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Di: Lesath

Quando un film vince l’ambita statuetta degli Oscar per il miglior attore protagonista, tale Joaquin Phoenix, significa che può contare su un’interpretazione di altissima qualità, una di quelle che è capace di dare spessore e forza a un personaggio. Se poi la pellicola è di fatto incentrata su di lui, evidenziandone lo sviluppo e l’evoluzione, allora il lavoro dell’attore deve essere stato davvero strepitoso.

Joker racconta la pazzia di Arthur Fleck, uomo che arriva difficilmente a fine mese e che soffre di disturbi mentali. Uno come potrebbero essercene tanti, non fosse che è destinato a diventare Joker, uno dei più acerrimi nemici di Batman, uno dei più feroci criminali di Gotham City. Siamo immersi nell’universo narrativo della Dc Comics, in quel contesto super-eroistico che affianca all’uomo pipistrello difensori della giustizia come Superman, Lanterna Verde, Flash, Wonder Woman e un’altra mezza infinità di elementi; ma siamo in un’ambientazione che per quanto ne condivida il background storico sembra volersi fregiare del ruolo di tassello indipendente, vivere di vita propria staccandosi dalla cosiddetta continuity.

Al cuore di tutta la trama c’è lo sviluppo del protagonista, nonché futuro antagonista, che è sempre al centro dell’attenzione, che viene sviluppato ben oltre la tridimensionalità, dando modo di accompagnarlo dalla sua routine quotidiana, fatta di medicine e sedute psichiatriche, fino alla deriva criminale. Ma ogni gesto, ogni azione, è soggetto del rapporto causa-effetto, figlio di una logica che è dentro il cervello di Arthur. Lo spettatore lo accompagna in questo suo viaggio, in questa evoluzione che lo trasformerà completamente; una radicale mutazione che viaggia parallela con il decadentismo della metropoli di Gotham, che assurge al suo ruolo di città del crimine solo alla fine della pellicola, proprio come a fine pellicola nasce di fatto Joker, decretando un legame indissolubile che viaggia in parallelo.

La capacità di creare un forte legame tra il protagonista e lo spettatore è tale che per assurdo anche la figura della famiglia Wayne viene vista con occhio critico, quasi fosse di fatto uno degli “altri”. E questo è il potere della scritture, di una sceneggiatura forte e convincente che si unisce a un’interpretazione magistrale che rende Joker un capolavoro unico nel suo genere.

Vedendo dove il film va a parare viene facile pensare che si sia perfettamente rispettata l’idea originale, quell’insana ambientazione di una città più che decadente dove a governare sono i criminali e dove la polizia è uno sparuto gruppo di difesa che cerca di arginare la violenza fin quando vi riesce.

Joker è talmente bello che crea una speranza nello spettatore. Una speranza che però cela anche una paura. Da un lato il desiderio di vedere opere simili per gli altri antagonisti di Gotham: Duefacce, Pinguino, Freezer, Poison Ivy… tutti personaggi che meriterebbero un analogo approfondimento; dall’altra però c’è il timore che dopo aver visto un lavoro tanto curato e ben riuscito, fare qualcosa di altrettanto valido sia davvero difficile. Se non impossibile.

Titolo: Joker

Distributore: Warner Bros

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