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di Giovanni Reho – Nell’attuale fase di travolgente e, per alcuni versi, dispersiva informazione sull’intelligenza artificiale corriamo il rischio di smarrire il significato e il valore dell’intelligenza umana e di non essere in grado di stabilire ambiti e confini concettuali tra le due diverse forme di intelligenza nei rispettivi segmenti funzionali ed operativi.

Una chiara linea di demarcazione sul piano definitorio e descrittivo tra le due intelligenze è oggi fondamentale per scoprire la loro profonda diversità, individuare le possibili interazione e integrazione e comprendere i meccanismi di funzionamento, spesso misteriosi o oscuri.

Nell’esplosiva era dell’intelligenza artificiale, può essere utile riscoprire in termini semplici il concetto di intelligenza umana, considerando le sue aree fondamentali di funzionamento, modulazione ed espressione.

Nella persona umana l’intelligenza è un dono straordinario di insuperabile valore che si esprime con modalità sorprendenti ricche di immenso fascino.

Lo sviluppo delle neuroscienze e gli studi sul cervello umano hanno approfondito le infinite relazioni esistenti tra cervello, mente e pensiero giungendo alla conclusione che il cervello e il pensiero umano hanno una complessità che una macchina non potrà eguagliare. Il nostro cervello è composto da circa cento miliardi di neuroni connessi da un numero incalcolabile di sinapsi.

Il neurone è una cellula nervosa costituita da un grande corpo cellulare e da fibre nervose, tra cui un prolungamento allungato (assone) che ha la funzione di inviare e scambiare impulsi. I neuroni hanno diverse forme e dimensioni. I neuroni più piccoli sono grandi solo 4 µm, mentre quelli più grandi possono avere assoni di 1 o 2 metri. Si osservano sino a 10.000 differenti classi morfologiche diverse di neuroni nel cervello dei vertebrati.

Le sinapsi sono siti di contatto funzionale tra due neuroni, cioè tra due cellule nervose. Detti anche giunzioni sinaptiche, questi punti di raccordo permettono la trasmissione di informazioni sotto forma di segnali elettrici.  Il numero di sinapsi per neurone può variare tra 5000 e 100.000 e il numero totale di sinapsi presenti nel cervello umano si stima possa essere tra 100 trilioni e 1 quadrilione.

Questa straordinario “pianeta” è talmente complesso da rendere estremamente arduo definire e sintetizzare il concetto di intelligenza umana.

Secondo una definizione che valorizza il suo funzionamento operativo, la nostra intelligenza può essere immaginata come un articolato set di processi cognitivi, schemi logici e comportamentali finalizzati a cogliere gli aspetti più significati e rilevanti dell’esperienza umana allo scopo di elaborarli per il conseguimento di una specifica finalità, quale ad esempio l’adattamento all’ambiente o la soluzione creativa dei problemi. In tal ambito, l’intelligenza rappresenta un insieme di funzioni e di abilità necessarie a garantire la sopravvivenza della specie umana.

Alcuni modelli cognitivi di analisi dell’intelligenza hanno identificato l’esistenza di una “abilità generale” e di diverse “abilità mentali specifiche”, che tendono ad intersecarsi tra loro pur rimanendo autonome dall’abilità generale.  Dal punto di vista neuropsicologico, l’elaborazione della “capacità generale” appartiene a regioni corticali specifiche ed equipotenziali mentre ogni singola funzione intellettiva specifica corrisponde ed altrettante regioni cerebrali specifiche.

Sappiamo del lungo dibattito sulla determinante genetica o ambientale dell’intelligenza oramai superato dalla consapevolezza che entrambi i fattori sono unitamente concorrenti. La ricerca sperimentale è approdata a riconoscere che l’intelligenza non solo può variare da persona a persona secondo la propria caratterizzazione nativa ma anche nell’arco della vita di uno stesso individuo a conferma dell’influsso ambientale e dell’esperienza sensibile.

Secondo Daniel N. Stern, l’intelligenza umana consente alla persona di adattare il pensiero e la condotta agli stimoli provenienti da condizioni di cui egli non ha ancora esperienza dando vita ad una dinamica espressiva molto plastica di schemi logici e comportamentali.

