di Salvatore Primiceri – Il Fedone di Platone è uno dei dialoghi più suggestivi e profondi del pensiero occidentale, esplorando l’immortalità dell’anima attraverso il racconto delle ultime ore di Socrate. Questo testo, in forma di dialogo riportato da Fedone a Echecrate, membro della scuola pitagorica, ci trasporta nella scuola pitagorica di Fliunte, dove Fedone, testimone diretto della morte di Socrate, narra con rispetto e affetto la serenità con cui il filosofo si prepara a lasciare il mondo terreno. Questo dialogo non è solo un racconto storico, ma è anche un percorso di riflessione filosofica, che mette in luce i pilastri della morale platonica e del pensiero metafisico, spingendoci a interrogare la nostra natura e la nostra destinazione ultima.
La morte come liberazione e l’immortalità dell’anima
Per Socrate, la morte rappresenta la separazione dell’anima dal corpo, un momento di liberazione in cui l’anima, finalmente svincolata dai limiti corporei, può raggiungere la pura conoscenza. Il filosofo, durante la sua vita, ha imparato a non curarsi dei piaceri materiali, considerandoli distrazioni dalla ricerca della verità. Questa visione trova una sua pratica nel vivere del filosofo come un continuo esercizio di preparazione alla morte, poiché solo il distacco dalle passioni e dalle percezioni sensibili consente di avvicinarsi alla conoscenza delle cose in sé.
Il valore di questo percorso ascetico emerge nell’atteggiamento di Socrate di fronte alla morte. Egli accetta il suo destino con serenità e addirittura con gioia, rivelando la sua profonda convinzione che nulla di male possa accadere a chi ha vissuto in modo giusto e virtuoso. Per lui, l’anima immortale è destinata a un’esistenza superiore, oltre la vita terrena, sempre protetta da divinità benevole.
La teoria della reminiscenza e il valore della conoscenza
Uno dei punti centrali nel Fedone è la teoria della reminiscenza, che Socrate presenta come una prova dell’immortalità dell’anima. Questa dottrina suggerisce che tutto ciò che apprendiamo nella nostra vita non è altro che un ricordo di ciò che l’anima ha conosciuto in un’esistenza precedente, nel mondo delle Idee. Questo mondo è per Platone il regno della vera conoscenza, dove ogni anima, prima di incarnarsi, ha accesso alla verità delle cose.
Secondo Socrate, il concetto di “simile” o “uguale” che riscontriamo nelle cose sensibili non ha origine dalla nostra esperienza, ma piuttosto dal ricordo di una visione trascendente: la visione dell’“uguale in sé”, che abbiamo contemplato prima della nostra nascita. L’anima, pertanto, possiede una conoscenza innata delle idee, una conoscenza che riemerge attraverso il processo di apprendimento. Questa visione platonica della conoscenza come “ricordo” non solo afferma l’immortalità dell’anima, ma valorizza l’intelligenza e la riflessione come vie per avvicinarsi a verità eterne.
La seconda navigazione: dall’esperienza sensibile alla conoscenza intellettiva
La “seconda navigazione” è un altro concetto chiave del Fedone e un elemento centrale della filosofia platonica. Questa metafora, ispirata al linguaggio marinaro, simboleggia l’approccio filosofico che supera il livello della conoscenza sensibile per giungere a una comprensione intellettiva della realtà. Quando la conoscenza empirica si rivela insufficiente, proprio come una nave che si blocca in assenza di vento, è necessaria la seconda navigazione: un viaggio faticoso, che richiede l’uso dei remi, ovvero della ragione e della dialettica.
In termini filosofici, questa seconda navigazione rappresenta il passaggio dalla percezione sensoriale alla conoscenza attraverso il logos. L’anima, anziché limitarsi all’osservazione di immagini riflesse, cerca di conoscere la realtà per mezzo del ragionamento. Questo passaggio dalla percezione visiva alla conoscenza razionale permette al filosofo di superare le apparenze e accedere a una verità superiore, inaccessibile ai sensi. Tale percorso di ricerca diventa per Platone il fondamento della vita filosofica: una continua tensione verso la verità e l’essere, un esercizio volto a liberare l’anima dalle limitazioni terrene.
Le prove dell’immortalità dell’anima: contrari, reminiscenza e partecipazione
Socrate, nel dialogo, propone tre argomentazioni fondamentali a sostegno dell’immortalità dell’anima. La prima è la prova dei contrari, che si basa sull’osservazione che ogni cosa trae origine dal proprio contrario: così come la vita e la morte si alternano, anche l’anima, per sopravvivere alla morte, deve esistere in una condizione separata dal corpo. Senza questo ciclo, sarebbe impossibile giustificare la continua generazione di vita dalla morte.
La seconda prova è la teoria della reminiscenza, già discussa, che dimostra come l’anima possieda una conoscenza innata derivata da un’esistenza pre-corporea. Questa conoscenza si manifesta nelle intuizioni di concetti universali, come l’uguaglianza, che non hanno origine nel mondo sensibile, ma sono tracce di un’esistenza passata dell’anima nel mondo delle Idee.
Infine, Socrate introduce la prova della partecipazione, che distingue l’anima dalle cose composte e quindi soggette a deperimento. Secondo questa teoria, solo ciò che è composto si decompone, mentre l’anima, simile alle Idee eterne, è di natura semplice e incorruttibile, destinata quindi a rimanere invariabile e immortale. Questo concetto di partecipazione si fonda su una visione dualistica in cui l’anima, essendo immateriale, mantiene il controllo sul corpo, sottolineando la sua supremazia ontologica e la sua indipendenza dalla materia.
Il messaggio eterno del Fedone
Il Fedone, con la sua profondità morale e metafisica, rappresenta uno degli scritti più influenti e suggestivi della filosofia occidentale. Attraverso il racconto delle ultime ore di Socrate, Platone ci trasmette un messaggio di speranza e fiducia: l’anima è immortale, e la morte non è che un passaggio verso un’esistenza superiore. Per vivere in pace e prepararsi a questo passaggio, è necessario che l’uomo coltivi l’anima con virtù e conoscenza, navigando con intelligenza e ragione.
I principi che emergono dal Fedone offrono una guida spirituale: la vita è un viaggio dedicato alla ricerca della verità, la conoscenza richiede un abbandono delle apparenze sensibili, e la morte non è da temere, poiché rappresenta il ritorno dell’anima al mondo delle Idee. Così come i discepoli di Socrate sono stati sollevati dalla tristezza grazie alle parole del Maestro, anche il lettore del Fedone può trovare consolazione e ispirazione nel messaggio di Platone: navigare bene durante la vita, coltivando la propria anima, è la chiave per raggiungere l’immortalità e la vera felicità.
Salvatore Primiceri
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