Quello della legalizzazione della cannabis è un tema di forte attualità cui molti italiani stanno iniziando a guadare con grande interesse, andando in parte contro la tradizione nostrana, particolarmente restia ai cambiamenti drastici.
Si tratta di un argomento sul quale, in futuro, si continuerà a dibattere e si snoderà buona parte del dibattito politico.
Dato ormai per acquisito l’utilizzo terapeutico, le cui linee guida sono state di recente messe nero su bianco dal ministero della Salute, si torna ora a parlare di uso ricreativo e personale della sostanza. E lo si fa con cognizione di causa, partendo da numeri reali che riguardano altre realtà nel mondo.
In altri paesi l’utilizzo ricreativo della cannabis è stato regolamentato; con esiti positivi soprattutto in termini di entrate monetarie. Gli Stati Uniti guidano questa schiera di paesi che hanno tratto giovamento dalla liberalizzazione.
Colorado, Washington, Oregon, Alaska, Columbia: sono questi gli stati dove non solo è consentito l’uso personale, ma è anche concesso coltivare un numero minimo di piante nella propria abitazione, purchè vengano utilizzate sempre in prima persona.
In alcuni paesi del Sudamerica, come l’Uruguay, coltivazione e vendita per uso personale sono consentiti (spesso gestiti dallo stato); in Europa, per avvicinarci, sono note le realtà dell’Olanda (i famosi coffee shop di Amsterdam) e della Spagna. Soprattutto se si pensa a Barcellona, con riferimento ai cannabis social club nati 10 anni fa, e dentro ai quali è possibile usufruire di un quantitativo standard (80 grammi al mese e 5 piantine da coltivare) per i tesserati.
Tanti esempi sparsi per il mondo. Un meccanismo che ha dato il là, oltre ad entrate cospicue in termini di tassazione, anche ad un mercato fiorente per i soggetti implicati nel business; basti pensare ai venditori di semi online, diventati veri e propri colossi. Le più note banche di semi come Sensi Seeds, Royal Queen Seeds, Barney’s Farm, Dinafem e via via tutte le altre diventate ormai conosciute in questo mondo, fanno affari d’oro.
In Italia qualcosa si muove e se ne sta iniziando a parlare; per ora solo a livello di dibattito. L’unica conquista effettiva ottenuta è stata la cancellazione di una norma rigida contenuta nella legge Fini Giovanardi (legge che la Consulta ha giudicato incostituzionale), che inaspriva le pene per possesso anche di quantità minime di droghe leggere.
Provvedimento che aveva riempito le carceri di piccoli spacciatori, ma non ha risolto il problema dell’illegalità alla radice; risultato che invece da altre parti sono riusciti a conseguire con la liberalizzazione.
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