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Economia-cinese(di Giuseppe La Rosa) Si attendeva da qualche mese l’esito da Strasburgo della decisione finale sul riconoscimento, o meno, alla Cina dello status di economia di mercato, Mes (Market Economy Status). Al termine del dibattito, però, il Parlamento europeo ha bocciato la richiesta con un’ampia maggioranza, che ha compreso forze politiche eterogenee,  i Popolari, i Socialisti, i Liberali, i Conservatori e i Verdi.

La motivazione si basa sul fatto che la Cina sia ancora lontana dai requisiti perchè le venga riconosciuto tale status. Con questa risoluzione, l’Aula ha di fatto invitato la Commissione europea a “tenere debitamente conto dei timori espressi dall’industria europea, dai sindacati e da altri soggetti interessati” e ad  “opporsi a qualsiasi concessione unilaterale dello status di economia di mercato”.

Il mondo imprenditoriale si è mostrato soddisfatto dell’esito. Infatti, da diverse voci nell’area euro si muovono accuse alla Cina, soprattutto per quanto riguarda la vendita di prodotti sotto costo. Il Parlamento europeo ha, infatti, ribadito che “dato l’attuale livello di influenza dello Stato nell’economia cinese sui prezzi, costi, produzione e fattori di produzione non rispondono a segnali di mercato”.

Milan Nitzschke, il portavoce dell’associazione industriale Aegis Europe, un’alleanza industriale che rappresenta oltre 25 industrie volte a promuovere la produzione di investimento, l’innovazione, l’occupazione e la crescita in Europa, ha dichiarato: “Si tratta di un segnale forte lanciato alla Commissione e al Consiglio perché non concedano lo status alla Cina in modo affrettato”.

Inoltre, secondo le accuse da parte della maggioranza dei deputati la Cina sostiene le proprie aziende con interventi dello Stato centrale, e tramite gli incentivi permette la presenza di prezzi più bassi per il proprio export. In tal modo e evidente che i prezzi non siano determinati dalle forze della domanda e dell’offerta, creando distorsioni al libero scambio.

Con tale decisione la Commissione europea manterrà, dunque, le misure anti-dumping verso la Cina, cioè quelle misure volte a contrastare  la vendita, da parte di aziende estere, di prodotti a prezzi inferiori rispetto al prezzo praticato nel mercato di provenienza.

Per la Commissione, la decisione non è vincolante ma rappresenta comunque un segnale politico importante. A dicembre si dovrà valutare la transizione definitiva della Cina verso l’economia di mercato (Mes), che permetterebbe l’ingresso nel World Trade Organization, dopo 15 anni dall’inizio del processo di riconoscimento.

Intanto, non si sono fatte attendere le critiche da parte del Global Times, il quotidiano cinese ufficiale del Partito Comunista, che ha comunicato: “Negare alla Cina lo Status di Economia di Mercato (MES) è privo di significato e irresponsabile. Invece di accusare la Cina di dumping nella regione, i responsabili politici dell’UE dovrebbero migliorare il meccanismo di dialogo con i rappresentanti cinesi per capire soluzioni più fattibili ai problemi di eccesso di capacità, e non lasciare che il protezionismo intacchi il commercio tra la Cina e l’Unione europea”.

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