(di Jessica Sabatelli) Sono passati esattamente 34 anni dalla prima diagnosi di contagio da HIV, negli Sati Uniti (nel 1981), anche se sembra che la comparsa del virus risalga ad anni prima, scambiato spesso per altro agente patogeno.
Nei decenni tantissimi studi sono stati avviati, nella speranza di trovare una cura o un rimedio alla sua mutazione, l’AIDS, che ha ucciso più di 2,3 milioni di persone.
Ad oggi, nel 2015, non è ancora stata trovata una cura, tuttavia una nuova ricerca sembra aver scoperto un “vaccino” contro l’HIV. Più precisamente parliamo di una pillola blu, Truvada, che avrebbe la capacità di prevenire il contagio del virus.
Gli studiosi in questione hanno somministrato questa pillola a 600 persone, scoprendo che, dopo 2 anni e mezzo, nessuno è stato contagiato; questi sono i risultati pubblicati su Clinical Infectious Disease.
Truvada è una compressa, ad uso giornaliero, da assumere “prima” della possibile esposizione al virus dell’HIV, specialmente per coloro che sono a maggior rischio di contagio (individui che hanno rapporti sessuali non protetti con diversi partner, individui sani che vogliono avere rapporti con persone infette ecc…).
Ma, come agisce?
Quando una persona è esposta all’HIV, due farmaci anti-retrovirali (tenofovir e emtricitabine), che troviamo all’interno della pillola, impediscono al virus di provocare una infezione permanente nel soggetto.
Lo studio, svoltosi a San Francisco, ha esaminato i casi di 657 persone, quasi tutti uomini gay o bisessuali, che hanno usato Truvada: nonostante l’altissimo numero di rapporti a rischio avuti dai partecipanti, nessuno di loro ha contratto l’HIV; in compenso hanno contratto diverse malattie, dalla Sifilide, alla Gonorrea, alla Clamidia.
I ricercatori non hanno potuto, però, accertarsi se i partecipanti avessero assunto regolarmente le pillole; a proposito, il coordinatore del progetto, Jonathan Volk, ha dichiarato al New York Times: “Questi farmaci sono un’altra linea di difesa, ma non penso che siano adatti a tutti. Però, con le persone che ne necessitano, funzionano”.
Fino ad adesso, possiamo solo sperare che gli studi a riguardo vengano approfonditi e che, così facendo, si riduca, in maniera significativa, l’incidenza di contagio dell’HIV.
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