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La Puglia vendoliana ha raggiunto negli ultimi anni ottimi risultati in termini di sviluppo e turismo. Un vero e proprio boom turistico e culturale l’ha resa una delle regioni più attraenti per investitori dell’impresa culturale e per turisti, tra cui moltissimi giovani, soprattutto nella penisola Salentina. Lecce, Otranto e Gallipoli sono sicuramente un traino in questo settore per la regione ma anche la Valle d’Itria con il suo importante festival diventa meta di migliaia di persone.

Però, non é tutto oro quello che luccica. Dalla recente inchiesta del Sole 24 Ore sulla qualità della vita, emerge, innanzitutto una spaccatura fra centro nord e sud. Nelle province medie del nord si vive meglio e Taranto, bellissima città pugliese di antica storia, é addirittura ultima in questa classifica. Qualche anno fa la stessa sorte toccò a Foggia, ora in netto miglioramento.

Sul dato negativo di Taranto ha indubbiamente influito la situazione ambientale dovuta al caso ILVA ma se andiamo ad analizzare i dati nel complesso, guardando agli altri parametri utilizzati nell’inchiesta, scopriamo che in generale la Puglia non se la cava bene proprio in quel settore in cui orgogliosamente, forse troppo, si ritiene leader: il tempo libero.

Cultura, teatri, spettacolo, turismo, locali, ristoranti e tutto ciò che rende dinamico il vivere insieme e la partecipazione dei giovani e dei cittadini, sembrano elementi che funzionano un po’ di più d’estate e molto meno nel resto dell’anno. La Puglia é quindi una delle ultime regioni per tempo libero.

Sulla “movida” pare cavarsela meglio, tra le pugliesi, Lecce (69esima) ma siamo comunque molto indietro rispetto a tante realtà del centro nord.

Nel settore creatività stesso discorso e nella lettura non ne parliamo (in Puglia si legge poco). Ma di chi é la colpa? Più che del colpevole, forse é bene interrogarsi sulle politiche attuate fino ad ora.

Partendo da Taranto, impossibile non sottolineare come il territorio tarantino sia stato a lungo ingiustamente trascurato dalla politica, nazionale e regionale. Taranto, una delle città più belle e ricche di storia d’Italia, non meritava una politica di industrializzazione selvaggia, sarebbe stato più giusto sfruttare quella inespressa miniera d’oro che si chiama turismo e cultura. Unendosi al Salento e alla costa Ionica salentina, Taranto e il suo mare sarebbero potuti diventare una risorsa straordinaria per l’intera economia turistica nazionale. E invece ci troviamo di fronte ad una città avvolta nell’industria e militarizzata all’estremo (marina militare) e con un porto che viene utilizzato solo per le merci (pensate a come sarebbe stato diverso poter aprire alle navi da crociera). Oggi il percorso da fare é tutto in salita e difficilmente rivoluzionabile, viste le migliaia di posti di lavoro che ci sono in ballo con l’ILVA. Ma si può comunque fare qualcosa che vada ad aggiungere opportunità, anzi si deve.

Per il resto la Puglia soffre ancora di improvvisazione e della mancanza di capacità e propensione a fare rete. Molti operatori del turismo e della cultura lavorano da sé e per sé, non investono in qualità e professionalità; alcune scelte politiche di finanziamento ad eventi e cultura appaiono miopi e clientelari, ci sono carenze enormi nei trasporti e nei servizi e questo non aiuta lo spostamento delle persone per la partecipazione alla vita culturale. Le iniziative regionali su musica, cinema e turismo (Puglia Sounds e Apulia Film Commission, unite alla recente Puglia Events) non sembrano rilevate dall’indagine come determinanti al miglioramento del sistema “tempo libero”. Occorre formazione e professionalizzazione da inserire nella macchina dell’organizzazione del tempo libero.

Molto si può e si deve ancora fare.

S.P.

(nella foto: un’immagine del pubblico al concerto La Notte della Taranta, uno degli eventi di punta dell’estate culturale salentina).

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