(di Giulio Perrotta) La terra sotto i piedi trema e le colonne portanti stanno per cedere. Il Vaticano e tutto il Cristianesimo.
I saggi di Gianluigi Nuzzi (Via Crucis) e Emiliano Fittipaldi (Avarizia), usciti pochi giorni fa, fanno emergere un quadro spaventoso e imbarazzante relativa alla gestione delle finanze della Santa Sede, oltre scottanti comportamenti ben lontani dalle esigenze ecclesiastiche imposte dal Vaticano, almeno pubblicamente.
Papa Francesco ha proprio una serie di grattacapi da risolvere: dalle spese pazze, alla gestione allegra degli immobili, alle sottrazioni di fondi per i poveri al mancato rispetto dei voti di povertà e castità, dall’arresto clamoroso di Mons. Lucio Angel Vallejo e Francesca Chaouqui alla divulgazione di documentazione riservata relativa ai fondi bancari e ai conti correnti dello IOR, l’istituto che si comporta a tutti gli effetti da banca.
Ribattezzato anche “Vaticano S.p.a.”, in realtà, non si sa quanto e come si spenda.
I due libri sopracitati fanno scoperchiare pentole che dovrebbero rimanere chiuse o addirittura sigillate: pensiamo allo scandalo dei lavori di ristrutturazione del superattivo di Mons. Tarcisio Bertone pagati, per un totale di 200 mila euro, dalla Fondazione Bambin Gesù, e finalizzati a progetti per i bambini malati. Certo, il manager Giuseppe Profiti, ex Presidente del Bambin Gesù, ammettendo tutto, spiega che la casa sarebbe poi stata messa a disposizione della fondazione per “finalità istituzionali”. Viene poi giustificata con lo svolgimento di “attività di marketing per conto dell’ospedale” la parcella di quasi 24mila euro pagata nel 2012 per l’affitto di un elicottero usato da Bertone per andare da Roma in Basilicata. “Non so come difendermi, è una vergogna. Difendersi dalle calunnie è quasi impossibile. Le vittime sono impotenti”. Così Bertone in un’intervista al Corriere della Sera specifica che l’appartamento in cui vive non l’ha ristrutturato con i soldi della Fondazione Bambin Gesù, affermando prima che le somme versate erano le sue, poi che l’appartamento è in realtà del Governatorato e di “tutti”.
Oltre Bertone, anche altri prelati vengono coinvolti. Come riportato sull’articoli presente alla pagina http://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/11844900/Vatileaks–le-spese-pazze-della.html, si legge che l’ex segretario di Stato vive in un attico di 700 metri quadrati all’ultimo piano di Palazzo San Carlo in Vaticano. Capitolo Palazzo del Sant’Uffizio: “Qui – scrive Nuzzi – l’appartamento più grande, ben 445 metri quadrati, è andato al cardinale Velasio De Paolis, ratzingeriano di ferro, classe 1935, presidente emerito della Prefettura degli affari economici della Santa sede”. La lista è lunga: “Franc Rodé, cardinale sloveno di 81 anni, 409 metri quadrati; Kurt Koch, presidente del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, 356 mq. Altro palazzo, a ridosso di via della Conciliazione: Marc Ouellet, cardinale canadese, 500 mq; Sua Eminenza Sergio Sebastiani, 84 anni, 424 mq; l’americano Raymond Leo Burke, patrono del sovrano militare ordine di Malta, 417 mq; Zenon Grocholewski, polacco e prefetto emerito della Congregazione per l’ educazione cattolica, 405 mq; un altro americano, William Joseph Levada, 524 mq a Borgo Pio”. Tutti i cardinali godono di canone zero: niente affitto in cambio di residenze lussuosissime. Di fatto, un capitale da 1 miliardo di euro regalato o quasi. Il tutto mentre il Papa vive in un sobrio appartamentino da 50 metri quadrati.
Ancora, nella gestione non trasparente dei conti, spuntano buchi da 700 mila euro al supermercato, 500 mila nei depositi di abbigliamento e 300 mila in farmacia.
Il Papa, provando a fare chiarezza su tutto, anche prima dello scandalo Vatileaks, aveva creato ad hoc persino una Commissione referente sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa (Cosea) della Santa Sede, creata per portare a termine l’auspicata riforma delle istituzioni vaticane, migliorando la programmazione delle attività giuridiche ed economiche, guidate proprio da Vallejo, arrestato pochi giorni fa, portando di fatto un’impossibilità a completare la posizione finanziaria consolidata a causa della mancanza di dati fondamentali.
Come se non bastasse, l’Obolo di San Pietro è fuori bilancio e viene usato per le spese dei dicasteri; e poi ancora il mistero del mattone vaticano: immobili valutati a 1 euro, mentre sono a bilancio solo per pochi spiccioli. Come riportato dal Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/11/03/vaticano-zero-trasparenza-e-costi-fuori-controllo-soldi-del-bambin-gesu-per-ristrutturare-attico-di-bertone/2182981/), tra i capitoli più incredibili c’è quello sul patrimonio immobiliare: Nuzzi scrive che quelli nel portafoglio dell’Apsa, l’amministrazione del patrimonio della sede apostolica, valgono 2,7 miliardi ma sono a bilancio per una somma sette volte più bassa. Continua l’articolo suindicato: Fittipaldi amplia la visuale citando un documento della commissione referente secondo cui “ci sono 26 istituzioni relazionate alla Santa sede che possiedono beni immobiliari per un valore contabile totale di un miliardo di euro al 31.12.2012″.
Il quadro viene completato con la posizione dubbia dello IOR rispetto ai conti correnti sospetti e al rispetto della normativa sull’antiriciclaggio e la tv ecclesiastica che trasmetteva programmi porno. Secondo Nuzzi e quanto riportato sulla pagina http://www.liberoquotidiano.it/news/esteri/11844900/Vatileaks–le-spese-pazze-della.html, lo scandalo maggiore è quello dell’Obolo di San Pietro Per ogni euro raccolto con le offerte dei fedeli che arriva al Santo Padre, si legge in Via Crucis, “appena 20 centesimi finiscono in progetti concreti di aiuto ai poveri”, mentre 378 milioni di euro sono su conti correnti di 12 banche differenti, a tassi molto, molto bassi. E a rendere l’idea del caos contabile che regna in Vaticano, basti l’esempio della diocesi di Maribor, in Slovenia: 800 milioni di rosso. Per ripianare in parte i debiti, la tv della Chiesa slovena pensò bene di trasmettere programmi porno per aumentare gli ascolti.
Se quanto affermato dai protagonisti venisse confermato, sarebbe davvero la definitiva prova che il Vaticano e la religione cattolica sono in realtà 2 entità diverse: l’una il braccio armato del Demonio, l’altra l’oppio dei popoli.
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