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Aumento delle tasse fino al 100% in base al reddito per gli studenti universitari fuoricorso. E’ questo l’ennesimo singolare provvedimento del Governo Monti che anziché riformare la struttura e organizzazione delle università, se la prende con gli studenti, spesso vittime di un meccanismo di disorganizzazione e non certo tutti “lavativi con poca voglia di studiare”. Il provvedimento é contenuto nella spending review e il ministro Profumo lo aveva anticipato “delicatamente” in una dichiarazione nei giorni scorsi.

Sono molti i rischi di un provvedimento simile e anche facili da immaginare: dalla tutela al diritto allo studio (un costo inaccessibile contrasta con la normativa), il rischio di una “perdita” di studenti capaci durante i corsi di laurea, il rischio di un’arretratezza culturale del Paese già in deficit di istruzione verso molti partners europei.

Tra le reazioni più decise a contrasto dell’idea del governo é scesa in campo Federconsumatori che afferma:

Riteniamo inaccettabili le norme contenute nel decreto sulla spending review in tema di contributi universitari.

Quanto indicato all’articolo 7 non è altro che uno squallido escamotage per permettere agli atenei di scaricare sulle spalle degli studenti i tagli operati negli ultimi anni al fondo di finanziamento ordinario ricevuto dallo Stato.

Fino ad oggi, infatti, la contribuzione degli studenti agli atenei non poteva superare del 20% il fondo di finanziamento ordinario. Una norma che, come hanno dimostrato le denunce degli studenti, esisteva solo sulla carta: oltre il 55% degli atenei è risultato fuori legge. Per arginare questo limite, nella spending review si sconvolgono i termini del rapporto studenti/fondo di finanziamento ordinario. Nel dettaglio, si scorporano dal conteggio gli studenti fuoricorso e gli studenti extracomunitari. Nello stesso tempo si aggiungono al fondo di finanziamento ordinario anche gli altri contributi statali.

Nei fatti, questa operazione consentirà un ampio margine d’aumento per le tasse universitarie, che, nel nostro Paese, sono già oggi tra le più care d’Europa (al terzo posto dopo Gran Bretagna e Paesi Bassi).

Nel 2011, secondo quanto rilevato dall’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori, le tasse universitarie ammontavano (effettuando una media tra le diverse fasce di contribuzione) a 987,69 Euro. Con gli aumenti prospettati (stimati in oltre 500 Euro) mediamente potranno anche superare quota 1.488 Euro. A cui si aggiungono gli aumenti della tassa per il diritto allo studio approvati a marzo, pari in media a +66,50 Euro, per un totale di 1.554,50 Euro.

Gravissime, inoltre, le discriminazioni nei confronti degli studenti fuoricorso e gli studenti extracomunitari, per i quali gli aumenti rischiano di essere letteralmente incontrollati.

Un grave segno di recessione culturale.

È assurdo come, ad essere penalizzati in misura maggiore da questo provvedimento, siano proprio i ragazzi che vengono a studiare in Italia dai paesi extra-UE e gli studenti fuoricorso che, nella maggior parte dei casi, sono quelli costretti a lavorare per pagare le tasse.

“In questo modo si configura una gravissima lesione al diritto allo studio ed un pesante ostacolo alla crescita ed allo sviluppo del Paese.” – dichiarano Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.

Per questo invochiamo una urgente modifica di tale norma. In caso contrario abbiamo già dato mandato alle nostre consulte legali di studiare interventi per garantire il diritto allo studio nel nostro Paese, soprattutto per gli studenti meno abbienti, ed indipendentemente dal loro paese di provenienza.

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