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falconeUn filo rosso intessuto di tradimenti di Stato, trame dei servizi segreti, e soldi, tanti soldi, sembra legare indissolubilmente la strage di Capaci del maggio 1992, in cui furono uccisi Giovanni Falcone, sua moglie Francesca e gli agenti della scorta, ai nuovi poteri, soprattutto criminali, nati nel vuoto istituzionale e nell’instabilità politica generati dal crollo dell’ex Unione Sovietica.
Un anno prima il procuratore generale della Federazione Russa, Valentin Stepankov, aveva iniziato a collaborare con il magistrato italiano nella comune indagine sugli aiuti finanziari concessi dal Pcus al Pci e sul ruolo giocato da mafia internazionale e organizzazioni terroristiche clandestine nella circolazione e nella gestione di quell’enorme flusso di denaro.
Dopo il fallito golpe di Mosca dell’agosto 1991 e l’affidamento a Stepankov della relativa inchiesta, la visita del procuratore russo a Roma nel febbraio 1992 e l’incontro con Falcone costituiscono il primo atto di un’intesa destinata a interessanti sviluppi e formalizzata dalla promessa di un imminente viaggio del magistrato siciliano in Russia. Ma quella data, già appuntata nell’agenda delle due Procure, viene letteralmente cancellata dal più devastante attentato mafioso della storia, attuato con una tecnica militare così raffinata da far apparire subito la sua matrice quantomeno sospetta.
Alla luce del lavoro e della testimonianza di Stepankov e sulla base di una notevole mole di documenti inediti e verbali di interrogatorio, tra cui la deposizione di Michail Gorbaciov, Francesco Bigazzi ricostruisce l’intreccio delittuoso che si era sviluppato tra «assistenza internazionale» del Pcus e dello Stato sovietico ai «partiti fratelli» e l’istituzione di conti segreti, tra l’ingegnoso quanto spregiudicato utilizzo di aziende partecipate dai partiti comunisti stranieri, di cui il sistema delle cooperative del Pci rappresentava un modello, e il possibile riciclaggio di quegli ingenti «contributi» da parte di organizzazioni criminali.
Nel ripercorrere a oltre vent’anni di distanza la tragica stagione del «golpe balneare», l’inchiesta che ne seguì e i suicidi o le morti sospette dei più alti dirigenti della Russia di allora, appare sempre più evidente che Stepankov e Falcone avevano cominciato a sollevare il velo su uno degli scenari più misteriosi e inquietanti del panorama politico europeo del secondo dopoguerra, quello dei legami d’affari e di connivenza fra Pcus, mafia e partiti «fratelli». Una coraggiosa operazione di verità rimasta drammaticamente interrotta.

Il Viaggio Di Falcone A Mosca è in libreria dal 3 novembre per Mondadori.

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