Almeno tre casi negli ultimi giorni di bambini puntisi con aghi di siringhe sono stati segnalati nel Salento, mentre tanti se ne verificano in tutt’Italia ogni giorno in questo periodo di naturale sovraffollamento degli arenili. Sembra di aver fatto un balzo indietro nel tempo, alla fine degli anni ’80 quando dilagava l’uso dell’eroina e farsi una “pera” in spiaggia”, magari davanti un falò, con tanto di ago buttato sulla sabbia a fine uso, era diventato un “must” ovviamente in negativo.Un padre proprio in data di ieri allarmato dal piccolo rivolo di sangue che fuoriusciva dal piedino della figlia dopo che si era punta con uno di essi dopo essersi rivolto al Pronto Soccorso, non ha voluto sentire ragioni e ha interpellato esperti per fugare ogni dubbio circa il rischio di contagio da malattie infettive emotrasmesse. In effetti, il rischio se la sostanza organica contenuta è secca e risalente nel tempo è pari a “0” per le malattie che più terrorizzano l’immaginario collettivo come AIDS ed Epatite, certo è però che residuano senz’altro il rischio d’infezione da germi comuni se non si disinfetta tempestivamente la ferita, o ancor peggio del tetano, ma solo se non sono state completate le vaccinazioni. Ad ogni modo non dev’essere una bella sensazione pensare che quell’ago poteva essere stato utilizzato da chiunque e che si è infilzato sulla pelle dei propri pargoli. In ogni caso, è opportuno far visitare il bambino dal pediatra se nei giorni successivi la ferita si dovesse presentare gonfia, arrossata o dolente. Va sottolineato però che la riesplosione del fenomeno, la dice tutta, per Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, su due questioni da sempre aperte: la prima riguarda i controlli sulle spiagge, mentre la seconda riflette la scarsa pulizia dei nostri arenili. Un’intensificazione di entrambe potrebbe senz’altro ridurre i rischi per i nostri piccoli e per chiunque voglia godere del meritato periodo feriale di questa parte dell’anno.
Torna l’incubo delle siringhe in spiaggia.
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