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13835730_10208718389709828_983712711_o(di Giulio Perrotta) <<I social media come Facebook e Twitter sono riusciti a cambiare anche la comunicazione nelle emergenze: che si tratti di un terremoto, un uragano o un attacco terroristico, come quelli accaduti in questi ultimi mesi, spessissimo sono l’unico canale di comunicazione che sopravvive, e il primo a ripartire>>.

Negli ultimi anni – spiega Vincenzo Priolo – specializzato presso il Centro Militare Studi Strategici/ Osservatorio Sicurezza Nazionale – i social media hanno acquisito un ruolo crescente come principale canale di comunicazione nelle situazioni di emergenza.

I fattori positivi legati a Facebook sono, la larga diffusione e la facile condivisione di contenuti come immagini video; una piccola nota negativa è la condivisione solo fra cerchie di «amici», poco utile per prevenzione e diffusione buone pratiche e per creare un rapporto costante con i cittadini.

Twitter riesce a condividere informazioni globali e non legata a cerchie di «amici», quindi molto veloce; di contro,veicola troppe informazioni, utile per l’informazione in tempo reale ma ancora non sfruttato pienamente per la comunicazione istituzionale.

Vincenzo, secondo te, possono salvare la vita?

Si certamente, danno subito una situazione più o meno chiara della ai fruitori, offrono la possibilità di interagire e coinvolgere le persone nei casi di emergenza dando le informazioni rilevanti e radunando quelle pubblicate. Indipendentemente dal tipo di emergenza – continua – le infrastrutture di comunicazione possono essere sovraccaricate e collassare per via delle tante persone che cercano di avere accesso alle informazioni. In un’emergenza il pubblico è esposto ad una grande quantità di dati, con il rischio di disinformazione. Gli utenti però sono abbastanza veloci a correggere quelle errate, il che rende i social media ‘auto-regolanti’ e sempre più utili. Le istituzioni pubbliche hanno il dovere di comunicare con i cittadini, devono necessariamente comunicare attraverso i due approcci basilari: a) diffondere informazioni ai cittadini (comunicazione unidirezionale); b) ricevere informazioni dai cittadini (comunicazione bidirezionale).

Quali problematiche allora sono collegate?

I problemi da risolvere ancora oggi sono ad esempio le informazioni false o non attendibili, la privacy e la difficoltà di analizzare e valutare un numero alto di informazioni.

E in prospettiva futura?

Sicuramente è importante la ricerca nel campo di software aggregatori per la realizzazioni di filtri molto più efficaci e gestibili. Non meno importante è la diffusione di protocolli di comportamento in caso di emergenze – con spunti tratti anche dalle iniziative spontanee registrate nelle recenti esperienze (hastag comuni, ecc) che favoriscano l’indirizzamento e il coordinamento degli apporti volontari individuali.

Rispetto agli enti locali, secondo te, questi ultimi comunicano in modo efficace?

Oggi l’informazione e la comunicazione sono uno strumento ormai indispensabile in una società multitasking qual è la nostra. Per questo motivo sarebbe opportuno allargare la discussione ai sindaci per poter iniziare a parlare della diffusione on line e dei Piani comunali di emergenza, che per molti cittadini sono ancora temi sconosciuti. E’ auspicabile che le amministrazioni locali sviluppino adeguati piani di comunicazione in emergenza considerando la modalità condivisa (2.0) dei social media, creando account ufficiali ed istituzionali gestiti da personale della protezione civile e della polizia locale specificatamente formati.

 

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