di Salvatore Primiceri – La recente ristampa nella collana “Gli Archetti” di Libri dell’Arco, del libro Il mondo è tuo. Come avere successo nella vita di Ellick Morn, pseudonimo dello scrittore torinese Giovanni Bertinetti, riporta in auge un’opera che, nonostante sia stata scritta nel 1908, risulta sorprendentemente attuale. Nelle sue pagine, tra i molteplici argomenti trattati, Morn riflette anche sull’attività dello scrittore con uno sguardo pragmatico e, a tratti, disincantato, ponendo al centro della sua riflessione un’idea chiave: la letteratura, per avere successo, deve rispondere ai gusti e alle esigenze del pubblico. Analizziamo insieme uno dei passaggi più incisivi del testo e vediamo in che modo le sue osservazioni risuonano anche oggi.
La letteratura come merce: un’idea controversa?
Morn sostiene che la letteratura, al pari di qualsiasi altra attività commerciale, debba rispettare le regole della domanda e dell’offerta. I libri, afferma, sono una merce, e come tale rischiano di restare invenduti e di ingombrare i magazzini dei librai, se non sono richiesti dal pubblico. L’idea di trattare la letteratura come un prodotto commerciale può sembrare provocatoria, soprattutto agli occhi di chi considera la scrittura un atto artistico o una manifestazione del proprio ingegno.
Eppure, la sua argomentazione non manca di logica. Secondo Morn, lo scrittore non può permettersi di restare chiuso nella “turris eburnea” della propria individualità, disconnesso dalle dinamiche del pubblico. Al contrario, per avere successo, egli deve essere consapevole dei gusti e dei bisogni della massa, assecondando il mercato per garantirsi lettori e, conseguentemente, una remunerazione. Non si tratta solo di una questione economica, bensì di una responsabilità morale: se lo scrittore crede davvero nelle proprie idee, è suo compito diffonderle il più ampiamente possibile.
La sfida tra arte e commercio
Uno dei punti più stimolanti che emerge dal passo è la dicotomia tra arte e commercio. Morn critica aspramente quegli autori che, per snobismo o per mancanza di talento, affermano di voler scrivere solo per una ristretta cerchia di lettori, relegandosi in una condizione di isolamento intellettuale. Per lui, questo atteggiamento è sintomo di “impotenza” o addirittura di “follia egocentrica”. Il vero scrittore, afferma, non solo deve ambire a essere letto dal maggior numero di persone possibile, ma deve farlo senza per questo svilire la propria arte.
Qui emerge un tema che continua a suscitare dibattiti: può la letteratura conciliare il nobile scopo artistico con il successo commerciale? La visione di Morn è chiara: la risposta è sì. Egli vede la capacità di suscitare emozioni nel pubblico come un valore estetico. Non c’è contraddizione tra la volontà di vendere libri e quella di creare qualcosa di artisticamente valido. Anzi, riuscire a toccare le corde emotive e intellettuali di migliaia di persone è una delle maggiori conquiste dello scrittore.
L’influenza della letteratura sulla società
Morn rafforza la sua tesi citando esempi concreti: Harriet Beecher Stowe e Upton Sinclair, due autori che, con i loro romanzi, hanno influito direttamente sulla società. Il La capanna dello zio Tom di Stowe contribuì alla lotta contro la schiavitù negli Stati Uniti, mentre The Jungle di Sinclair portò alla regolamentazione dell’industria alimentare. Entrambi questi autori non si sono chiusi in un elitario egotismo, ma hanno scelto di confrontarsi con le masse, scrivendo libri capaci di rispondere ai problemi del loro tempo.
Secondo Morn, dunque, la vera missione dello scrittore non è quella di compiacere una ristretta élite intellettuale, ma di creare opere che possano avere un impatto reale e concreto sulla società. È questo che rende la letteratura non solo uno strumento di intrattenimento, ma una forza capace di influenzare il cambiamento sociale.
Un messaggio per gli scrittori di oggi
Le parole di Morn, lette oggi, risuonano come un avvertimento per gli scrittori contemporanei. In un’epoca in cui la pubblicazione è divenuta sempre più accessibile grazie al self-publishing e alla diffusione delle piattaforme digitali, molti autori potrebbero cadere nell’illusione di poter scrivere solo per pochi eletti o per soddisfare il proprio narcisismo, ignorando le dinamiche di mercato. Tuttavia, l’insegnamento che ci arriva da Morn è che la vera sfida per uno scrittore non è solo quella di scrivere, ma di essere capace di creare un dialogo con il pubblico, di suscitare interesse e di contribuire in modo significativo al dibattito culturale e sociale.
In conclusione, la riflessione di Giovanni Bertinetti, nascosto sotto il nome di Ellick Morn, ci invita a guardare alla letteratura con un occhio più pratico e realistico, senza però perdere di vista il suo potenziale artistico e sociale. L’opera di uno scrittore, per essere davvero completa, deve saper unire questi due aspetti, cercando il successo non per mero guadagno, ma per raggiungere il cuore e la mente di un vasto pubblico.
Salvatore Primiceri
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