A differenza di quanto avviene nel comportamento istintivo, abitudinario e ripetitivo, l’intelligenza è la capacità di adattamento all’ambiente che implica una trasformazione dell’organismo al variare degli stimoli che provengono dal mondo esterno. Questa capacità di adattamento è stata definita “accomodazione” che nella fase di incorporazione dello stimolo ambientale nelle strutture cognitive e fisiche che preesistevano alla nuova esperienza prende il nome di “assimilazione”. Da questo punto di vista, l’intelligenza è da un lato un fenomeno plastico nel quale si adottano continui processi di adattamento e di assimilazione e dall’altro e la capacità di regolare l’equilibrio tra la funzione adattiva e quella di interiorizzazione o di ‘mentalizzazione’. Questa funzione equilibratrice dell’intelligenza ha peraltro un ruolo fondamentale nella fase di equilibrio dinamico tra nuove condizioni ambientali e schemi di condotta già acquisiti.

I comportamenti che la persona ha interiorizzato sono per definizione reversibili e sono espressione di flessibilità cognitiva che è una proprietà fondamentale dell’intelligenza umana.

Uno degli elementi che concorrono nella definizione di intelligenza è quella di problem solving, ossia un insieme di processi cognitivi e di condotte che concorrono nella soluzione di un problema, la cui risoluzione richiede creatività, cioè la capacità di stabilire regole flessibili di osservazione del problema e adottare uno schema originale di soluzione.

La capacità del pensiero di proliferare dinamicamente e di produrre soluzioni determinando continue innovazioni comportamentali è il proprium dell’intelligenza umana in contrapposizione con la tendenza a riproporre in modo meccanico schemi già acquisiti (come si può osservare nel mondo animale e nel funzionamento della stessa intelligenza artificiale).

Come abbiamo accennato, i fattori ereditari e i fattori ambientali concorrono insieme nella formazione e nello sviluppo dell’intelligenza. Non è tuttavia noto in quale misura le indicate determinati possono avere una influenza minore o maggiore. L’ambiente è un insieme di fattori molto diversi tra loro non suscettibili di essere trasmessi per via genetica. L’eredità biologica consiste invece nella trasmissione di un patrimonio genetico da genitori a figli, attraverso il DNA presente nei cromosomi. La determinante dei fattori ereditari si esplica attraverso le strutture e gli apparati fisiologici che sono suscettibili di continuo modellano da parte dell’ambiente.

Nel tentativo di stabilire ‘indici di ereditarietà’, il metodo più rigoroso si è rivelato quello di paragonare una popolazione di gemelli monozigoti a una di gemelli dizigoti. Nei gemelli monozigoti e dizigoti cresciuti nello stesso ambiente familiare le differenze di intelligenza dovute a differenze ambientali sono tendenzialmente equivalenti. A tali differenze si aggiungono, nel caso dei gemelli dizigoti, quelle dovute all’eredità genetica. Sottraendo le differenze osservate nella popolazione dei monozigoti da quelle osservate nella popolazione dei dizigoti si ottiene un parametro che può essere utilizzato come indice di ereditabilità.

I risultati degli studi più recenti concordano tuttavia sul fatto che nella determinazione delle differenze intellettuali tra gli individui i fattori genetici sembrano pesare due o tre volte di più dei fattori ambientali. Queste conclusioni non sono pacifiche in quanto alcune variabili significative dipendono dall’ambiente di riferimento e dalla sua omogeneità. Si è visto infatti che la stime di varianza non solo non possono essere utilizzate per comprendere le differenze intellettive osservate, per esempio, tra due individui ma che non è possibile basarsi su tali stime di varianza per spiegare un’eventuale differenza tra due popolazioni. Si è appurato infatti che la risposta al quesito delle differenze tra individui all’interno di una stessa popolazione non si può utilizzare al quesito delle differenze tra popolazioni e, quindi, ad esempio tra classi sociali o gruppi etnici diversi.

Questo argomento è alla base del tentativo di mettere a punto un test per la valutazione dell’intelligenza che siano indipendenti dalle differenze culturali e sociali (culture free test) anche se, come è stato osservato, il fattore culturale non può essere considerato neutrale in quanto, come si appurato, le diverse forme di intelligenza dipendono pur sempre dalle condizioni ambientali.

