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Giuseppe Verdi ha inventato la musica popolare e il Va Pensiero altro non é che una grande melodia pop. Non poteva iniziare meglio il Festival di Sanremo che quest’anno prometteva rivoluzioni, prima fra tutte la possibilità per i cantanti di eseguire due brani per permettere loro di “testare” anche pezzi meno “sanremesi” e più attenti alle tendenze e alle sperimentazioni.

Peccato però che la premessa iniziale é rimasta incompiuta perché di musica pop, tra le prime sette (anzi quattordici) canzoni, non ne abbiamo ascoltata.
A dire il vero non abbiamo ascoltato né rock, né dance, nemmeno le tipiche canzonette alla sanremese.
Il Festival, almeno nella prima serata, é stato improntato ad atmosfere jazz e “sperimentali”, gradevoli ma nulla che fosse in linea con le grandi esperienze musicali del panorama internazionale. Ancora una volta l’Italia si chiude in sé stessa, dimentica di essere europea e preferisce canticchiarsi le proprie canzoni ad uso e consumo interno spartendosi le poche fette di un mercato irrilevante.
Per quel che abbiamo visto ieri, persino l’innovazione dei due brani per artista si é rivelata inutile. Ai cantanti veniva chiesto quale delle due canzoni preferissero, alcuni spudoratamente rispondevano. Altri, poi, non hanno colto l’occasione di presentare canzoni diverse fra loro inducendo il pubblico a votare fra brani sostanzialmente uguali e mediocri.
In tutto questo la grande attesa si sgonfia e la serata passa via piuttosto lenta con continue interruzioni pubblicitarie e Maurizio Crozza che, pur bravissimo come sempre, tiene il palco per troppo tempo, rallentato anche da un’iniziale contestazione di due spettatori urlanti in sala.
E le canzoni diventano così di contorno ad un Festival che oggi farà parlare più delle performance dei comici che delle canzoni.
Ancora una volta si perde l’occasione per fare un’attenta e approfondita analisi sullo stato della musica in Italia, nazione che alla fine degli anni 80 ha iniziato a chiudere le porte al confronto musicale con l’estero, auto-escludendosi dall’eurofestival (ci é tornata solo da due anni) e portando avanti solo prodotti interni perlopiù selezionati attraversi i talent-show. Per carità, alcuni di questi sono indubbiamente bravi (vedi Chiara) ma non si può basare un mercato nazionale solo su questo tipo di pubblicazioni. Senza musica pop ed una visione internazionale sui generi musicali su cui investire, un mercato crolla ma in Italia é dura da far capire. Sono infatti moltissimi gli artisti stranieri che in Italia nemmeno pubblicano i loro dischi considerandola un mercato anomalo. E in tutto questo, a farne le spese é proprio la musica pop, quella che da decenni fa cantare, ballare, sognare generazioni in tutto il mondo.

Salvatore Primiceri

(nella foto: Simona Molinari che si é esibita con Peter Cincotti)

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