Il politologo Piero Ostellino é intervenuto con la seguente frase dalle colonne del Corriere della Sera in data 10 agosto per spiegare il suo punto di vista sulla possibilità che il Parlamento Italiano approvi una legge anti-omofobia:
“L’«avversione per l’omosessualità» – dice Ostellino – ciò che chiamiamo omofobia è un’opinione eticamente sbagliata e moralmente censurabile, ma non è un reato. Giuridicizzarla significa confondere Etica e Diritto e creare le condizioni del reato d’opinione“.
Trovo le parole di Ostellino semplicemente aberranti. Proprio nella giornata di oggi (11 agosto), a Roma, un ragazzino di 14 anni si é tolto la vita perché non sopportava più le prese in giro da parte di coetanei sul suo essere omosessuale. Si tratta dell’ennesimo episodio. Ormai si é perso il conto.
Preciso, come giustamente fatto notare da più, che a scatenare la tragica decisione del ragazzino non sarebbe stato il fatto in sé di scoprirsi gay ma il peso divenuto insopportabile dell’aggressività di critiche, prese in giro, gesti di discriminazione (l’esclusione dalla comitiva) e il sentirsi indegno di ricevere affettività (l’amicizia negata dai compagni con cui si frequentava). Queste sarebbero opinioni?
La Procura indaga per “istigazione al suicidio”, uno dei reati che, per fortuna, nel nostro diritto che Ostellino vorrebbe tenere scisso dall’etica, consente ancora un minimo di tutela anche se non sembra sufficiente a prevenire l’insorgere di simili episodi.
Cosa contesto a Ostellino? L’errore, amio avviso grave, di credere che il diritto e l’etica siano due cose separate e non dialoganti.
Per Ostellino esprimere un’idea eticamente sbagliata non può essere anche un reato.
La tragica limitatezza di questo pensiero sta nel fatto che un’idea eticamente giusta o sbagliata che sia (“Chi sono io per giudicare un gay?” cit. Papa Francesco) diventa un problema giuridicamente rilevante nel momento in cui la sua esternazione viola il diritto al benessere della persona altrui, viola il rispetto della dignità umana che deve essere inviolabile con la conseguenza di recare all’altro un danno psicologico (non accettazione, istigazione al suicidio) e, nei casi più gravi un danno fisico (aggressioni, violenza).
L’omofobia é un fatto rilevante nella società italiana, non trascurabile e né derubricabile alle semplici opinioni personali. Come tale, nella sua gravità, in quanto portatrice di malessere e ingiustizia perpetrata nei confronti di persone innocenti, và vietata e punita.
Se io cittadino libero desidero per me giustizia e benessere sociale, non posso consentire che le mie parole possano limitare questa legittima aspettativa in un mio simile. La mia libertà di criticare deve avere un carattere dialogante e costruttivo ma non può denigrare e offendere. La presunta diversità di vedute che mi separa da un mio simile può divenire un’opportunità di dialogo, accettazione, confronto e rispetto. Non si tratta di punire le opinioni ma di rendere queste socialmente utili senza far sentire nessuno indegno di partecipare alla vita.
Mi rendo conto che la società italiana é in una situazione alquanto difficile nel capire questo. I nostri politici danno il cattivo esempio (basta vedere le continue e stupide critiche al ministro Kyenge) e gli organi di informazione amplificano e, a volte, alterano la percezione dei fatti nello spettatore comune. Tutto questo provoca una sorta di “permesso generale” a comportarci male. D’altronde se un parlamentare può paragonare una signora ad una scimmia per quale motivo io non posso insultare chi mi pare per strada? Manca la corretta comunicazione, il buon senso e la buona educazione. Manca il rispetto.
Ma visto che il rispetto rientra nell’etica, non facciamo nulla per migliorare questa società e accontentiamoci che il diritto punisca solo i delitti frutto della mancanza totale di etica sociale e politica di questo Paese, ovvero attendiamo che il diritto intervenga quando ci ritroveremo a scannarci gli uni contro gli altri solo perché ci sentiamo superiori. Insomma, la parola prevenzione per Ostellino non sembra interessare.
Non sono, tuttavia, tra quelli che credono che la legge contro l’omofobia sia sufficiente a risolvere questa tragica piaga sociale. L’accettazione e il rispetto per gli altri parte dall’educazione e dalla comunicazione.
E’ opportuno che la scuola faccia la sua parte insegnando ai ragazzi come il confronto con chi ci appare “diverso” sia occasione di arricchimento. Il rispetto parte dalla comprensione dell’altro. Una ricerca empatica che consenta la convivenza e allontani il rifiuto, l’ego, l’arroganza di sentirsi migliori di altri. E’ altrettanto importante che chi gioca un ruolo nell’informazione e nella comunicazione sappia gestire le informazioni utilizzando un linguaggio corretto e responsabile.
Nessun reato di opinione, quindi, caro Ostellino, andrà punito. Andrà invece punito un reato orribile frutto della trasformazione di una stupida opinione in un’azione giuridicamente grave e rilevante: l’omofobia.
Salvatore Primiceri
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