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donna-incinta(di Massimiliano Passerini) <<Non sapevo di essere incinta>>! Con questa frase sono stati accolti gli operatori del 118 che qualche settimana fa sono stati chiamati in una casa (o meglio in un tugurio) di un Comune della Sardegna, dove hanno soccorso una donna in preda ad un emorragia post-partum, constatando purtroppo con rammarico la morte della neonata.

<<Non sapevo di essere incinta>>! La disarmante affermazione della donna.  Sembra quasi una battuta che desta ilarità; talmente surreale da risultare quasi impossibile da credere vera. Purtroppo, però, c’è poco da ridere: la neo-mamma trentenne pare davvero non essersi accorta di essere “in stato interessante”.

Una vicenda tra il triste e il paradossale, dove l’incuria, la negligenza e l’ignoranza hanno condotto alla morte una vita appena venuta al mondo.

Il tugurio era un lascito ereditario dalla nonna materna; una casetta isolata in mezzo alla campagna e circondata da una boscaglia impenetrabile, nel contesto sardo.

Il compagno e padre della bambina pare fosse ignaro della gravidanza, come se quel pancione fosse frutto di un’alimentazione troppo esagerata. Una coppia, insomma, che viveva in condizioni di miseria e di abbandono sociale, anche se i servizi sociali locali pare non fossero nemmeno a conoscenza della situazione (sic).

E nascono spontanei i seguenti quesiti: Come si fa a non accorgersi di essere incinta? Come può accadere che una donna non si accorga di una gravidanza fino il nono mese ovvero fino al momento di partorire? Come ha fatto il suo compagno a non vedere il pancione crescere? Colpa dell’ignoranza o disagi psichici e socio-ambientali? Come è possibile che nel 2016  esistano ancora realtà così lontane dalla civiltà?

Quello che lascia ancora più allibiti è il silenzio dei media: Possibile che questa notizia non faccia scalpore?

 Come si può parlare di “progresso” se poi il sistema non si accorge di disagi così profondi e radicati? Come si può parlare di “progresso” se ancora dobbiamo lottare con un livello di analfabetismo (più o meno grave), che in Italia tocca quasi il 65% ? Nel 2008, infatti, Tullio De Mauro afferma che solo il 20% della popolazione possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura e scrittura (http://www.vnews24.it/2014/05/29/analfabeti-italia-cultura/). Questo, di per sé, dovrebbe far riflettere seriamente.

Questa vicenda lascia in bocca un sapore amaro, perché troviamo più domande delle risposte e, forse, la verità risiede proprio altrove.

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