Dopo aver terminato la scuola dell’obbligo con l’esame di maturità, spesso possono nascere dei dubbi sul proprio futuro. Un po’ a tutti i neodiplomati viene da domandarsi: cosa faccio adesso? Che cosa voglio fare? Spesso, cercando delle risposte, si individuano consigli nelle esperienze altrui.
Ci possono essere delle conoscenze, infatti, che hanno manifestato delle aspirazioni, rimaste non soddisfatte appieno dal mondo accademico. Senza dimenticare quegli altri che, notando una scarsa richiesta nell’attuale settore, preferirebbero passare ad un differente comparto.
Magari, alcuni ragazzi sentono di non avere le capacità o la disposizione per reggere il maggiore carico universitario, preferendo così un percorso di rapido inserimento nel mondo del lavoro.
Se c’è un vero interesse per il settore socio-sanitario, riguardante la cura e il benessere del soggetto assistito, la soluzione ai dubbi e agli interrogativi descritti può essere la frequenza di un corso OSS.
Nelle grandi città come Milano, è possibile trovare dei corsi specializzati nel settore, come il corso OSS Milano, che spesso apre a migliaia di proposte lavorative interessanti, al fianco di persone anziane, di ragazzi con gravi disabilità, di persone con dei problemi psichiatrici oppure degenti in ospedale.
Detto ciò, è tempo di guardare i requisiti che dovrebbe soddisfare un giovane operatore socio-sanitario, tracciandone una sorta di identikit professionale.
I doveri dell’operatore socio-sanitario
L’operatore socio-sanitario è visto dall’ordinamento giuridico come un professionista, in grado di operare sia nell’ambito dei servizi sociali (abitazioni, case famiglia, comunità alloggio) che nell’ambito dei servizi socio-sanitari (ospedali, cliniche, asl, ambulatori).
Si occupa del singolo oppure di un gruppo di persone nella loro globalità, cioè prevenendo e risolvendo degli stati di bisogno, sviluppando le capacità degli assistiti nei limiti del possibile e ponendo rimedio a eventuali situazioni di disagio.
La globalità richiesta all’operatore socio-sanitario implica il fornire assistenza diretta alla persona, nella cura e nell’igiene personale, il garantire un adeguata mobilità e l’assunzione dei pasti principali ma anche il programmare dei momenti di socializzazione e di animazione.
Inoltre, la stessa figura può essere chiamata alla supervisione di un programma specifico, messo a punto con l’aiuto di altri professionisti (psicologi, nutrizionisti, medici, fisioterapisti, ecc.).
L’etica dell’operatore socio-sanitario
Un OSS, che ci tenga alla perfetta esecuzione delle mansioni assegnate, è alquanto improbabile che venga meno al rispetto della persona umana – prescindendo dall’età, dalla religione, dall’etnia e dal sesso – e della sua personale dignità.
Come accennato sopra, l’operatore socio-sanitario sostiene le scelte del proprio assistito, favorendone l’autorealizzazione. Da questo punto di vista, l’OSS si rende portavoce degli importanti valori morali, contenuti negli articoli 2, 3 e 13 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Che sia una struttura pubblica o privata, l’operatore si impegna a conservare il segreto professionale, a garantire la continuità delle mansioni assegnate, a rispettare costantemente il modus operandi degli altri professionisti coinvolti e a mostrare piena consapevolezza dei propri limiti.
Infine, dal punto di vista etico e professionale, saprà occuparsi dell’instaurazione di una relazione di aiuto. A poco a poco, entrerà in sintonia con il futuro assistito, guidato dalla sensibilità, dall’onestà, dal rispetto, dall’empatia e da una comunicazione efficace.
In conclusione, giungerà una fase in cui l’operatore dovrà fare corretta applicazione di quei concetti appresi durante il corso di formazione.
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