(di Giulio Perrotta) L’ombra dell’ISIS è arrivata di nuovo in Europa. E questa volta spaventa, terrorizza per davvero. Un altro attentato in terra occidentale scuote i cittadini di tutto il mondo: dopo Parigi, con i suoi dubbi e le sue perplessità in ordine al reale mandante, questa volta sembra tutto molto più chiaro. Un attentato di sicura matrice islamica nel sud-est della Francia spinge a riflettere sul reale concetto di sicurezza nei territori dell’Euro-Zona. Lo dicevano i terroristi, magari parafrasando: “Vi colpiremo al cuore, dentro casa vostra”. Il concetto è questo, probabilmente.
E oltre a minacciare i Balcani e il Medio-Oriente, con la loro avanzata, questa volta, decidono di lanciare un segnale forte.
Il protagonista “del terrore” sembra essere un uomo a bordo di un’auto (e da indiscrezioni un complice a piedi): il primo ha fatto irruzione in un impianto di gas industriale della società “Air Products”, a Saint-Quentin-Fallavier, a 30 km da Lione, e ha colpito bombole di gas provocando un’esplosione; il secondo pare abbia infilzato la testa decapitata di un altro uomo su una grata, accompagnandola ad alcune scritte in lingua araba, ancora da decifrare.
Diversi i feriti e la testa decapitata non appartiene a nessun dipendente della società.
L’azienda, di preciso, si trova in un posto isolato, dove c’è si la vigilanza, ma lontana dalla Polizia e dal controllo statalista. Le forze di sicurezza hanno fermato una persona di una trentina d’anni e lo stanno interrogando in queste ore, mentre i dipendenti dell’impianto, ancora turbati dall’evento drammatico, sono stati trasferiti in un luogo sicuro, accompagnati dalle unità operative dell’ospedale di Bourgoin-Jallieu, pronti a intervenire per curare le vittime dell’attentato.
Il presunto autore dell’attacco, il primo e unico fermato dalla polizia, avrebbe mostrato un drappo dello Stato Islamico, l’ISIS, il gruppo terroristico che ha trovato fortuna grazie alla morte di Saddam Hussein (Iraq) e del Colonnello Gheddafi (Libia): questi due dittatori, infatti, seppur barbaramente, riuscivano a tenere sotto scacco i terroristi del loro territorio. Decaduti i rispettivi Governi, la popolazione è entrata in panico e i terroristi hanno potuto organizzarsi, rifornendosi nel mercato nero di armi, forse anche grazie alle simpatie siriane, libanesi e delle cellule infiltrate negli altri territori islamici.
Il Primo ministro francese Manuel Valls ha ordinato una “vigilanza rinforzata” su tutti i siti sensibili del territorio “Rodano-Alpi” e, in particolare, Valencie, Romans-sur-Isere e Montelimar dans la Drome, mentre il Presidente Francois Hollande rientrerà nel primo pomeriggio a Parigi da Bruxelles, dove si era recato per il Consiglio Ue, per riunirsi al Consiglio di Difesa. Anche il ministro dell’Interno francese, Bernard Cazeneuve, e quello degli Esteri, Laurent Fabius, si stanno recando sul luogo dell’attentato, rilasciando dichiarazioni caute sulla matrice islamica e sull’implicazione dell’ISIS nell’attentato: <<nessun elemento corrobora per ora la teoria dell’implicazione dello Stato islamico>>, pare sia quanto dichiarato da fonti vicine ai governativi.
Più di tutto, comunque, quello che sciocca e rende inermi è la modalità di violenza perpetrata dagli uomini dello Stato Islamico auto-proclamato. E obiettivamente ci si dovrebbe chiedere:
a) se tra i clandestini che sbarcano ogni giorno ci sono nuovi terroristi;
b) se tra le file dei governativi, ci sono loro affiliati perché corrotti dal potere o dal denaro;
c) se, con il buonismo della burocrazia comunitaria, stiamo permettendo l’invasione che scatenerà la terza guerra mondiale;
d) se gli attentati si concentreranno anche su obiettivi sensibili e simbolici, come i luoghi di culto, le istituzioni politiche e governative e i simboli di un paese.
I rappresentanti dell’ISIS hanno sempre affermato che colpiranno i paesi amici degli Stati Uniti e l’occidente in generale; hanno affermato che colpiranno luoghi e città, senza mai citarle. Magari in Italia potrebbero distruggere i simboli romani, greci, giudaico-cristiani e cattolici; potrebbero pensare di colpire Roma, Milano, Napoli, Firenze, Torino o infiltrarsi in Sicilia, tramite i porti di Siracusa, Augusta e Catania, mischiandosi tra i clandestini.
A ben vedere, però, mi chiedo quale sia il vero obiettivo (il cuore del Cattolicesimo): <<qual è il simbolo più luminoso che rappresenta il nemico dell’islamismo?>>. Non è ancora chiaro? E se una delle prossime vittime illustri sia proprio il Papa?
E’ arrivato il momento, anche per il Vaticano, di rendersi conto che è cambiato il concetto di sicurezza?
Proviamo ora, per ipotesi, a riflettere per un attimo sulla possibilità che l’attentato non sia di matrice terroristica islamica. Alcuni elementi, in fondo, li possediamo per insinuare questo dubbio:
a) l’attacco è stato posto in essere da un commando non superiore a due/tre soggetti attivi;
b) l’attacco è avvenuto in un luogo assolutamente secondario rispetto ai territori sensibili e di clamore istituzionale;
c) la sola bandiera e l’efferatezza del gesto di infilzare una testa mozzata, tipico degli uomini dell’ISIS, non possono essere gli unici elementi che ci conducono all’ipotesi terroristica;
d) l’attacco è avvenuto contro un sito che conteneva materiale infiammabile ma che non avrebbe prodotto tanti morti da poter garantire un clamore sconvolgente in tutto il mondo (se l’intento era quello di intimorire la collettività, le modalità di esecuzione sono piuttosto modeste);
e) l’attacco è avvenuto con un uso modesto di armi;
f) mancano le rivendicazioni pubbliche (la bandiera e le scritte non possono essere indizi gravi, precisi e concordanti).
Le indagini porteranno alla luce la verità; intanto, auguriamoci che il livello di sicurezza si alzi anche nei siti secondari e periferici del territorio comunitario.
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