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Snapshot(di Giulio Perrotta) Elohim. Questa parola è ripetuta molto spesso nel Vecchio Testamento e viene tradotta con Dio. Tuttavia, andando a rileggere i testi antichi in ebraico si scoprono verità completamente diverse. Di questo e molto altro si occupa Mauro Biglino, con cui andremo ad analizzare i fatti legati alla Bibbia e al culto delle origini, in un viaggio che tratterà delle mistificazioni religiose.

Per adesso accontentiamoci solo di affermare qualche punto essenziale.

Prima di tutto, nella Bibbia i termini con i quali ci si riferisce a “Dio” (in senso lato) sono sostanzialmente 3:

a) Elyon (quello che sta sopra);

b) Elohim (al singolare è El o Eloah);

c) Yahweh  YHW(H) (Signore).

Questo nome nella migliore delle ipotesi è stato trascritto 4 secoli dopo quando era stato prounciato, e altri 1.600 – 1.700 anni dopo sono state aggiunte le vocali. Quando è stato pronunciato per la prima voltà (a Mosè) sicuramente non è stato fatto in ebraico ma con tutta probabilità in egiziano.

Elohim, dunque, è un termine plurale.

Possibile che stiamo parlando di esseri che altre culture antiche conoscevano, come gli Anunnaki per i sumero-accadici, le divinità della mitologie norrene e il mito di Viracocha della civiltà sud-americana?

Nessuno ovviamente sa la risposta, però nella Bibbia ci sono dei passi in cui ne vengono elencati alcuni, come in GIUDICI 11: 24 dove, durante una guerra, il comandante in campo delle forze di Israele sta combattendo con gli Ammoniti e dice al loro Re: <<Non possiedi tu quello che Chemosh, tuo Elohim (Dio), ti ha fatto possedere? Così anche noi possederemo la terra di quelli che Yahweh, nostro Elohim (Dio), ha scacciato davanti a noi>>.

<<Quando Dio mi ha fatto andare errando lungi dalla casa di mio padre>> (GENESI 20: 13).

Qui è Abramo che parla, ma in realtà è tutto al plurale, ossia: “Quando gli Elohim mi hanno…”.

<<Qui egli costruì un altare e chiamò quel luogo El-Betel (casa di El), perché là Dio gli si era rivelato, quando fuggiva lontano da suo fratello>> (GENESI 35: 7).

Questi sono solo alcuni degli esempi che Biglino ha approfondito e studiato. Ancora di più: DEUTERONOMIO (32: 8-9):

<<Quando El-Elyon (l’altissimo) divideva le nazioni (eredità), quando separava i figli dell’uomo, Egli stabilì i confini dei popoli secondo il numero dei figli degli Elohim (figli di Israele ??) Perché porzione di Yahweh (Signore) è il suo popolo, Giacobbe sua parte di eredità>>.

Quindi El-Elyon (Dio) divide le nazioni secondo i figli degli Elohim e poi Yahweh (ancora Dio) se ne auto assegna uno.

La Bibbia, ricorda Biglino, è un libro di guerre e sappiamo che Dio con il suo popolo combatte e massacra altri popoli che lui stesso ha diviso, in quanto si legge chiaramente che Yahweh aveva solo una porzione di persone e nemmeno un intero popolo.

La prova incontrovertibile dell’esistenza di una pluralità di Elohim è offerta dal Salmo 82: << Dio presiede l’assemblea divina, giudica in mezzo agli dèi: Fino a quando emetterete sentenze ingiuste e sosterrete la parte dei malvagi? Difendete il debole e l’orfano, al povero e al misero fate giustizia! Salvate il debole e l’indigente, liberatelo dalla mano dei malvagi! Non capiscono, non vogliono intendere, camminano nelle tenebre; vacillano tutte le fondamenta della terra. Io ho detto: «Voi siete dèi, siete tutti figli dell’Altissimo, ma certo morirete come ogni uomo, cadrete come tutti i potenti». Àlzati, o Dio, a giudicare la terra, perché a te appartengono tutte le genti!>>

In questo Salmo si possono evincere chiaramente diversi elementi a favore della tesi iniziale:

a) “Elohim” viene tradotto a convenienza, prima Dio (singolare), poi “idoli di pietra pagani” (plurale) e poi “giudici” (plurale), quando invece dovrebbe essere sempre al plurale e comunque mai indicare Dio, perché non c’è certezza filologica;

b) il Salmo parla di un’Assemblea tra Elohim (dunque ritorna il concetto stesso di politeismo);

c) gli Elohim sono mortali;

d) non esiste un solo Dio (e comunque egli non è Yahweh);

e) gli Elohim sono diversi e hanno vizi umani.

Ma non è tutto.

Pare che Yahweh, ovvero quello che viene indicato come il nostro unico e solo Dio, fosse ghiotto di sostanze alcoliche, carne ben cotta e odore di carne bruciata! Difatti, nel libro “Il Dio Alieno della Bibbia”, Mauro Biglino, dedica circa una trentina di pagine a documentare questa particolarità, tipicamente umana, richiamando i capitoli 28 (versetti 2, 6, 8, 13 e 24) e 29 (versetti 6, 13 e 36) del libro dei Numeri, dove per otto volte è ripetuta l’affermazione sulla capacità che quel “fumo” aveva di “placare” gli Elohim, e Yahweh in particolare. E come se non bastasse, leggendo il capitolo 28, versetto 7, dei Numeri, si può apprendere come Yahweh fosse dedito all’uso di sostanze alcoliche, che davano una sensazione inebriante.

Infatti, i termini ebraici Shekar, Shakur, Shikaron e Shakar vengono tradotti tutti con: bevanda alcolica, bevanda intossicante, bevanda forte e intensa, ubriaco e ubriachezza. L’interpretazione rimane la stessa anche andando ad analizzare ulteriori passi dell’Antico Testamento, dove si ritrovano le medesime condizioni: Gen 9,21; Is 29,9; Is 5,11; Is 9,26; Is 63,6; 1Sam 1,14; 2Sam11,13; Ger 13,13; Ger 51,7; Ger 561,39; Ez 23,33; Ab 2,15; Dt 32,42; Lv 10,9; …

Anche presso gli Anunna (una civiltà sumera) era diffusa l’abitudine di assumere bevande alcoliche, dove Enki organizzava banchetti, mangiando virgulti di canna, pane, caprone e is beveva la sostanza alcolica.

Difficile insomma sconfessare la tesi che l’Antico Testamento sia un compendio di avvenimenti di molti altri culti precedenti.

Parola agli esperti.

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