(di Giuseppe La Rosa) Secondo quanto emerso dall’ultimo rapporto Istat, la disoccupazione a luglio è scesa al 12%, rispetto al 12,5% del mese precedente, il livello più basso dal 2013. I dati segnalano miglioramenti anche riguardo ai giovani tra i 16 e i 24 anni: un 40,5% dei senza lavoro a fronte del 44,2% di giugno.
Nel comunicato dell’istituto si legge: “quest’anno l’occupazione cresce dell’1,1% (circa +235 mila persone occupate) e il tasso di occupazione di 0,7 punti. Rispetto ai tre mesi precedenti, nel periodo maggio-luglio 2015 il tasso di occupazione cresce (+0,2 punti percentuali), mentre calano il tasso di disoccupazione (-0,1 punti)”.
Risultati significativi che però non convincono pienamente il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: “sono dati positivi, speriamo però che vengano confermati anche nei prossimi mesi. Non credo ancora che sia la luce in fondo al tunnel della crisi“.
Tali dubbi sembrano essere comprovati proprio dall’Istat che, in merito agli inattivi (cioè i disoccupati che non cercano più lavoro) tra i 15 e i 64 anni, conferma un aumento dello 0,7% (+99 mila persone inattive, per la maggior parte donne) unito ad un tasso totale di inattività ancora molto alto, intorno al 35,9% (circa 14 milioni di italiani).
D’altra parte sono prudenti gli stessi specialisti dell’Istituto: “Non possiamo dire ancora se il miglioramento sul fronte dell’occupazione sia dovuto al miglioramento del ciclo economico o alle riforme introdotte sul fronte del mercato del lavoro. Ma è evidente che un segnale di ripresa c’è“.
Sul fronte politico invece, il Ministro del lavoro Poletti vede elementi positivi: “il dettaglio dell’indagine sulle forze di lavoro relativo al secondo trimestre conferma che è in atto un miglioramento non solo della quantità ma anche della qualità dell’occupazione”.
I dati ministeriali mostrano un mutamento di nuovi contratti verso il tempo indeterminato, agevolato dagli sgravi fiscali. Mentre nel 2014 tra gennaio e luglio si erano chiusi 137mila contratti indeterminati in più di quanti non se ne fossero aperti, nei primi sette mesi del 2015 è stato positivo per 117mila unità. A ciò si aggiunge il salto del 40% delle conversioni da tempo determinato a indeterminato.
Ma questi dati riguardano unicamente la registrazione dei contratti, cioè la loro apertura e chiusura: non è detto che si tratti di persone in più sul lavoro, dato che a una stessa persona possono far capo diversi contratti nel corso del periodo lavorativo.
In ogni caso i dati in questione sono sicuramente difficili da esaminare, poiché proprio nel periodo estivo si avviano i classici lavori stagionali e la crescita del turismo ha indotto indubbiamente ad un aumento considerevole degli occupati, ma tale aumento difficilmente potrà essere strutturale o permanente.
Vedremo nei mesi successivi se i dati consolideranno le previsioni.
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