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questurapaviadi Edoardo Gandini – Il 5 novembre a Pavia si è svolta la marcia nazista tanto protetta e difesa da Questura e Prefettura. Così, col pretesto di commemorare un defunto missino, morto a seguito di un incidente stradale (come dimostrato dalla stessa perizia effettuata dal consulente del Tribunale, a sua volta importante esponente missino), circa cento naziskin, scortati dalla polizia, hanno offeso e umiliato la città.

Una macabra e infame sfilata con passo e inquadratura militare, con bandiere nere e croci celtiche, con ammenicoli vari dalle svastiche alle toppe delle SS, tra saluti romani, inni nazifascisti e slogan del ventennio. Sulla loro strada, però, hanno trovato i pavesi che hanno ribadito tutto il disprezzo che questa città prova per loro. Infatti, nonostante il divieto di Questura e Prefettura, Pavia ha reagito e si è formata una piazza pacifica e motivata di numerosi donne e uomini, italiani e migranti, di associazioni e di partiti (dai comunisti ai liberali, dagli ecologisti ai federalisti europei, dai civici alla sinistra). Con noi anche alcuni parlamentari, il Sindaco ed esponenti dell’amministrazione cittadina. Tutti abbiamo voluto raccogliere l’appello dell’Anpi e della Rete Antifascista pavese e abbiamo difeso la Costituzione stuprata nuovamente dalla presenza nazista. Tutti siamo rimasti sul posto nonostante il violento pestaggio e le numerose cariche subite dalla polizia contro un presidio pacifico e inerme. E i nazisti, sempre scortati con carineria, hanno dovuto cambiare strada per portare a termine la penosa marcetta in totale solitudine. Nella notte, poi, quando sarebbe bastato gestire il normale ordine pubblico, chi di dovere probabilmente ha riposto un po’ troppa fiducia nelle rassicurazioni ricevute dai naziskin e così un circolo Arci e una decina di soci sono rimasti assediati dal gruppo nazista per oltre un’ora. Ciò che è accaduto è vergognoso e rappresenta un’offesa intollerabile per la città e per tutti coloro che credono nella civile convivenza. Questore e Prefetto devono assumersi le proprie le responsabilità e fare due semplici cose: chiedere pubblicamente scusa e togliere il disturbo.

Edoardo Gandini, Green Italia e European Green Party

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