Recentemente su SPL80 (http://www.spl80.com/magazine/?p=7894) ci siamo occupati del nuovo singolo di Massimo “Max Dedo” Dedomenico, cantautore polistrumentista siciliano autore di diversi progetti musicali e discografici a nome Bandamariù e Dedo&The Megaphones ma le cui collaborazioni spaziano dall’aver suonato come orchestrale con Riccardo Muti ad aver suonato in tour con Marina Rei, Mario Venuti, Max Gazzè, ai musical agli spot TV.
Nel nuovo brano Resta Sul Divano, Dedo si impegna in una narrazione sonora che s’interroga sui meccanismi subdoli di una certo modo di fare “tele-visione” ed noi de L’AltraPagina abbiamo approfittato dell’uscita del singolo per scambiare quattro chiacchiere con Dedo:
1. Allora Dedo iniziamo un po’ a parlare del tuo nuovo singolo Resta Sul Divano, di cosa parla il pezzo?
Resta sul divano è un tentativo di narrazione dedicata alla tv e quindi al potere che questa ha di alterare letteralmente la nostra coscienza e deprimere il pensiero critico. Siamo bombardati da distrazioni varie, sostanze e condizioni create per trasformare il modo in cui interpretiamo la nostra realtà. Praticamente, la televisione non vende spazi pubblicitari ma cervelli disponibili, cioè, cervelli umani condizionati da palinsesti pensati e sviluppati per rendere la mente umana indifesa davanti agli spot. La concorrenza tra le emittenti punta tutto su questo e la qualità della tv si abbassa progressivamente.
2. Per il nuovo singolo hai anche realizzato con l’aiuto del video-maker Andrea Phalbo un videoclip molto originale, credi che ben rappresenti il significato della canzone?
Da tempo volevo fare un video d’animazione e vedendo i lavori di Andrea Phalbo ho capito che per narrare la mia canzone avrei avuto bisogno proprio di lui. La realizzazione è stata curata nei minimi particolari perché ad ogni frase o parola corrispondesse un’azione ben precisa.
3. Anche l’art cover del singolo è molto particolare: ce la puoi descrivere e spiegarne il significato?
È difficile spiegare l’art cover poiché la concepisco come un dipinto che ognuno guarda, comprende e percepisce in maniera soggettiva. Per trovare una chiave di lettura forse bisogna concentrarsi sul vecchio tv e sulla clessidra…….
4. Questo è il tuo secondo singolo dopo Taggami Il Nervo Dell’Amore, dobbiamo aspettarci anche un album tra breve? Se sì puoi già anticiparci qualcosa?
A breve uscirà il mio quarto album, gli ospiti d’onore saranno Max Gazzé e Faso degli Elio e le storie tese.
5. Parlando di Taggami, ovviamente non si può non parlare di Max Gazzè, che ha collaborato al brano e al video, come è nata la collaborazione con Max che dura già da alcuni anni?
Nel 2013 feci alcuni arrangiamenti suonando nel fortunato album “Sotto casa” e subito dopo Gazzè partecipò al Festival di Sanremo dove io suonavo con l’orchestra della Rai. In primavera mi chiamò per il “Sotto casa tour” e da lì nacque una collaborazione.
6. In molti ti ricordano durante il tour di Sotto Casa di Max quando, tra l’altro, introducevi Max sul palco in modo bizzarro, come è nata l’idea di questa specie di predicatore sul palco prima di Sotto Casa?
L’idea traeva spunto dal video di Sotto casa, il brano stava riscuotendo un successo oltre misura e nel live abbiamo cercato di fare una cosa simpatica inventando un predicatore improbabile che presentava Max.
7. Sempre a proposito di tour, recentemente sei stato sul palco anche della tournée del fortunato progetto Fabi-Silvestri-Gazzè, come è stato esibirsi in palazzetti così gremiti fino all’evento del Rock In Roma Roma?
É stata un’esperienza incredibile, ricca di emozioni. Ho scoperto canzoni di Silvestri e Fabi che non conoscevo e suonandole mi rendevo conto della loro bellezza. Vedere e sentire urlare tutta quella gente sembrava quasi surreale. Un tour molto fortunato anche per l’affluenza di pubblico e sold out quasi sempre. Ciliegina sulla torta l’arena di Verona e l’ultimo concerto in luglio a Roma.
8. Hai suonato dalle piazze, ai piccoli club, passando per teatri e i palazzetti, qual è la “dimensione” live che preferisci?
Mi piacciono molto le piazze, la festa del patrono e la banda del paese mi ricordano l’infanzia e le mie prime note al trombone. I teatri sono quelli che mi provocano un certo impatto emotivo.
9. Tornando un po’ alle tue origini, quali sono gli artisti che ti hanno influenzato maggiormente come musicista?
Un’artista che ho seguito per tanti anni è Frank Zappa che sicuramente mi ha influenzato, ho anche dedicato moltissimo tempo alla musica classica e al jazz dove Tchaikovsky, Chopin, Ravel, John Coltane e MilesDavis mi hanno dato una forte carica emotiva. Negli ultimi 15 anni ho fatto indigestione di musica brasiliana, da Jobim a Veloso passando per Lenine.
10. Hai una lunghissima lista di collaborazioni nel tuo curriculum, spaziando da cantanti italiani mainstream, a progetti indie fino a star internazionali, qual è il progetto che a livello artistico ti ha dato di più?
Non ce n’è uno in particolare, sono tutti molto diversi e da ognuno ho imparato cose nuove. Ad esempio Mario Venuti è un artista molto vicino al mio mondo musicale.
11. La tua lunga esperienza con tanti artisti diversi ti ha dato modo di sperimentare moltissimo in ambito musicale, quale strada artistica ti piacerebbe percorrere in futuro? C’è un genere in particolare in cui vorresti cimentarti?
Mi piacerebbe registrare un disco di sole cover magari quelle che mi hanno più influenzato e magari registrare l’album in Brasile.
12. Per l’ultima domanda lascio spazio alla tua immaginazione: immaginiamo che, per il prossimo album, un produttore un giorno arrivi in studio e ti dicesse che puoi invitare chi vuoi a suonare nel tuo disco, chi sceglieresti?
Vado con l’elenco: Caetano Veloso, Djavan, Milton Nascimento, Maria Betania, James Taylor, Peter Gabriel e Sting. La lista sarebbe lunga ma mi accontento anche di questi pochi….
(Andrea Dasso)
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