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1e(di Jessica Sabatelli) La notte tra il 27 e il 28 luglio 1993 avvenne la Strage di Via Palestro a Milano (cinque morti e tredici feriti) e qualche minuto dopo esplosero due autobombe davanti le Chiese di San Giovanni Laterano e San Giorgio al Velabro, a Roma (senza vittime).

Questo clima di terrore venne poi descritto nei dettagli dal collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza che dichiarò gli intrecciati rapporti tra Mafia e politica, anche grazie ai contatti con Marcello Dell’Utri e Silvio Berlusconi, nomi non nuovi negli ambienti siciliani e ben presto nella politica nazionale ed internazionale.

Il 2 novembre 1993, il Ministro Conso non rinnovò circa 334 provvedimenti al 41 bis in scadenza per, a suo dire, “fermare le stragi” ma questo non bastò a placare gli animi mafiosi: volevano di più.  E, secondo Tullio Cannella (divenuto un collaboratore di giustizia), Bernardo Provenzano e i fratelli Graviano abbandonarono il progetto separatista di “Sicilia Libera” per fornire appoggio elettorale al nuovo movimento politico “Forza Italia”, fondato da Silvio Berlusconi. Anche secondo Antonino Giuffré, i fratelli Graviano trattarono con Berlusconi attraverso l’imprenditore Gianni Jenna per ottenere benefici giudiziari e la revisione del 41bis in cambio dell’appoggio elettorale a Forza Italia; secondo Giuffrè, in particolare, anche Provenzano attivò alcuni canali per arrivare a Marcello Dell’Utri e Berlusconi per presentare una serie di richieste.

Da quel momento, anche grazie all’arresto dei fratelli Graviano, a Milano, che si erano occupati dell’organizzazione di tutti gli attentati, gli anni delle stragi finiscono e cominciano gli accordi politici tra esponenti mafiosi e appartenenti delle Istituzioni.

La prima vera inchiesta sulle “trattative” fu aperta nel 1998 a Firenze, a seguito delle dichiarazioni di Giovanni Brusca, Salvatore Cancemi e Vito Ciancimino; dopo, anche le Procure di Caltanissetta e Palermo si attivarono, anche grazie alle testimonianze di Massimo Ciancimino, figlio di Vito.

Nel 1998, la sentenza di primo grado del processo per le stragi del 1993, a seguito delle testimonianze di uomini di altissimo profilo, come Mori e De Donno, affermò esplicitamente che si trattò di una “trattativa” e che le stragi erano state compiute per costringere lo Stato a scendere a patti con l’organizzazione mafiosa.

Nel 2011, il Tribunale di Firenze condannò in primo grado all’ergastolo il Boss Francesco Tagliavia, accusato di aver partecipato all’esecuzione delle Stragi del 1993, in seguito alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza.

(continua…)

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