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14619923_1785082121716703_1609469973_n(di Giulio Perrotta) Massimiliano Massa è il giovane autore della “Guerra degli Elohim”, un romanzo di fantasia davvero suggestivo, acquistabile qui: https://www.amazon.it/guerra-degli-elohim-Massimiliano-Massa-ebook/dp/B00P37L7V6. In questa intervista, l’autore ci introduce nel mondo fantastico degli Elohim.

 

Buonasera Max, parlaci un po’ di questa Guerra degli elohim. Da dove è nata l’idea per questo romanzo?

E’ nata in maniera piuttosto singolare, come del resto è stata l’intera stesura del romanzo: era la fine di Febbraio 2014 e mi trovavo in cantina a sistemare i cavi di un neon; senza un motivo, senza un perché, si materializza nella mente la mia attrice preferita in una scena chiave, quella a pagina 82. Tutto chiarissimo: espressioni, sfondo, movimenti; era come assistere alla scena di un film. Rimango ovviamente a fissare il vuoto come un idiota e con ancora il cacciavite in mano, poi dopo diversi secondi mi dico <Ma sì, perché no…> Alla sera inizio a scrivere e dopo circa due mesi il libro nei fatti era concluso. Non so dirti cosa sia successo. Sapevo di saper scrivere, ma mi vedevo orientato più verso opere di saggistica.

 

Due mesi è un tempo veramente breve per un romanzo di 400 pagine. Puoi dirci di più?

Ripeto, non so dirti. Era come se gli occhi di Syria, la protagonista, mi guidassero. Ho iniziato infatti a scrivere dal suo ingresso in scena e ho lasciato la parte iniziale per ultima. Ci si mettevano anche i sogni: mi ero piantato appena prima dell’arrivo dei nostri eroi a Giza; alla sera un sogno mi ha indicato letteralmente la strada da seguire.

 

Il sito archeologico che hai nominato riveste molta importanza nel tuo libro e tu formuli ipotesi decisamente coraggiose sulla sua costruzione. Se non sono stati gli Egizi a creare le piramidi chi può averlo fatto?

Sicuramente gente in grado di lavorare con precisione millimetrica il granito e altre rocce più o meno dure. Non so se chi ha visitato Giza ha fatto la prova del bancomat tra le pietre. Io l’ho fatta e ti posso garantire che non riesce a passare tra una pietra e l’altra. Una tecnica così raffinata non può essere appartenuta a gente che a malapena era arrivata alla tecnologia del rame, forse del bronzo. Poi ci sono i fattori tempo e distanza: per completare la piramide di Cheope, nell’ipotesi più comoda di 40 anni, si sarebbero dovuti posare 158 blocchi al giorno in maniera continuativa 7 giorni su 7; la cava di Assuan, riconosciuta come il luogo dalla quale provenivano, dista quasi 1000 km da Giza. Insomma, non è umanamente possibile far quadrare i conti. Mi permetto di aggiungere che Giza non è il solo sito megalitico che utilizza questa tecnica: sparse un po’ in tutto il mondo ci sono costruzioni decisamente bizzarre come Cuzco, Puma Punku, Yanaguni che presentano blocchi giganteschi perfettamente allineati e accostati gli uni agli altri. È davvero un po’ troppo pretenzioso ipotizzare che civiltà (alcune ignoravano addirittura la ruota) distanti migliaia di chilometri le une dalle altre, possano aver costruito allo stesso modo siti similari.

 

È chiaro il riferimento ad intelligenze evolute e non umane nel tuo libro, che hanno avuto un ruolo nel nostro passato. Puoi dirci secondo te cosa sia successo, visto che è palese che propendi per tesi decisamente diverse dal comune?

Presi singolarmente i diversi aspetti del mio romanzo sono facilmente smontabili, ma messi in relazione gli uni con gli altri secondo me acquistano robustezza. È chiaro che l’ipotesi extraterrestre per spiegare le piramidi è la più comoda, ma se alle singolari capacità costruttive appena analizzate abbiniamo anche i vari anelli mancanti nella nostra evoluzione il quadro diventa più solido e sconcertante: secondo Darwin una specie evolve gradualmente, quindi ti aspetteresti di trovare decine, centinaia di specie intermedie; questo non avviene, in particolare nella nostra linea evolutiva una specie smette di esistere in un tempo relativamente breve e viene sostituita da una più evoluta, quasi per magia; c’è da considerare inoltre che per natura il patrimonio genetico tende alla conservazione non alla modifica. Insomma lo zampino di qualcuno che abbia cambiato le carte in tavola, esattamente come stiamo diventando in grado di fare noi oggi, mi sembra più che plausibile.

 

Sì, questo ci collega ad un altro argomento. Tu ipotizzi che questi dei, che altro poi non sarebbero se non antichi visitatori, siano scesi sulla terra per rimediare ad un disastro causato da loro stessi su un pianeta andato distrutto nel nostro sistema solare?

Sì. A differenza di Sitchin, che ipotizza un pianeta extrasolare, io credo che in un lontanissimo passato sia esistito un pianeta in più nel nostro sistema e che la causa della sua distruzione sia riconducibile all’uso di armi terribili da parte di questi “dei”, che poi tanto divini non erano se hanno causato veramente un disastro simile. Comunque questa è stata la scintilla per motivare il presunto progetto genetico di questi visitatori, voluto per rimediare a miliardi di vite distrutte su un pianeta lontano.

 

Ad uno dei tuoi “dei” sta a cuore il destino dell’umanità, l’altro non sembra così ben disposto nei nostri confronti vero?

Sì, mi serviva qualcosa a cui aggrapparmi per spiegare tutti gli aspetti nella nostra società che ci affliggono e ho trovato interessante la contrapposizione di queste due divinità Sumere, da sempre in lotta l’una con l’altra. Mi sono agganciato a miti e leggende già esistenti ovviamente e poi ho rielaborato il tutto per dare una visione coerente alla storia. Uno sarebbe favorevole all’umanità, anche se si trova in “esilio” sottoterra, l’altro si diverte a torturarci in tutte le maniere possibili con il fine di preservare se stesso.

 

Il luogo dove è stato “esiliato” questo dio non è poi così male, non trovi?

Sì. Diciamo che l’elemento Action presente nel libro altro non serviva se non per veicolare messaggi un pochino più importanti e profondi, come la possibilità di una società migliore ed equilibrata. Io la devo confinare nel sottosuolo, lontana dagli occhi di tutti, tuttavia non sarebbe poi così difficile dare forma ad un contesto sociale più sano come quello che ho descritto, dove uomini e donne rivestono uguale importanza e vivono le loro vite in maniera decisamente più armoniosa rispetto alla nostra realtà attuale che, mi dispiace dirlo, sta andando letteralmente in pezzi. Forse è proprio questo ultimo aspetto che mi ha spinto a dare forma a questo romanzo: dare una prospettiva, un’idea per progettare il mondo del futuro perché, è sotto gli occhi di tutti del resto, così non sarà possibile continuare, non per molto ancora.

 

Grazie per averci accompagnato in questo viaggio.

Grazie a te e a tutta la redazione.

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