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Degenera in scontro l’assemblea nazionale del PD a Roma. Questa mattina Bersani aveva aperto i lavori sotto i migliori auspici rilanciando la rivoluzione progressista su uguaglianza sociale, lavoro, diritti civili.

Proprio il dibattito sui diritti civili é stato il momento caldo che ha determinato una crescente insofferenza nelle varie anime del partito. Già dalla mattinata, per la verità, da parte di alcuni iscritti vicini al mondo LGBT (Concia, Mancuso, Benedino e altri) vi era preoccupazione ma le parole di Bersani avevano acceso uno spiraglio.

Il documento sui diritti civili messo a punto dal Comitato e caldeggiato da Rosy Bindi affronta i temi dei diritti delle coppie omosessuali e la bioetica. Il documento viene approvato ma colleziona 38 no. Al tempo stesso viene escluso dai voti  l’ordine del giorno presentato da Anna Paola Concia che prevedeva l’equiparazione del matrimonio gay al matrimonio civile. Rosy Bindi spiega che non si poteva votare tale documento in quanto era già avvenuta l’approvazione del primo dove viene prevista la parità e dignità sociale ai gay ma non i matrimoni gay in quanto non previsti dalla Costituzione.

Furibonda la reazione di tanti sostenitori dell’equiparazione del matrimonio gay a quello civile. Aurelio Mancuso e Andrea Benedino hanno immediatamente restituito la tessera del partito al segretario pierluigi Bersani e altri, da quanto si apprende, stanno provvedendo a dimettersi dal partito. Grande delusione e proteste sui social network da parte delle associazioni gay e da molti militanti del PD. Proteste non solo dal mondo LGBT ma da tutti coloro che si battono per i diritti civili, anche eterosessuali.

“La Bindi ha tradito i patti” – afferma Benedino che aggiunge: “ho restituito la tessera a Bersani, per me é la fine di una storia”.

(Salvatore Primiceri, Laltrapagina.it)

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