80 Views

(di Serena Belluardo) – È vero che non siamo mai contenti!  Ma come potremmo esserlo se chi deve soddisfare le nostre e le esigenze di tutti, lo fa dando “contentini” a destra e a manca senza tener conto della situazione che si viene, di volta in volta, a creare?

Quando la sentenza della Corte Costituzionale del 6 dicembre 2012 ha dichiarato illegittima la mediazione obbligatoria per eccesso di delega, tutta quella parte dell’avvocatura contraria all’istituto ha cantato vittoria e ha parlato di “morte della mediazione” facendo passare il messaggio che l’intero procedimento fosse incostituzionale, confidando nel fatto che non tutti conoscessero la differenza tra illegittimità sostanziale e formale.
Adesso che, grazie al decreto-legge c.d.” del fare” (15 giugno 2013), il governo Letta ha resuscitato la defunta mediazione obbligatoria, ricominceranno a piangere gli avvocati? Ma quello che  mi chiedo io è: saranno contenti i mediatori?
Il governo ci ha provato ad accontentare entrambi, infatti si parla di “mediazione soft” che, da un lato, si impone come condizione di procedibilità e, dall’altro, rende maggiormente partecipe la classe forense che tanto l’ha combattuta.
Dice il comma 4bis del nuovo art. 16 del D.Lgs. n. 28: “Gli avvocati iscritti all’albo sono di diritto mediatori.”
Potrebbero mai essere contenti di ciò i mediatori? A prescindere dal titolo iniziale (laurea o iscrizione ad albi), sappiamo tutti il percorso che bisogna affrontare e le risorse finanziarie che bisogna investire per acquisire e mantenere il titolo di mediatore (corso base di 50 ore, aggiornamento biennale di 18 ore, 20 tirocini ogni 2 anni). Adesso basta essere iscritti all’Albo degli avvocati per essere mediatori “di diritto”. Vi sembra giusto? Vi sembra equo? Ma, soprattutto, vi sembra professionale?
Il Governo non ha capito che non ci si improvvisa mediatori, non basta essere un buon avvocato per essere un buon mediatore, non basta avere anni di esperienza in aule di Tribunali per essere buoni mediatori, non basta conoscere bene la legge per essere un buon mediatore. Il Governo e molti altri non hanno capito che avvocato e mediatore sono due professioni diverse e non possono e non devono confondersi. Se prima ci si lamentava della scarsa professionalità e della poca esperienza dei mediatori, dei bassi livelli di formazione, adesso non è tutto risolto con l’allargamento del titolo agli avvocati, anzi, così si peggioreranno le cose. Ogniqualvolta le parti si siederanno davanti al nuovo mediatore-avvocato nel “primo incontro di programmazione” state pur certi che 99 volte su 100 il procedimento di mediazione non inizierà nemmeno. Tutto questo, non per sminuire le capacità e le qualità dei miei colleghi avvocati, come tali, ma solo per sottolineare, ancora una volta, che essere mediatore è tutta un’altra cosa.
Ci può stare la loro presenza all’incontro e la loro firma nel verbale ai fini dell’omologazione, ma la loro automatica qualifica di mediatore, no. Avere una preparazione e una impostazione di difensore di parte non ti attribuisce automaticamente anche quella di terzo imparziale.
Spero solo che i fatti mi smentiscano presto, per il bene della mediazione e del nostro Paese.

Avv. Serena Belluardo

 

Comments

comments