(di Sara Passante) Il 7 Maggio è stato inaugurato a Reggio Calabria, nel ‘Palazzo della Cultura’, un museo permanente che esporrà la collezione, 125 tele dal Seicento al Novecento, confiscata dallo Stato a Gioacchino Campolo, boss dei videopoker.
Gioacchino Campolo, boss della ‘ndrangheta, comprava opere d’arte per investire nello sfruttamento delle slot. I suoi beni vennero sequestrati nel 2009 e confiscati nel 2013.
Dopo essere stati rinchiusi nel caveau della Banca d’Italia per tre anni, i quadri di artisti come Salvator Dalì, Renato Gattuso, Giorgio De Chirico, Migneco, Cascella e Ligabue, vengono restituiti alla collettività andando ad arricchire le pareti di questo nuovo museo.
L’assessore provinciale alla cultura e alla legalità, Eduardo Lamberti Castronuovo, insieme al presidente della provincia Giuseppe Raffa, ha chiesto fin da subito al giudice l’affidamento delle opere sequestrate a Campolo e che già qualche anno fa era riuscito a portarne in mostra una parte nelle sale del Museo Archeologico.
All’interno del museo ovviamente sono esposte tante altre opere infatti, nei 4.000 mq della struttura, con un panorama suggestivo sull’Etna, un intero piano è dedicato alla collezione ‘San Paolo’, con una serie di icone russe e il ‘San Giorgio in campo d’oro’, attribuito un tempo ad Antonello da Messina.
Lamberti ha anche offerto spazio a 250 artisti della città per esporre le loro opere con l’unico obbligo di sostituirle come minimo ogni sei mesi.
L’ultimo piano, dedicato al bergamotto, agrume tipico della città, mette in mostra i macchinari e viene illustrato il funzionamento dell’estrazione dell’agrume.
Lamberti Castronuovo asserisce: « Da una parte, la mostra, ha un valore artistico di grande rispetto. Dall’altra ha il valore di patrimonio ottenuto illecitamente che torna alla collettività che potrà goderne al prezzo simbolico di 2 euro. Insomma, a Reggio oggi, cultura e legalità camminano a braccetto».
All’interno della mostra sarà possibile essere accompagnati da giovani guide che racconteranno, in diverse lingue come l’inglese, il francese, lo spagnolo, il tedesco e l’arabo, come arte e cultura siano l’arma più forte nella battaglia per la legalità.
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