(di Patrizia Bonaca) – “Le illusioni perdute sono verità ritrovate” (Multatuli) – Dedico questa pillola alla realtà…e cioè alle parole effettivamente pronunciate, ai fatti compiuti e manifestati…..io li chiamo i fatti parolati!
Un sano realismo che da spazio all’ottimismo, alla cura e al rispetto di se, che genera una contagiosa voglia di vivere.
Mi sono chiesta…ma come si riconosce la realtà?
Sono partita, allora, ad esaminare ciò che non è realtà e cioè quando ci comportiamo con gli altri in relazione all’illusione presente nella nostra mente, senza prestare attenzione a quello che effettivamente succede, alle parole dette, a quelle non dette, ai gesti compiuti…
In genere lo riconosciamo quando diciamo a noi stessi…
- Io ho capito cosa ha voluto dire…anche se non me l’ha detto esplicitamente!
- Non me lo dice perché non può, ma lo pensa!
- So che vuole una dimostrazione da me, anche se non me la chiede!
- Ha difficoltà ad esprimere i propri pensieri, ma io so cosa ha in mente…
Tutte frasi rituali, che si ripetono quando diventiamo registi di un film…del nostro film e ci comportiamo di conseguenza!
Ma l’altro, dov’è finito? C’è ancora?
Oppure ce la stiamo cantando e suonando da soli!
Ebbene si, credo che molte volte succeda proprio questo e provochi fraintendimenti, equivoci, malumori e alla fine accesi conflitti.
Diventiamo dei registi che, come strategia di sopravvivenza, hanno bisogno di girare il loro film!
La realtà, infatti, potrebbe essere troppo scomoda da sopportare perchè renderebbe visibili i nostri limiti, le nostre debolezze e soprattutto richiederebbe una coraggiosa assunzione di responsabilità verso la propria vita.
Girare un film è romantico, comodo, ci permette di essere fantasiosi, di proteggerci dalle delusioni. Cosa potrebbe succedere se diventassimo consapevoli del film e ci sforzassimo di affrontare la vita senza il filtro della pellicola?
Ad esempio, potremmo sostituire la nostra strategia di sopravvivenza dirigendo l’attenzione verso noi stessi e alla soddisfazione dei nostri bisogni. Potremmo esercitarci a comprendere i nostri desideri più sentiti, non delegando a nessuno tale delicato compito.
In questo modo, diventeremmo sempre più consapevoli di noi stessi e soprattutto potremmo proteggere, da soli, la nostra vulnerabilità senza utilizzare delle sceneggiature fittizie che lasciano il tempo che trovano….Che ne pensate di tutto cio? Siete stati registi qualche volta??
Patrizia Bonaca
La felicità secondo Aristotele: il sommo bene tra ragione, virtù e contemplazione
La vera gioia secondo Seneca: un augurio per un Natale e un anno nuovo all’insegna della serenità
Socrate in dialogo con Eutifrone per la ricerca del bene in sé
La questione del linguaggio nel Cratilo di Platone: un’indagine filosofica sul rapporto tra nomi, cose e verità