(di Giulio Perrotta) Nelle mitologie di tutto il mondo compaiono esseri dall’aspetto gigantesco, molto spesso superiore ai 3 metri, che popolavano il pianeta molto prima dell’uomo conosciuto. Dello stesso periodo dei dinosauri, queste creature possedevano una statura e una forza sconvolgente; dal passato confuso, tutte le culture parlano di un’origine extraterrestre, come se fossero figli delle stelle. Gli stessi Nephilim, di cui parla indirettamente la Bibbia dell’Antico Testamento (sesto libro della Genesi), vuol dire (al plurale): “coloro che vengono dalla costellazione di Orione”.
Nel folclore popolare, queste creature sono spesso associati alle storie delle origini, frutto dell’incontro sessuale tra i figli degli Elohim uomini e i figli degli uomini (cioè il loro stesso prodotto d’ingegneria genetica).
In maniera arguta e senza troppo parafrasare il discorso, lo studioso italiano Mauro Biglino, ridisegna l’universo conosciuto della cultura delle origini, traducendo letteralmente la Bibbia alla ricerca della verità. Emergono, da qui, interessantissime novità, ponendo al centro del discorso il ruolo preminente degli Elohim (che tradotto non vuol dire Dio ma “quel gruppo”), quali autori della creazione umana. Sottolinea a gran voce che nessuno può affermare con certezza che quel termine abbia come significato il sostantivo “Dio”, già solo per il fatto che è declinato al plurale.
In fondo, i Giganti (Elohim o meno) rappresentano buona parte dei miti di tantissime culture, tra loro lontane nel tempo e nello spazio: pensiamo alla cultura norrena (con il Gigante Ymir), alla cultura giudaico-cristiana (con i Giganti Refei e Golia), alla cultura indiana, sri lankese, thailandese, anglosassaone e greca (con Urano e Gea, i Ciclopi e i Titani), tutte espressioni insomma di una realtà che oggi ci fa sorridere e sognare.
E se i Giganti sono veramente esistiti, dobbiamo allora prendere in considerazione tutta una serie di ipotesi, che trovano nei reperti archeologici la loro chiara e cristallina espressione: non è fantasia, perciò, l’ipotesi di un’esistenza precedente agli umani con fattezze “gigantesche”. Basti ricordare i ritrovamenti recenti di scheletri umani (confermati dagli studi scientifici con l’antracite), alti dai 2,30 metri fino ai 7 metri: prima nel 1936 nel Ciad, poi nel 1992 in Ecuador, per arrivare al 2009 in Botswana e agli scavi ufficializzati dal Pravda online nel 2011.
Una miniera di conoscenze nasconde il Sud-America e l’Africa, tra le sabbie del Deserto e le costruzioni megalitiche del Perù, della Bolivia e del Libano (nell’area mediorientale e mesopotamica, con il tempio di Baal). Anche l’Italia non è nuova a queste scoperte archeologiche, come i siti in Calabria e nel Lazio.
Le opere megalitiche presenti in tutto il pianeta, come le mura di cinta delle aree funerarie e le 300 piramidi, farebbero pensare ad una diffusa presenza di Giganti, spazzati via da un cataclisma, così come accadde con i Dinosauri. Tutte costruzioni tra loro simili: massi spaventosamente pesanti per essere spostati da essere umani con i mezzi dell’epoca e tecniche di costruzione senza l’uso di malta o strumenti tecnologicamente conosciuti.
E sempre di recente sono stati trovati 11mila pietre nel quale venivano raffigurati i dinosauri. Nulla di strano, se non fosse che l’arrivo dell’uomo è datato circa 61 milioni di anni dopo l’estinzione dei Dinosauri e che queste “pietre” sono datate non meno di 100 milioni di anni.
L’incongruenza temporale è chiara? Eppure sappiamo tutti che tra l’uomo che oggi conosciamo e il suo passato c’è un “buco” temporale ed evolutivo, che lo stesso Mauro Biglino esalta ricordando che non è logico pensare ad una inversione di tendenza tra l’uomo evolutivamente capace di costruire megaliti stupefacenti e l’uomo degli ultimi 2.000 anni.
Altri ritrovamenti fossili di scheletri umani con le fattezze da Giganti hanno confermato l’idea che prima dell’arrivo dell’uomo, la Terra fosse popolata da creature di cui adesso non conosciamo formalmente l’esistenza.
Serviranno altri studi approfonditi e nuove ricerche tecniche per portare alla luce l’unica verità assoluta: la nostra storia è tutta da ridisegnare.
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