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clima(di Martina Fruzzetti)  E’ notizia di tutti i giorni che il nostro clima sta cambiando vertiginosamente a causa del surriscaldamento del nostro pianeta: le temperature aumentano, i ghiacciai iniziano lentamente a sciogliersi, i regimi delle precipitazioni si modificano e il livello medio del mare è in aumento. Tutto questo porta ad un mutamento dello scenario globale che vede semplici temporali trasformarsi in veri e propri nubifragi causando danni ingenti al nostro pianeta e registrando un impatto negativo sull’agricoltura, sul settore forestale, sulla produzione energetica sul turismo nonché sulle infrastrutture in generale.

A seguito di uno studio dell’Agenzia europea sul clima una delle cause possibili del fenomeno è la produzione di gas da parte dell’attività umana nell’atmosfera; infatti “I gas a effetto serra sono emessi sia attraverso processi naturali sia attraverso attività umane; il più importante gas a effetto serra naturale presente nell’atmosfera è il vapore acqueo. Le attività umane rilasciano una grande quantità di altri gas a effetto serra nell’atmosfera, aumentando le concentrazioni atmosferiche di tali gas, potenziando così l’effetto serra e surriscaldando il clima. Le principali fonti di gas a effetto serra generati dall’uomo sono: la combustione di carburanti fossili (carbone, petrolio e gas) nella produzione di energia, nel trasporto, nell’industria e nell’uso domestico (CO2); l’agricoltura (CH4) e le modifiche della destinazione dei suoli come la deforestazione (CO2); la messa a discarica dei rifiuti (CH4);l’utilizzo dei gas fluorurati di origine industriale.”

Nonostante l’UE abbia fatto fronte al problema attraverso politiche comunitarie adottate con protocollo di Kyoto, la situazione europea e mondiale non sembrerebbe cambiata.

Anche il Pontefice Papa Francesco ha preso posizione sul tema attraverso l’emanazione della enciclica Laudate sì ove si legge espressamente di avere cura di Madre Natura proponendo alcune linee d’intervento attraverso la cooperazione di tutte le forze politiche e religiose mondiali sul tema attraverso cinque punti: dialogo sull’ambiente nella politica internazionale, dialogo verso nuove politiche nazionali e locali, dialogo e trasparenza nei processi decisionali, politica ed economia in dialogo per la sicurezza umana e per ultimo, le religioni nel dialogo con le scienze.

A fronte di tale scenario mondiale, un passo storico sul tema si è registrato alla conferenza O.N.U. di Parigi del dicembre 2015 ove è stato raggiunto il primo accordo sul clima in cui tutti i paesi si sono impegnati in modo attivo per ridurre le emissioni serra.

I pilastri di questo ambizioso accordo sono in primis il blocco delle temperature ben al di sotto dei 2 gradi rispetto all’era preindustriale e si deve fare lo sforzo di non superare 1.5 gradi. Inoltre i paesi industrializzati si sono impegnati ad un rafforzamento periodico degli obbiettivi di riduzione fissati volontariamente dagli stessi nonché l’alimentazione di un fondo per il trasferimento delle tecnologie pulite. Altro punto importante è il c.d. carbon budget, ovvero la quantità di carbonio immessa in atmosfera bruciando combustibili fossili e deforestando. Per restare nel rispetto dei 2 gradi bisognerebbe tagliarle di un terzo.

Tale documento è stato accolto con favore da tutti i paesi primo tra tutti è stato Papa Francesco che all’Angelus ha sottolineato che l’attuazione dell’intesa richiederà “un corale impegno e generosa dedizione da parte di ciascuno” incoraggiando l’intera comunità internazionale a proseguire con sollecitudine il cammino intrapreso auspicando “che venga garantita una particolare attenzione alle popolazioni più vulnerabili”. Lo stesso presidente Barack Obama ha definito l’accordo “un tributo alla leadership americana, che in sette anni è diventata il Paese guida nella lotta al cambiamento climatico”. Dall’Italia il Premier Matteo Renzi ha twittato “ E’ un passo avanti decisivo, Italia protagonista, oggi e domani”.

Nonostante il favore espresso dai leader mondiali, si registrano perplessità da parte degli scienziati sul tema in quanto stabilire la revisione degli obbiettivi nazionali dal 2018-2023 sarebbe da considerare rischioso. Inoltre, non ci sarebbero indicazioni di durata per lo stop all’uso delle fonti fossili né verrebbe indicata alcuna data per il picco delle emissioni di gas serra. Dal punto di vista del meccanismo di controlli e sanzioni, lo stesso apparirebbe blando e poco stringente. Da ultimo si osserva come non sia previsto nessun intervento sulle emissioni del traffico aereo e navale.

Allo stato attuale si spera che i paesi si impegnino con massimo sforzo a ridefinire i contorni della situazione climatica mondiale attuando l’accordo sul clima e accogliendo pro positivamente le critiche mosse dal mondo scientifico.

Infatti abbassando i livelli di gas serra offriamo una maggior tutela a Madre Natura che purtroppo viene costantemente danneggiata dall’uomo.

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