(di Giuseppe La Rosa) Nei giorni scorsi il governo ha finalmente ammesso di non voler modificare l’impopolare legge Fornero, approvata nel 2012, e allo stesso tempo ha avanzato diverse proposte sul tema pensioni.
Quindi non sarà prevista nessuna penalizzazione per far uscire anticipatamente dal lavoro tutti coloro che abbiano raggiunto l’età pensionabile. L’Esecutivo ha posto sul tavolo l’ipotesi di prestito pensionistico per garantire maggiore flessibilità in uscita.
Si tratta del cosiddetto APE (ovvero Anticipo pensionistico), un piano di riforma della previdenza a costo zero, previsto per quest’anno dal governo. In particolare, la proposta prevede un anticipo con piano di ammortamento della durata di 20 anni, maggiori detrazioni fiscali sulla parte del capitale anticipato per soggetti meritevoli di tutela e una garanzia assicurativa.
Ma, se da un lato per lo Stato la misura è a costo zero, dall’altro, invece, i cittadini che decideranno di usufruire del prestito pensionistico dovranno affrontare un esborso. Con l’APE, infatti, si potrà andare in pensione prima, fino a tre anni: ma attenzione poiché ciò implicherà una riduzione dell’assegno mensile.
Secondo i calcoli del sindacato Uil: “su una pensione netta di 2500 euro la rata mensile del prestito per un’uscita anticipata di tre anni, ammonta a quasi 500 euro (calcolata su tredici mensilità).” Inoltre, data la durata ventennale del prestito, l’importo va moltiplicato per 20 . In tal modo si ottiene un’incidenza di oltre il 20% sul netto percepito.
Invece, sempre secondo la Uil, per le pensioni più basse non vi sarà in proporzione un esborso inferiore. “Su una pensione netta di 1000 euro al mese, l’anticipo di tre anni comporterebbe un prestito pensionistico con rata mensile di 199,64 euro (sempre per 13 mensilità).”
Al momento i dati non prendono in considerazione i costi legati al premio assicurativo richiesto da banche e aziende del credito. In più, non è chiaro se il prestito verrà concesso senza garanzie reali e se verrà trasferito l’obbligo di rimborso agli eredi in caso di decesso del titolare.
La proposta del governo ha fatto alzare i toni nel dibattito politico, soprattutto dall’opposizione, più che dai sindacati. I partiti e movimenti di opposizione hanno accusato il governo di favorire chiaramente gli interessi delle banche. Ma, secondo le dichiarazioni del viceministro al Ministero dell’Economia e delle Finanze, Enrico Zanetti: “il prestito pensionistico è l’unica modalità per dare risposte nel breve termine. È impensabile costruire oggi una flessibilità”.
La proposta del governo delinea un indirizzo politico chiaro. Al di là del dibattito tra destra e sinistra, ammesso che ancora esistano tali categorie, e tra favorevoli e contrari alla riforma, si conferma ulteriormente la tendenza a far gestire la previdenza dal privato. La domanda che molti osservatori si pongono e se un sistema di questo tipo possa funzionare con gli stipendi bassi e con la mancanza di continuità contributiva da parte dei cittadini.
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