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Azzollini: cominciata seduta al Senato(di Giulio Perrotta) Siamo abituati ad assistere ai suicidi politici e mediatici del Partito Democrativo; tuttavia, il teatrino che si è inscenato durante la conferenza stampa del Premier Matteo Renzi ha davvero i connotati di una storia dell’orrore.

Il Caso politico “Azzollini” rappresenta perfettamente il delitto imperfetto, quel fendente alla gola che trapassa la carotide e non ti lascia scampo. Rappresenta indiscutibilmente la fine della democrazia e il coma profondo del principio di certezza del diritto.

La Politica d’altronde non potrebbe fare diversamente se è la causa della corruzione e della distruzione della Repubblica.

Facciamo un attimo il punto sul Senatore Azzollini, punta di diamante del Nuovo Centro Destra (NCD) di Angelino Alfano, ex delfino di Silvio Berlusconi, ora alleato di Matteo Renzi, al Governo.

Dalla Relazione positiva all’arresto da parte della Giunta per le Immunità si legge chiaramente che il Senatore è accusato di associazione per delinquere, induzione indebita a dare o promettere utilità, concorso in bancarotta semplice e bancarotta fraudolenta e che l’Autorità Giudiziaria trovi nella figura del Senatore, il personaggio chiave di tutta la vicenda; difatti, nonostante l’ente (la casa “Divina Provvidenza”) si trovi in amministrazione straordinaria dal dicembre 2013, l’entourage di Azzollini continuerebbe ad operare all’interno della struttura e ad essere riconosciuto dai dipendenti della stessa quale espressione di un potere tutt’ora persistente; in sostanza, nonostante il Commissariamento, il potere del Senatore dentro l’ente sarebbe rimasto invariato. Su questa base, spiega il Presidente della Giunta Stefàno, che: <<L’Autorità Giudiziaria ritiene infatti che le misure cautelari di portata meno incisiva rispetto agli arresti domiciliari non potrebbero garantire la collettività dal pericolo di reiterazione criminosa e nel caso del Senatore resterebbe immutato il potere di controllo per la Regione che, essendo libero, potrebbe senza alcun freno portare avanti quella gestione occulta che ha contribuito a determinare l’irreversibile dissesto dell’ente>>. È su questa base che il voto positivo della Giunta doveva essere confermato anche al Senato.

Eppure qualcosa è andato storto. E’ morta per l’ennesima volta la Democrazia.

Si, è vero … il Senato ha il potere di decidere se ammettere o meno la richiesta dell’Autorità Giudiziaria e quindi, di fatto, annullare il potere d’indagine e di inquisizione della magistratura. Eppure, occorrerebbe chiedersi quale sia la paura dei senatori che hanno votato contro l’arresto, se (in fondo), le prove erano circostanziate e il decorso della giustizia era lineare e pronto a trovare il vero colpevole.

Insomma, appare assai fumantina l’ipotesi difensiva dei colleghi senatori che in Giunta approvano le posizioni della magistratura e poi, in Senato, graziano Azzollini dalle imputazioni pesantissime. Eppure l’impianto accusatorio era stato vagliato da 2 Pubblici Ministeri, 1 Giudice per le Indagini Preliminari e 3 Giudici del riesame, quindi 6 magistrati ordinari.

Già così la situazione risulta assai grave perché viene meno il principio di uguaglianza stabilito dalla Carta Costituzionale (in quanto le imputazioni non sono frutto di un capriccio ma di un’indagine coordinata dalla Procura di Trani) e il principio di certezza del diritto, garantendo l’impunità ad un soggetto che si trova in una discutibile posizione con la giustizia.

Ma non è tutto. In conferenza stampa, proprio sul caso Azzollini, il Premier Renzi ha fatto sentire la sua posizione dominante, “attaccando” aspramente la magistratura inquirente, dichiarando che il Senato non è il passacarte della Procura di Trani e che, se i senatori si sono sentiti così di votare, avranno i loro buoni motivi: <<Ho molta fiducia nei senatori. Non si sta parlando del bar dello sport. Qui si sta parlando della libertà o della privazione della libertà di una persona (…). Il Pd è quel partito che quando si è trattato di mandare in galera un proprio deputato ha fatto perché non riteneva ci fosse fumus persecutionis (…). Lo considero un segno di maturità; chi ha letto le carte ha ritenuto di votare in questo modo. Io credo alla buona fede dei senatori e deputati. (…) Avendo grande rispetto della Costituzione diciamo che rispettare la magistratura è rispettare le competenze dei giudici e anche degli altri>>.

Il diretto interessato Azzollini parla di  “una dichiarazione esemplare” (forse perché era in suo favore); nonostante tutto, però, si ergono forti le parole di Dario Stefano, Presidente di quella Giunta per le autorizzazione che, invece, aveva espresso parere favorevole all’arresto: <<Il Premier conservi equilibrio anche nei momenti di difficoltà e rispetti l’assoluta autonomia delle Camere in materia di immunità parlamentari (…); trovo particolarmente imbarazzante che il Presidente Renzi esprima un punto di vista così affrettato e superficiale sul lavoro svolto dalla Giunta del Senato e dagli stessi componenti della sua area politica che ne hanno votato compatti una indicazione dopo aver esaminato le carte in maniera scrupolosa e non come mero esercizio di stile>>. E rincara la dose, sottolineando come a far discutere sia anche il voto dei democratici (dem) a Palazzo Madama che hanno sconfessato i colleghi dello stesso partito che in Giunta per le Immunità si erano espressi positivamente per l’arresto: <<Le regole di correttezza istituzionale imporrebbero al Presidente del Consiglio di astenersi da qualsiasi commento in una materia di interna corporis (…)>>.

Democrazia. RIP

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