal direttore della struttura di ‘Oncologia Medica Melanoma’, Paolo Ascierto.

La ricerca è stata finanziata da ‘Airc’ con la collaborazione del laboratorio di Carlo Croce all’’Università di Columbus’ negli Stati Uniti.

Il melanoma è un tumore maligno che nasce dal melanocita, cellula della cute che è proposta alla sintesi della melanina. Colpisce uomini e donne indistintamente ma negli uomini si riscontra di più nella schiena mentre nelle donne vengono più colpite le gambe. L’importante è che comunque venga diagnosticato il prima possibile per poter intervenire con la rimozione.

I ricercatori italiani hanno dimostrato che la molecola ‘miR-579-3p’, la quale controlla la produzione di due importanti proteine chiamate oncogeni che promuovono la crescita tumorale, è presente abbondantemente nei ‘nei’ normali, ma la qua quantità diminuisce quando il melanoma diventa più aggressivo.

Come accade in una altalena, quando i suoi livelli si abbassano, quelli dei due oncogeni salgono.

Inoltre hanno scoperto che la quantità della molecola diminuisce nei melanomi che con il tempo diventano resistenti ai farmaci inibitori di Mek e di Braf.

Hanno anche riscontrato che se la molecola viene somministrata alle cellule tumorali dall’esterno, i livelli oncogeni diminuiscono e le cellule maligne iniziano a morire.

Gennaro Ciliberto, il direttore scientifico che ha guidato i ricercatori, ha affermato: «Alla luce di questi risultati si può aprire la possibilità di utilizzare, attraverso approcci nano-tecnologici, il ‘miR-579-3p’ come farmaco per migliorare le attuali terapie. Inoltre si potranno misurare i livelli del ‘miR’ nel sangue come nuovo biomarcatore per predire in maniera precoce l’evoluzione dalla malattia e lo sviluppo di resistenza alle terapie».

 

 

 

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