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Di: Lesath

Esiste un legame indissolubile tra la città di Torino e lo spazio. Nel capoluogo piemontese sono infatti presenti alcune delle più importanti aziende mondiali che operano nel settore aerospaziale: tra progettazione e realizzazione di manufatti e considerando tutto l’indotto strettamente connesso, sono migliaia le persone che lavorano in un’industria che gode di ottima salute. Sono società ritenute partner affidabili per il lavoro compiuto e per la conoscenza acquisita non solo dall’Agenzia Spaziale Italiana e dall’Agenzia Spaziale Europea ma anche da enti governativi di nazioni straniere, Nasa in primis.

A rendere omaggio a questo forte legame ci pensa Space Adventure, un’esposizione che racconta la corsa allo spazio e che vanta già quattro milioni di visitatori nelle precedenti edizioni, quelle svoltesi a Copenaghen, a Tel Aviv, a Johannesburg e a Varsavia. Ora l’onore spetta all’Italia che la ospiterà nella metropoli subalpina fino al 22 marzo 2020 presso la Promotrice delle Belle Arti al Parco del Valentino, accanto al castello.

Space Adventure è una mostra che si divide in due sezioni: la prima espositiva e la seconda interattiva. Il viaggio inizia con la riproduzione di un gigantesco proiettile capace di ospitare alcune persone; questo era il mezzo che Jules Verne aveva ipotizzato per portare l’uomo sulla Luna sparandolo direttamente attraverso un potente cannone. Accanto a lui un semplice carrettino con tanto di razzi: una invenzione semplice che però era stata realizzata da un bambino, quel Wernher Von Braun che da grande avrebbe progettato i razzi V-2 per la Germania nazista e in seguito sarebbe diventato direttore della Nasa.

Il viaggio prosegue mostrando tute spaziali, da quelle più vecchie a quelle più moderne, e sonde e missili come lo Sputnik, la Sojuz e il Saturn. Girare per le stanze di Space Adventure significa scoprire tante informazioni, alcune molto curiose, e rivivere quella corsa allo spazio che ha visto protagonisti assoluti l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti ma che non è stata ignorata neanche da altre nazioni, come la stessa Italia che è stata capace di inviare negli anni sessanta una piccola sonda, la San Marco I, tutta da sola. Pochi sanno che l’Italia ha anche una base spaziale tutta sua vicino alle coste del Kenya, il centro spaziale Luigi Broglio: una volta usato anche per i lanci oggi si occupa principalmente delle trasmissione delle sonde di diverse agenzie governative di mezzo mondo.

Camminare per Space Adventure permette anche di scoprire alcune curiosità e qualche aneddoto. Non tutti sanno che lo Sputnik, la prima sonda lanciata nello spazio, era una sfera di soli sessanta centimetri dotata di due radiotrasmittenti che emettevano dei bip-bip. Se l’Unione Sovietica avesse anche analizzato quei segnali avrebbe probabilmente scoperto per prima l’esistenza delle fasce di Van Allen. All’epoca però l’unico risultato che derivò da quel suono fu il panico negli Stati Uniti, che erano ben consci che conquistare lo spazio significare avere un grande vantaggio militare sugli altri. L’Unione Sovietica era però avanti: non solo fu la prima a lanciare una sonda nello spazio, ma fu anche la prima a spedire un essere vivente, la povera cagnolina Laika che venne immolata alla scienza in un lancio che non prevedeva alcun ritorno, e il primo essere umano: Jurij Gagarin.

Per vedere il sorpasso degli Usa è stato necessario aspettare il 1969, quando con l’allunaggio lo stato americano portò il primo uomo sulla superficie lunare. Accadde più volte nel corso delle missioni Apollo: in una di queste Alan Shepard riuscì anche a giocare a golf: con un ferro 6 colpì una pallina che percorse, complice la bassa forza gravitazionale del nostro satellite, una distanza incredibile segnando di fatto un record assoluto -parlare di mondiale qui sarebbe concettualmente sbagliato!-.

La corsa allo spazio però è passata anche attraverso la realizzazione di stazioni orbitanti: la Mir, lo Skylab e attualmente quell’immensa opera di ingegneria che è la Stazione Spaziale Internazionale. Di fatto sono stati tanti gli astronauti che, vista la Terra, in un chiaro messaggio di pace e armonia hanno evidenziato come da lassù non si notino confini.

Nella mostra di Space Adventure trova spazio anche l’orgoglio torinese. Sono pochi quelli che sanno che a occuparsi della fornitura d’acqua per la ISS è nientemeno che la piemontese Smat. Anche il cibo che gli astronauti mangiano nello spazio è in parte prodotto da una società torinese.

La seconda sezione della mostra è quella interattiva: in quest’area è possibile provare sulla propria pelle alcune esperienze come la perdita dell’orientamento, la microgravità, mettersi alla prova con dei simulatori di volo o con quelli per l’atterraggio di uno shuttle in fase di rientro da una missione. E con un visore di realtà virtuale è anche possibile affrontare un viaggio che porterà lo spettatore dalla Terra a Marte e ritorno.

La corsa allo spazio però non è finita. Ora i prossimi obiettivi sono stati dichiarati: riportare l’uomo sulla Luna e in seguito tentare l’arrivo su Marte. Tra pochi mesi l’Italia sarà coinvolta con un progetto che parla molto torinese: la seconda parte della missione ExoMars, con cui verrà inviato un rover sul pianeta rosso. Partenza tra fine luglio e metà agosto.

Ma l’esplorazione dello spazio è solamente agli inizi…

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