Ludopatia. Azzardopatia. Gioco d’azzardo patologico. Sono insomma tanti i modi per chiamare quella patologia caratterizzata da una forte attinenza nel giocare d’azzardo. Ancora non ne sono note le cause, ma si può ritenere che la dipendenza sia legata a un’interazione sfavorevole tra fattori biologici, genetici e ambientali. Sono però ben noti quegli elementi che possono aumentare la possibilità di diventare ludopatici. In primis a favorire il Gap è, senza alcun dubbio, la presenza di altri disturbi psichici, come ansia e depressione. Inoltre, si può diventare azzardopatici se si è spinti da uno spirito marcatamente competitivo, se si è fortemente irrequieti e iperattivi. Può essere elemento di pericolosità anche un’alta esposizione all’offerta di gioco e scommesse di soggetti sensibili o ancor peggio predisposti alla ludopatia. Questi ultimi infatti possono essere fortemente attratti e attirati da tutti quei messaggi fuorvianti in merito alle effettive possibilità di vittoria o comunque, più o meno velatamente, istiganti a giocare in modo eccessivo.
Tra i tanti studiosi che si sono occupati di questa patologia c’è Gary Lange, terapeuta familiare e matrimoniale statunitense. Il professore, che ha studiato in California, ha fatto notare come il giocatore ludopatico non ha più la propria bussola personale, ma è principalmente guidato dalla necessità di andare sempre più sulle forti quantità di denaro, vero e proprio obiettivo. A dominare è soprattutto il desiderio di evadere da quel mondo di pressioni che si è creato. Lange sottolinea come il Gap può essere favorito dalla presenza di altri casi simili in famiglia, quasi a indicare una sorta di gene. Il gambing può quasi diventare una scorciatoia, che però, in molti casi, non c’è o non si può trovare. Il terapeuta inoltre sottolinea come la giovane età porta a un’attrazione e a un interesse verso il gioco d’azzardo. Questo accade perché questi “sono spesso impulsivi e dettati dalla voglia di apparire: micidiale mix che porta alla distruzione di tutto. Soprattutto di quella paura positiva che impedisce di sbagliare”.
I giocatori patologici sono 800mila, oltre 12mila quelli attualmente in trattamento, almeno un milione e 700mila quelli a rischio. Ma quali possono essere i rimedi e le soluzioni? Il primo passo verso la diagnosi consiste nell’ammettere la propria condizione di dipendenza e nel dare ascolto ai consigli dei familiari, degli amici e dei colleghi. La difficoltà principale sta però nel fatto che difficilmente il giocatore ludopatico potrà essere cosciente e obiettivo della sua problematica. È anche per questo, trattandosi di un qualcosa di multifattoriale, occorre intervenire su più fronti. Ci sono in ballo questione psicologiche, psichiatriche, sociologiche, ma persino economiche e finanziarie. Il lavoro di cura sarà principalmente un lavoro di equipe. Sulla base delle condizioni del paziente, si può decidere anche di intervenire farmacologicamente, attraverso degli antidepressivi. La guarigione però può richiedere dei tempi abbastanza lunghi. Insomma, si tratta di un problema che si può risolvere, seppur il percorso è pieno di ostacoli. Lange sottolinea però come non è necessario demonizzare ulteriormente il gioco d’azzardo, ma ciò che più conta è evitare di lucrare e guadagnare sui ludopatici. È forse qui la questione principale. È forse qui il virus da debellare.
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