Povere Creature (Poor Things! nel titolo originale) è un film che ha già fatto parlare moltissimo di sé fin dalla sua prima alla scorsa mostra del cinema di Venezia. Che Yorgos Lanthimos è un regista visionario e particolare l’avevamo già capito anche vedendo i suoi lavori precedenti ma è con quest’opera che riesce finalmente ad imprimersi e a divenire un punto di riferimento per un determinato “stile” di cinema. Lanthimos è senz’ombra di dubbio un regista con una visione forte, riesce ad avere una relazione e un immaginario molto chiari e noi spettatori non possiamo far altro che cercare di abitare questa visione e comprenderla mentre la osserviamo assieme alla sua poetica che vi ruota attorno.
Gente mostruosa che viene raffigurata con una dolcezza e uno sguardo particolare, uomini esteriormente ordinati che invece si rivelano al loro interno demoni capaci di nefandezze e bassezze più disparate. Su questo terreno, si dipana la pellicola che diventa anche spettacolo per gli occhi grazie all’uso dell’equilibrio nel bianco e nero iniziale e nei colori successivamente. La pellicola prende spunto da un romanzo, che si chiama proprio Poor Things, scritto nel 1992 da Alasdair Gray venuto a mancare purtroppo nel 2019.
Un film che non la smette di fare incette di premi, dal Leone d’oro come miglior film a Venezia, ai due Golden Globes recentemente ricevuti, uno come miglior film e l’altro come migliore attrice per Emma Stone; sono già in molti che stanno scommettendo per i futuri premi Oscar, e penso che sia molto probabile che qualcosa porterà a casa anche in quell’occasione.
I personaggi sono ben caratterizzati e rimangono impressi dal punto di vista visivo, sono persone che rimangono in qualche modo condizionate dalle situazioni in cui si trovano, sono simpatici ma allo stesso tempo percepiamo anche una qualche solitudine di fondo in loro.
La protagonista, Bella Baxter (interpretata da Emma Stone) è un personaggio che a modo suo è anche mostro in quanto nasce da un “cadavere” come nel caso di Frankenstein, anche se la sua è una rinascita in una nuova vita. La storia prende spunto come appena citato dalla storia di Frankenstein di Mary Shelley anche se si muove in un’altra direzione in seguito. A volte lontana dalla classica etica e dalla morale vediamo il progredire di Bella come “creatura”: dalla scoperta ingenua, fino al periodo di maturazione dove sono gli impulsi sessuali a farla da padrone per arrivare al momento della scoperta del sapere e della filosofia. Diventa una storia di formazione, costellata da momenti chiave nel percorso di crescita; un percorso si atipico e molto romanzato che vuole però ricordare anche le fasi di vita e di sviluppo tipiche dell’essere umano.
Messua Mazzetto
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