Ad ogni modo, possiamo concludere che il tentativo di contrapporre rigidamente la determinate genetica da quella ambientale non può che condurre ad esiti generalmente non convincenti. Le interazioni tra le due componenti sono infatti molto articolate e complesse in quanto la persona umana impiega il proprio patrimonio ereditario nell’esame dell’ambiente mentre i fattori ambientali non agiscono allo stesso modo nelle diverse fasi della vita. Nel periodo di sviluppo rapido della persona (nella prima infanzia, verso il sesto anno di vita e nell’adolescenza) i fattori ambientali sono molto efficaci mentre nelle successive fasi essi tendono ad avere una efficacia minore.

Secondo la teoria delle intelligenze multiple elaborata dallo psicologo Howard Gardner, ogni individuo ha la capacità di esprimere ben nove forme di intelligenza. Per giungere a questa importante conclusione, Gardner ha condotto molti studi su soggetti dotati di diverse capacità neurologiche. Ha analizzato bambini prodigio ma anche giovani affetti da lesioni al cervello che compromissione ad esempio delle aree logico-linguistiche.

Ogni singola forma di intelligenza corrisponde ad una distinta area cerebrale. Ogni forma intelligenza, pur interagendo con tutte le altre, può avere una diversa qualità di presenza o sviluppo in ogni singolo individuo.

La teoria delle intelligenze multiple può avere interessanti evoluzioni sia con riferimento al singolo individuo che a, maggior ragione, nella esperienza di interazione tra più individui per l’elaborazione di visioni molto singolari e originali in funzione di possibili futuri inesplorati.

Intelligenza intrapersonale

Questa intelligenza è relativa alla capacità di riflettere sulla propria individualità e sulle potenzialità del suo inserimento nel contesto sociale circostante; questa forma di intelligenza consente di immedesimarsi in personalità diverse dalla propria, di identificare le proprie emozioni e saperle esprimere.
Questa capacità si riflette nella competenza dell’individuo di esame profondo ed introspettivi dei propri stati d’animo e del proprio comportamento sapendo riconoscere risorse e limiti. E’ uno dei fattori fondamentali per il consolidamento dell’autostima e per la regolazione delle proprie risposte agli stimoli esterni secondo modelli di equilibrio, responsabilità e maturità.

L’apprendimento nei soggetti dotati di intelligenza intrapersonale si nutre nella riflessione individuale oltre che in condizioni di solitudine attraverso la scrittura, il disegno e il flusso libero dei pensieri.

Questo tipo di intelligenza è strettamente legata al cd. quoziente di significato (MQ) che il soggetto attribuisce alle proprie azioni. Più il soggetto è in grado di attribuire un significato alla propria azione più aumenta la possibilità che l’azione possa essere svolta con efficacia e risolutezza.

Intelligenza interpersonale

Diffusa in tutto il cervello (con prevalenza nei lobi prefrontali), consiste nelle abilità di stabilire relazioni positive con gli altri e il mondo esterno, creando connessioni proattive e costruttive. L’individuo è incline a creare un ambiente favorevole all’azione di gruppo, stabilendo relazioni empatiche e produttive. Questa forma di intelligenza insieme a quella intrapersonale è definita “intelligenza emotiva” e si esprime con la capacità di interagire con gli altri con apertura e flessibilità, scoprendo nuovi punti di vista, stabilendo relazione amicali e abilità nei lavori di gruppo.

Intelligenza linguistico-verbale

Il linguaggio in questa forma di intelligenza si esprime con la capacità di espressione chiara ed efficace, variando modulazioni e registro secondo le necessità e gli stimoli esterni e con l’abilità di riflettere sulle forme e le strutture formali e creative del linguaggio. L’apprendimento segue la linea preferenziale della lettura, della discussione e della scrittura nei suoi vari registri espressivi.

Intelligenza logico-matematica

Identifica le capacità derivanti dal pensiero logico e deduttivo, quindi le abilità di trovare soluzioni logiche ai problemi o risolvere operazioni matematiche. Coinvolge sia l’emisfero cerebrale sinistro che quello destro: con il primo ricordiamo i simboli matematici e con il secondo elaboriamo i concetti. I soggetti interessati prediligono attività come quantificare i risultati derivanti dall’analisi dei problemi, individuare le relazioni di causa-effetto nei fenomeni, risolvere test di intelligenza, scoprire algoritmi e catene logiche.

