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di Salvatore Primiceri – L’opera di John Stuart Mill Saggio sulla libertà, pubblicata nel 1859, rappresenta una delle riflessioni più profonde e pionieristiche sul concetto di libertà individuale. A quasi due secoli di distanza, il lavoro di Mill continua a sfidare e stimolare le idee contemporanee sui limiti del potere sociale e statale e sul valore intrinseco della libertà personale, rivelando quanto il percorso verso una reale autonomia individuale sia tutt’altro che compiuto.

Libertà e “catene” della società

Mill si pone in dialogo ideale con il pensiero di Jean-Jacques Rousseau e il suo celebre aforisma “L’uomo nasce libero ma è ovunque in catene”, che denuncia la contraddizione insita tra l’innata aspirazione alla libertà e le costrizioni della società civile. Mill osserva come l’esercizio della libertà non sia solo una questione teorica, ma un principio morale da difendere attivamente contro le pressioni della maggioranza e le strutture del potere. La sua è una posizione più complessa rispetto a Rousseau, in quanto riconosce che la società è inevitabilmente parte del tessuto della libertà: essa, infatti, contribuisce alla costruzione di un’identità collettiva. Tuttavia, i suoi rischi risiedono nella “tirannia della maggioranza”, capace di soffocare ogni espressione divergente e impedire il naturale sviluppo delle individualità.

Mill risponde a questa dinamica con una proposta che punta a bilanciare le esigenze della collettività e il rispetto della dignità individuale. In questo contesto, la libertà di opinione diventa centrale. Egli afferma infatti che un individuo deve sempre avere il diritto di dissentire dalla maggioranza senza temere di essere privato della propria voce. È solo attraverso il confronto aperto e rispettoso di tutte le opinioni che la verità può emergere e la società progredire.

Utilitarismo e felicità collettiva

Mill sviluppa queste argomentazioni sotto la lente dell’utilitarismo, ereditato dal suo mentore Jeremy Bentham, ma ampliato in una visione orientata al bene collettivo e alla felicità come traguardo sociale. La libertà, secondo Mill, è un mezzo imprescindibile per il raggiungimento della felicità individuale e collettiva, un elemento indispensabile del progresso umano. Tuttavia, è importante non fraintendere la nozione di utilità in Mill: l’azione non è “utile” in funzione del mero benessere individuale, ma in quanto favorisce la prosperità e la felicità della maggioranza, senza sacrificare i diritti dei singoli.

Per Mill, è necessario delineare i confini dell’azione collettiva per evitare che la società, in nome del benessere comune, privi l’individuo della sua autonomia e dignità. L’interferenza giustificabile, infatti, deve essere limitata a quei casi in cui l’azione individuale provoca danno ad altri. Quest’ultima è la cosiddetta “principio di non-nuocere”, ovvero la barriera oltre la quale il potere della società non dovrebbe estendersi.

Il ruolo del governo: l’autonomia dell’individuo e i rischi del potere eccessivo

Un aspetto cruciale del pensiero di John Stuart Mill riguarda il ruolo del governo e l’interferenza statale nella vita dei cittadini. Per Mill, l’intervento dello Stato dovrebbe essere ridotto al minimo indispensabile, rispettando l’autonomia e l’autodeterminazione dell’individuo. Egli identifica tre principi fondamentali che giustificano tale limitazione.

1. Capacità individuale superiore
Mill sostiene che, in molti casi, l’individuo sia più competente del governo per agire in modo adeguato nella propria vita. L’autodeterminazione personale consente alle persone di sviluppare esperienze dirette e competenze specifiche legate alle loro circostanze, alle aspirazioni e ai progetti personali, i quali non possono essere conosciuti e gestiti al meglio da un ente centralizzato. In tal modo, Mill valorizza l’autonomia individuale come componente essenziale del benessere e della felicità, ritenendo che essa debba essere preservata da ingerenze esterne.

