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Il presidente del Consiglio nazionale forense Guido Alpa ha inviato oggi una lettera al Ministro guardasigilli: “Forti criticità delle norme in materia di giustizia. Grave prevedere misure sull’esercizio della giurisdizione e sull’accesso alla giustizia dei cittadini senza confronto con chi esercita il ministero della difesa”.

Roma. Un incontro il prima possibile tra Consiglio nazionale forense, i presidenti dei 26 Ordini forensi distrettuali in rappresentanza del territorio, Oua e il Ministro della giustizia Annamaria Cancellieri, per ripristinare un confronto sui necessari e organici interventi in materia di giustizia.
La richiesta al ministro guardasigilli è contenuta in una lettera inviata oggi dal Consiglio nazionale forense, a firma del presidente Guido Alpa, in merito alle misure per l’efficienza del sistema giudiziario e la definizione del contenzioso civile, contenute nel decreto legge “del fare”, approvato sabato dal consiglio dei ministri.

Delle norme in materia di giustizia, evidenzia la lettera, si è appreso da fonti esterne al dicastero nonostante la circostanza che “solo pochi giorni or sono nel corso degli incontri svoltisi con le rappresentanze istituzionali ed associative dell’Avvocatura il ministro stesso aveva comunicato l’intenzione di procedere in materia attraverso la necessaria consultazione di tutti i soggetti che partecipano al funzionamento della macchina processuale”.

Il CNF ribadisce innanzitutto la propria contrarietà al solito metodo adottato dai Governi via via succedutisi, di intervenire con decretazione d’urgenza sulla giurisdizione e sull’accesso dei cittadini alla giustizia; e senza un preventivo confronto con la Istituzione che rappresenta coloro che esercitano il ministero della difesa.
Consultazione peraltro legislativamente prevista dall’articolo 35, comma 1 lettera q della legge 247/2013.

Quanto al merito del provvedimento, la lettera individua i punti che sollevano “forti criticità”, riservandosi di portare all’incontro un documento dettagliato con le modifiche necessarie e le ulteriori proposte, visto che la buona amministrazione del servizio giustizia è un obiettivo sentito da tutta l’Avvocatura.

Mediazione obbligatoria. Il presidente Alpa esprime “sconcerto” per la reintroduzione della obbligatorietà della mediazione. La lettera critica l’utilizzo della decretazione d’urgenza in una materia coperta da riserva assoluta di legge. Evidenzia inoltre che la declaratoria di incostituzionalità da parte della Consulta, per eccesso di delega delle precedenti norme, ha assorbito logicamente e giuridicamente, ma non certo ha ritenuto infondati, gli altri vizi sollevati dalle numerose ordinanze di rimessione, relativi alla obbligatorietà, onerosità, assenza di garanzie circa la preparazione dei mediatori. “Non risolve il problema la iscrizione dei diritto degli avvocati nel registro dei mediatori”, chiarisce la lettera.
Reclutamento di magistrati onorari per le Corti d’appello. La misura, oltre a non risolvere il problema del sovraccarico in primo grado, non presta sufficiente attenzione ai criteri di selezione, che dovrebbero esser rigorosi per evitare l’infelice esperienza delle sezioni stralcio. Impiego di magistrati togati. Il CNF rileva anche la contraddittorietà interna tra le norme, attinente all’utilizzo dei magistrati togati, laddove da una parte si reclutano magistrati onorari e dall’altra si distolgono risorse preziose dal servizio attivo nella magistratura giudicante e requirente laddove si modifica la nuova legge forense, prevedendo che delle commissioni d’esame per l’abilitazione facciano parte dei magistrati in servizio.
Funzioni paragiurisdizionali e nuove proposte. Il decreto, evidenza il presidente Alpa, non si cura della funzione sussidiaria dell’avvocato rispetto alla possibile devoluzione di funzioni di tipo “paragiurisdizionale”, che potrebbero ben riguardare l’Avvocatura. Senza contare che il CNF, mosso dalla ferma volontà dell’Avvocatura di cooperare all’amministrazione della giustizia, ha proposto innovativi istituti per deflazionare il carico giudiziario, a costo zero per lo stato, come la negoziazione assistita, la translatio judicii ai procedimenti arbitrali (il passaggio della controversia, a determinate condizioni, dal giudice alle camere arbitrali), senza che dal ministero sia giunta alcuna risposta.

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