Intelligenza musicale

Questa intelligenza è propria dell’emisfero destro con la peculiarità di contemporanea di abilitazione dell’emisfero sinistro che processa i suoni nelle persone che hanno studiato musica. L’intelligenza musicale identifica le abilità di riconoscere e comporre le melodie, suonare uno o più strumenti musicali e modulare la propria voce nel canto. L’intelligenza musicale è quella che consente all’individuo di riconoscere in generale le strutture, presenti non solo nelle canzoni (quindi non è limitata all’emisfero uditivo) ma può riguardare anche il dominio della matematica come forma paradigmatica di studio delle strutture formali.

Intelligenza naturalistica

Riguarda l’abilità di riconoscere e classificare gli elementi dell’ambiente circostante. I soggetti che hanno queste abilità amano studiare la botanica, la zoologia e le altre scienze anche e soprattutto per i processi di apprendimento che le caratterizzano, cioè classificazione e categorizzazione. Il processo di apprendimento è facilitato se le concettualizzazioni sono accompagnate da richiami ai fenomeni naturali o da loro riproduzioni, magari direttamente lavorando all’aperto. Gli individuo dotati dell’intelligenza naturalistica sono abili a classificare eventi e a gerarchizzarli, attraverso diagrammi e mappe concettuali.

Intelligenza visivo-spaziale

Chi la possiede ha un’elevata memoria per i dettagli dell’ambiente e delle figure che lo circondano; sa orientarsi negli spazi e riconoscere oggetti tridimensionali attraverso rappresentazioni schematiche complesse. Questa forma di intelligenza si manifesta principalmente nella creazione di arti figurative e quindi i soggetti apprenderanno meglio attraverso stimoli visivi come grafici, disegni, film, video e fotografie. Per incrementare questa intelligenza possono essere di grande aiuto la realizzazione di tabelle, diagrammi, presentazioni con l’uso di Power Point ma anche collage, sculture, mappe mentali.

Intelligenza corporeo-cinestetica

È localizzata principalmente nel cervelletto, nel talamo e nei gangli della base, e determina un’elevata capacità di coordinazione nei movimenti. Chi la possiede comunica con i movimenti e i gesti, e ama svolgere attività fisica relazionandosi con l’ambiente circostante. Questa forma di intelligenza è molto accentuata negli sportivi e negli atleti e consente di ottenere, con l’addestramento, risultati anche eccellenti. Il processo di assimilazione segue normalmente e si sviluppa con il movimento, le attività con le mani; è attraverso il “fare” che vengono in fatti concettualizzati i contenuti da assimilare.

Intelligenza filosofico-esistenziale

È relativa alla tendenza a riflettere su grandi temi come l’esistenza, la vita e la morte. La si ritrova nei filosofi ma anche nei fisici, perché permette di ricavare da complessi processi di astrazione delle categorie concettuali in grado di riunire e spiegare più eventi contingenti. Le capacità di speculazione concettuale, simbolica e filosofica è molto elevata e segue un percorso di notevole specializzazione attraverso il contemporaneo perfezionamento dell’abilità espressiva.

In conclusione, alcuni individui registrano livelli di notevole abilità in molte forse di intelligenza, altri in tutte o solo alcune. È risaputo tuttavia che attraverso adeguati processi di allenamento e stimolazione intellettiva è possibile raggiungere livelli soddisfacenti di intelligenza anche nelle categorie meno forti.

Oggi in Italia si adottano modelli educativi e di apprendimento che valorizzano quasi esclusivamente l’intelligenza logico-matematica e linguistica, mortificando la capacità innata dell’individuo di adottare con successo anche altre forme di intelligenza che rappresentano un notevole potenziale umano inespresso.

Nei modelli educativi prevalenti, se si considerano le proprietà dell’intelligenza artificiale e le forme di interazione con la persona umana che essa richiede, si annida il rischio di stabilire un “senso unico” di apprendimento con il rischio di materializzare non tanto il pericolo che l’intelligenza artificiale apprenda qualità umane che non gli sono proprie, quanto invece quello derivante da un continuo e ripetitivo processo inconsapevole di accomodamento della persona umana secondo le funzioni proprie dell’intelligenza artificiale, con il rischio di un progressivo oblio di ogni altra fondamentale qualità dell’intelligenza umana.

Giovanni Reho

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