Piacenza – L’istituzione del registro comunale delle unioni civili di fatto é un argomento che ovunque si é discusso ha suscitato una certa animosità dovuta prevalentemente all’ancoraggio ideologico e trasversale di varie posizioni. Ma quanto accaduto a Piacenza in consiglio comunale lascia aperta qualche riflessione in più.
Non stupisce l’atteggiamento dell’opposizione di centro destra che su questi temi dimostra, a Piacenza più che altrove, un legame a posizioni talmente antiche e demagogiche che nemmeno la nuova Forza Italia o il nuovo Centrodestra avrebbero più il coraggio di porre come argomentazioni valide.
Stupisce, ma nemmeno più di tanto, invece, la posizione sostanzialmente ambigua e immobile del PD piacentino a partire dal sindaco Paolo Dosi (nella foto), renziano dichiarato, successore di Roberto Reggi, altro renziano doc che per dieci anni ha guidato la città emiliana nella carica di primo cittadino. D’altronde é stato proprio Matteo Renzi, nel confronto con Cuperlo e Civati in diretta tv su Sky, a definirsi “prudente” sul tema dei diritti civili.
A Piacenza fu proprio Reggi, il delfino di Renzi, a partecipare, prima della scadenza del suo mandato, ad una fiaccolata di Arcigay per dimostrare la sua vicinanza alle istanze del movimento LGBT. Ma fu anche Dosi, il delfino di Reggi, nel 2003, nelle colonne del quotidiano locale Libertà, a parlare di riconoscimento di alcuni diritti alle coppie di fatto anche se tendeva ad escludere l’uguaglianza delle unioni civili con i matrimoni eterossessuali. Dosi si spinse oltre, escludendo la possibilità di discussione su temi come i matrimoni e le adozioni gay.
Ma non finisce qui. Dosi, in campagna elettorale, manifestò un impegno preciso, con lettera scritta all’Arcigay di Piacenza, che gli chiedeva se in caso di elezione avrebbe dato seguito alla mozione contro l’omofobia approvata dal consiglio comunale nel 2011: “Con riferimento alla vostra lettera aperta vi confermo la mia disponibilità a sottoscrivere la mozione di cui all’oggetto”. Questa é stata la risposta breve, chiara e concisa di colui che é poi diventato sindaco di Piacenza.
Durante il surreale consiglio comunale dove é iniziata la discussione sull’approvazione del provvedimento riguardante il registro delle unioni civili, il sindaco, sollecitato più volte ad esprimersi in maniera chiara non ha invece proferito parola. Prudenza per uscire allo scoperto sul finale? Oppure qualche dubbio, dovuto anche ai vari mal di pancia che esistono, tanto per cambiare, nel PD?
Staremo a vedere. Nel frattempo abbiamo chiesto un’opinione al presidente dell’Arcigay Piacenza (Associazione L’Atomo), Valeriano Scassa, il quale dichiara: “Ci auguriamo che non assisteremo di nuovo a spettacoli poco edificanti. Per ora sappiamo che, caso quantomai raro, nel prossimo incontro dedicato all’argomento – in cui verranno discussi ben 115 emendamenti – si è già fissato un termine temporale per la seduta, così i tempi rischieranno di allungarsi ulteriormente. A che pro?“
Stefano Bassi
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