- I personaggi protagonisti sono due personaggi diametralmente opposti. Come lavora quando lavora alla ideazione dei personaggi?
Parto da una visione dei Giapponesi dell’epoca. Cerco di creare dei personaggi che siano aderenti dal punto di vista del vestire, dell’atteggiarsi e anche nel modo di esprimersi e nel linguaggio.
- Dal punto di vista visivo del disegno come sono stati caratterizzati e se ha preso ispirazione da qualcosa in particolare.
Rispetto magari a visi particolari, non so il viso di un attore ETC, questo no. Però per il modo di portare i capelli, il modo di vestire, su quello mi sono concentrato molto. C’è comunque un punto di arrivo, di ideale.
- Com’è oggi rappresentare e parlare di quel periodo? Ovvero del dopoguerra in Giappone.
C’è molto cinema e molti racconti sul periodo della seconda guerra mondiale. Mentre ho notato che nel cinema c’è ma nel manga quel periodo è stato affrontato ma in modo marginale. Le nuove generazioni sanno qualcosa ma molto poco, ho pensato quindi con quest’opera di cercare di colmare quel vuoto. Ho molto interesse per questo periodo, raccontare di un tempo che all’epoca era qualcosa da raccontare per parlarne a chi era già a conoscenza. Il cinema a volte non riesce a raccontare il trauma del dopoguerra. Si cerca di raccontarlo alla generazione di oggi. La sindrome postbellica del soldato quando ritorna da un conflitto.
Godzilla, il regista dell’ultimo film ha letto il mio manga per cercare di capire proprio questo. Sia il regista che lo staff lo hanno letto per riuscire al massimo di entrare nell’atmosfera.
- Cosa ha letto e come si è preparato per realizzare quest’opera?
Leggendo molto Tanaka Komimasa sono andato ad approfondire a trovare gli appigli per raccontare il periodo ma anche a trovare le difficoltà della guerra. L’ho raccontato con un’ottica reale ma ho cercato di renderlo più marcato. Sentirle e raccontarle amplificava il dramma già presente di per sé all’interno della situazione. Nel racconto analitico fare il punto della situazione piuttosto che viverlo in prima persona. Ho voluto raccontare le esperienze della guerra senza dare un significato particolare ma lasciare aperto in modo che ognuno, ogni lettura ci dia il proprio significato.
- Durante la serializzazione di polvere di stelle, alcuni assistenti sono molto appassionati di quel periodo. Come lavora con i suoi assistenti?
Allora, si non ho avuto influenze o idee dalle persone con cui lavoravo. Però ritengo geniali alcuni dei miei collaboratori, alcuni sono dei veri appassionati del dopoguerra. Io assieme a loro ho parlato a lungo con loro, cercando immagini, riferimenti dal punto di vista visivo per arrivare nel manga a rendere le idee. Nel manga abbiamo inserito i Kakejinku ad esempio (i cartelli in verticale) che erano elementi importanti. Kawakazu Tokushige ad esempio è geniale, ci siamo soffermati su alcuni particolari e assieme abbiamo lavorato e il punto di vista visivo è cresciuto, una creatività molto importante.
- Ci sono degli omaggi nascosti e più visibili nel manga
In realtà non mi sono ispirato ai disegni, ma ho preso dai disegni quello che era di quel periodo. La forma dei capelli è identica, qualche caratteristica stilistica anche.
- La visione della donna
La visione della donna è complessa, non volevo fare di tutta un’erba un fascio. Ogni personaggio ha un suo ruolo. La sorella maggiore del sergente è una donna che ha messo da parte il proprio sentimento. La sorella più piccola invece ha vissuto una parte del dramma e quindi ha un modo diverso di approcciarsi. Avranno due futuri diversi, influenzati dal loro vissuto anche così come la figura della prostituta che già nasce con una visione antica prima della guerra che si modifica con il dopoguerra. La donna dopo la guerra diventa una donna che deve costruirsi da sola la propria vita, procurarsi da sola il proprio denaro. Sono delle realtà differenti. Un’immagine frammentata, diversi tipi di donne quindi che interagendo creano la loro realtà.
- Polvere di stelle è stato definito da alcuni come un Yaoi platonico, una sorta di BL.
Non mi piace perché è riduttivo. Se guardiamo l’esplosione dello Shojo manga vi è la possibilità di parlare del femminile. Io ho seguito la diffusione di questo genere che parlava di alcuni argomenti che non si trovavano nei manga maschili. Andando avanti i generi hanno avuto una mescolanza nel mio manga, sembra un po’ verso il BL per certi aspetti ma in realtà è un periodo storico nel quale uomini e donne (durante e dopo la guerra) erano divisi. Capire questo, che può venire equivocato è un tipo di rapporto evidente. Può sembrare un’amicizia che va oltre all’amicizia ma in realtà all’epoca era un qualcosa di normale che questo tipo di rapporto vi fosse.
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