(di Jessica Sabatelli) Le pupille sono i fori situati al centro dell’iride, di diametro variabile, che permettono l’entrata della luce all’interno del bulbo oculare. Le loro dimensioni sono regolate in base all’intensità luminosa ambientale: si dilatano per ricevere una maggior quantità di luce e si restringono, al contrario, in presenza di molta luminosità.
Negli occhi di diversi animali, possiamo trovare pupille delle più svariate forme: le nostre, per esempio, sono perfettamente rotonde, quelle dei gatti sono verticali e quelle delle capre orizzontali. I ricercatori hanno cercato di scoprire il motivo per il quale le pupille si sono evolute in maniera diversa in base alla specie animale. Potrebbero, forse, avere a che fare con il “ruolo” ricoperto in natura, cioè, cacciatore o cacciato?
“Per le specie attive sia di giorno che di notte, come i gatti domestici, le pupille verticali sono molto utili per riuscire a coprire un range molto largo. Gli permettono di non diventare ciechi con la luce mattutina e di dilatarle ampiamente la notte per vedere in assenza della luce”, afferma il Professor Martin Banks, dell’Università Berkeley, in una ricerca pubblicata su Science Advances.
Le pupille dei gatti possono dilatarsi di 300 volte rispetto alla posizione di partenza (verticale); le nostre, invece, solo di 15 volte. Ma, allora, “Come facciamo a determinare il perché abbiano una pupilla perpendicolare?” aggiunge il Professore.
“Questo studio spiega come ciò sia possibile”.
Banks e i suoi colleghi hanno classificato 214 specie animali, in base a specifici criteri, quali: il comportamento durante la caccia/ricerca del cibo, la fase vigile/attiva e la forma della pupilla quando è ristretta.
I predatori sono stati a loro volta suddivisi in attivi (che inseguono le prede) e passivi (che fanno l’agguato, aspettando le proprie vittime). Dopo aver effettuato le classificazioni, il team di studiosi ha analizzato i dati su dei modelli al computer, scoprendo che:
1. Gli animali con pupille orizzontali, tendenzialmente sono erbivori, in particolar modo, quelli i cui occhi sono posizionati esattamente sui lati della loro testa. Questo crea una più ampia visione panoramica sui campi e dato che le pupille sono allineate con il suolo, lasciano entrare più luce dalla parte anteriore, posteriore e laterale, limitando gli effetti della luminosità solare dall’alto. “La visuale, di questi animali, gli permette di avvistare prima i predatori, che di solito arrivano da terra” spiega il Professore, “è importante anche che abbiano la capacità di vedere bene dove scappano, fino agli angoli dei loro occhi”.
2. I predatori passivi, prima citati, con occhi frontali, sono quelli che presentano pupille verticali (che gli permettono di controllare l’intensità della luce e di misurare le distanze in modo molto accurato). Questi animali presentano: disparità binoculare, che crea profondità visiva e una sfocatura, quando oggetti a distanze diverse diventano fuori fuoco.
3. Infine, le pupille circolari sono proprie dei predatori attivi e si suppone possano essere correlate alle altezze. I nostri occhi, per esempio, sono troppo lontani dal suolo per beneficiare della visuale che possiede una capra o anche quella di un gatto.
E’ probabile che nuovi studi portino alla luce nuove funzioni caratterizzanti delle “nostre” di pupille, che fino ad adesso sembrano essere l’unico elemento incerto di tutto lo studio di Banks.
L’assistenza domiciliare: un pilastro fondamentale per la salute degli anziani
Torna nelle librerie “Piove sul diluvio”, un capolavoro di Tonino Guerra
Protesi dentali mobili o fisse: quali è meglio scegliere?
La felicità secondo Aristotele: il sommo bene tra ragione, virtù e contemplazione