2. La preferenza dell’azione autonoma rispetto a quella governativa
Anche quando il governo potrebbe sembrare più qualificato, Mill preferisce che certe azioni siano svolte dagli individui stessi. L’esperienza di agire in prima persona è fondamentale per il progresso personale e collettivo, poiché sviluppa una consapevolezza che arricchisce l’individuo e, di conseguenza, l’intera società. Affidare troppo potere allo Stato potrebbe portare a un “analfabetismo pratico” della cittadinanza, in cui le persone perdono la capacità e la fiducia di prendere decisioni, abituandosi a delegare e a dipendere da autorità esterne anche per le scelte che dovrebbero essere a loro carico.

3. Il pericolo di un’eccessiva espansione del potere governativo
La terza e forse più critica ragione contro l’intervento governativo è la possibilità che un’espansione incontrollata del potere statale produca dipendenza e condizionamenti profondi. Mill avverte che ogni ulteriore allargamento delle funzioni governative non solo rischia di far perdere autonomia ai cittadini, ma anche di alimentare un senso di timore e di sudditanza. Un governo onnipresente e troppo influente nelle speranze e nelle paure dei cittadini rischia di diventare una forza coercitiva che ostacola lo sviluppo dell’indipendenza e della critica individuale. Mill vede qui un pericolo insidioso: la popolazione attiva e ambiziosa potrebbe cadere nella trappola di fare affidamento sul governo per ottenere vantaggi, diritti o protezioni, fino a sacrificare, inconsapevolmente, la propria libertà.

Questa dipendenza, benché possa sembrare inizialmente vantaggiosa, rappresenta una perdita di libertà individuale. Per Mill, infatti, libertà non significa solo non essere costretti, ma essere capaci di riconoscere e liberarsi dai condizionamenti, anche quelli più sottili e persuasivi. Quando le persone non sono più consapevoli della loro dipendenza o del potenziale impatto delle loro scelte personali, finiscono per rinunciare alla propria capacità di giudizio autonomo e creativo, soffocando quella scintilla di individualità che Mill considera indispensabile per una società davvero libera.

La libertà di azione e di scelta

La libertà per Mill non si limita alla dimensione del pensiero: si estende anche alla possibilità di ogni persona di vivere secondo i propri desideri, gusti e inclinazioni, sempre entro i confini del rispetto degli altri. È un aspetto che Mill definisce come “libertà di gusto” e “individualità”. Egli valorizza l’importanza delle scelte personali anche quando queste siano in contrasto con la morale o i costumi prevalenti della società. Per Mill, ogni individuo ha il diritto di intraprendere il proprio percorso di vita, e questa autodeterminazione è parte integrante del suo concetto di libertà. Le restrizioni sociali o il giudizio morale che cercano di conformare gli individui a un unico modello rappresentano, per Mill, una forma di coercizione inaccettabile. Questa libertà di azione è condizione necessaria per realizzare il proprio potenziale e contribuire al benessere della comunità.

Un’eredità senza tempo: la libertà come percorso infinito

L’attualità del “Saggio sulla libertà” risiede nella sua visione di una libertà intesa non come un traguardo definitivo, ma come un cammino verso il quale tendere costantemente, sia a livello individuale che collettivo. Le idee di Mill pongono l’accento sulla necessità di vigilare costantemente affinché le “catene” della società non diventino prigioni invisibili per i suoi cittadini. La libertà è un diritto naturale, e il progresso umano richiede che ogni persona abbia la possibilità di esprimersi, agire e vivere senza timore di coercizioni indebite.

Oggi, in un’epoca di crescenti polarizzazioni e incertezze, il richiamo di Mill alla tolleranza, all’individualità e alla prudenza nell’uso del potere sociale e statale appare straordinariamente contemporaneo. L’opera di Mill è un invito a non arretrare nel lungo percorso verso una società veramente libera, dove la felicità è inseparabile dall’autodeterminazione e dalla capacità di rispettare le diversità come fonti preziose di crescita collettiva.

In un mondo ancora frammentato e talvolta schiacciato dal conformismo, il “Saggio sulla libertà” continua a essere una guida illuminante, invitandoci a fare tesoro delle parole di Mill e a riprendere il cammino verso una libertà che sia vera espressione dell’umanità di ciascuno di noi.

Salvatore Primiceri

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