C’è chi la Costituzione l’ha letta ma non l’ha capita, chi l’ha studiata e approfondita e ne fa strame ogni giorno e c’è chi, come Marco Pannella, fa vivere e vive la “parola” in essa contenuta. – così Rita Bernardini dei Radicali che se la prende in particolare con il ministro della giustizia, Paola Severino.
Quando la Ministra Severino – prosegue la Bernardini – afferma, come ha fatto stamattina a Radio 24, che vorrebbe combattere al fianco di Marco Pannella “seppur con mezzi diversi da quelli che lui può utilizzare”, ho il dovere di spiegarle che Marco quei mezzi, quegli “strumenti” (meglio “arnesi”) della nonviolenza se li è costruiti con la pratica di una vita: può, perché vuole. Ognuno può costruire i suoi ed è certo che chi ha potere ne ha a disposizione di efficacissimi per intervenire.
La Ministra Severino non può non sapere che, facendo i dovuti incroci che al suo Ministero c’è chi sa fare, oggi nelle patrie galere ci sono solo 250 detenuti che, ad oggi, “potrebbero” accedere alla messa alla prova o alla detenzione domiciliare così come disciplinate dal suo DDL. Io sono rimasta letteralmente basita quando ieri sera al TG1 la Ministra ha detto che non è questione di quantità ma di qualità e che anche solo dieci detenuti “recuperati” per lei costituiscono un successo. E gli altri 66.500 stipati in 45.000 posti possono continuare ad essere sottoposti a trattamenti inumani e degradanti come ha sentenziato che avvenga la Corte Europea dei diritti dell’uomo? La sua politica dei piccoli passi, evidentemente, tollera tutto ciò.
Così come se ne infischia delle condanne della CEDU per l’irragionevole durata dei processi: quando ha presentato in Commissione Giustizia l’altro suo DDL sulle depenalizzazioni si è accorta che avrebbero riguardato circa 2.000 casi nella marea (l’Everest, per Pannella) degli oltre 5 milioni di procedimenti penali pendenti.
Con ogni evidenza, la Severino non si è accorta della bancarotta della giustizia nel Paese di cui è Ministro: se consideriamo infatti l’altro grande flagello della giustizia civile (oltre 5 milioni di cause pendenti!) scopriamo che – tra civile e penale – c’è una causa ogni 5,6 abitanti e un’altra ogni 2,3 famiglie.
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