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La società degli adulti, in particolare quella delle famiglie, degli operatori della scuola, delle associazioni lgbt non può che essere scossa e addolorata per il suicidio di Davide, che probabilmente si è tolto la vita per i continui sfottò perpetrati anche su Facebook da parte di alcuni suoi compagni.

Allo stesso tempo bisogna sapersi fermare, riflettere, dare il giusto peso alle parole e alle azioni, partendo dalla considerazione che il bullismo omofobico non si sconfigge individuando i mostri, ma agendo sulle cause, interrogandosi sulle mancanze di ascolto degli adulti, della sottovalutazione dei segnali, della devastante distanza dei ragazzi da modelli positivi cui riferirsi, compresa una politica cieca e sorda rispetto alla solitudine e abbandono delle giovani e giovanissime generazioni. Gli insegnanti e le famiglie di quei ragazzi devono assumersi la responsabilità di trarre da questa tragedia non momentanei gesti di cordoglio, ma azioni concrete di formazione a partire da se stesse per poi educare con fermezza ragazzi di quattordici e quindici anni al rispetto delle differenze, e bene fa il Gay Center a impegnarsi in questo senso. Urlare, indignarsi, condannare i ragazzi può essere consolatorio, ma sbaglia l’obiettivo. Se vi saranno responsabilità penali, questo lo accerteranno gli inquirenti, a noi spetta il compito di rivendicare concreti programmi educativi, la possibilità di dialogare e interagire con gli studenti, richiedere come da anni facciamo azioni concrete contro il bullismo omofobico e l’estensione della Legge Mancino ai reati d’odio di omofobia e transfobia. Bene le fiaccolate, cui Equality Italia aderisce, tenendo sempre presente che il nostro obiettivo deve essere quello di conquistare il maggior numero di giovani e ragazze ai valori del rispetto delle differenze.

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