Prestare la massima attenzione al rischio biologico è importante per molte aziende che operano nei settori merceologici più svariati, per le quali diventa un impegno quotidiano. La valutazione del rischio biologico e dei contaminanti è compito dell’azienda ed è responsabilità del datore di lavoro, il quale deve essere bravo a sensibilizzare tutti i suoi dipendenti al problema.
Ci sono figure professionali che sono maggiormente interessate perché esposte al rischio più di altre, ma tutti devono essere a conoscenza delle procedure da attivare in caso situazioni pericolose, a tutela della salute propria, dell’ambiente e del collettivo.
Cos’è il rischio biologico?
Il rischio biologico rappresenta il rischio di contaminazione che si può generare in seguito alla manipolazione, al contatto, al trattamento, all’esposizione di agenti biologici tipici che si possono riscontrare in azienda o in un determinato luogo di lavoro.
La “discriminante” per definire il rischio biologico è l’agente biologico, ossia un qualsiasi microrganismo che può essere portatore di allergie, malattie, intossicazioni, infezioni batteriche. I microrganismi possono anche essere “creati in laboratorio”, cioè modificati geneticamente.
Quali sono gli agenti biologici che possono essere fonte di rischio?
Determinare gli agenti biologici è una procedura imprescindibile per poter definire meglio i pericoli, per capire se si ha di fronte un rischio biologico deliberato oppure un rischio biologico potenziale, per cogliere le metodologie migliori di lavoro, attivare le procedure di protezione e di emergenza, svolgere una miglior valutazione.
Come sono classificati gli agenti biologici
Esiste una classificazione che stabilisce la presenza di alcune macro classi di agenti biologici che li distingue in base alla loro pericolosità, direttamente proporzionale al grado di rischio.
Ciascun agente viene analizzato con riferimento al suo livello di patogenicità e di infettività, considerando pure la propensione alla trasmissione (al contagio) e alle modalità di neutralizzazione.
Un agente viene considerato più patogeno quando ha maggiore capacità di generare una malattia successivamente all’infezione, mentre l’infettività si manifesta attraverso il superamento delle naturali barriere di anticorpi presenti nell’essere umano e alla capacità del batterio di riprodursi. Quando si parla di contagio è indispensabile richiamare il concetto di trasmissibilità della malattia osservando la sua diretta propagazione (metodi e tempi di diffusione), infine uno sguardo va posato sulle possibili soluzioni per poter neutralizzare gli effetti negativi dell’agente biologico.
Prevenire il rischio biologico
La valutazione rischio biologico serve per poter stabilire successivamente le procedure di prevenzione dei pericoli che potrebbero derivare: se non vi fosse questo scopo, allora qualsiasi documento rimarrebbe fine a sé stesso e di limitata utilità.
La direttiva conduce a credere che avrebbe poco senso conoscere i pericoli se non si sa poi come proteggersi da essi e come agire in caso di emergenza, specialmente se l’obiettivo generale è la creazione di un posto di lavoro all’interno di un ambiente più sicuro e protetto.
Valutando i rischi biologici si hanno diverse incertezze a cui far fronte, a partire dalle quantità degli agenti ritenute dannose. Se consideriamo, ad esempio, il rischio rumore, si capisce come sia possibile stabilire un valore soglia al di sotto del quale potersi ritenere al sicuro, mentre per quanto riguarda l’aspetto biologico è diverso e non sempre è possibile quantificare un pericolo con un “numero” e con oggettività.
Non è dunque possibile stabilire un valore minimo di un agente infettante, se non quello al quale si presume possa essere sufficiente per causare una malattia causata dal suo agente patogeno. In buona sostanza, rispondere alla domanda “quanto l’agente biologico X è dannoso?” non è affatto semplice perché, come spesso capita, nemmeno si conoscono le caratteristiche dell’elemento in questione.
Va da sé che per ridurre il rischio o addirittura eliminarlo con certezza, l’unico metodo sarebbe quello di allontanare la persona dalla sorgente di rischio, ma, ovviamente, è quasi sempre impossibile perché significherebbe arrestare un processo di lavoro o ritardarlo.
Alla luce di quanto espresso, considerando la tipologia che caratterizza il rischio biologico potenziale (ma anche quello deliberato), le azioni preventive e la formazione del personale sono fasi che acquisiscono ulteriore importanza.
Per essere accurata e affidabile, la valutazione rischio biologico dovrebbe essere svolta da società affermate ed esperte della materia.
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